Nasce l’Archivio storico digitale del Piccolo: così la vita triestina scorre in 550 mila pagine
TRIESTE Prima o poi capita a tutti di dover ripescare dalla memoria un nome, una storia, un fatto di cronaca. O di volersi rivedere con i tacchetti sotto i piedi in un campo di calcio triestino degli anni Settanta, a una manifestazione di piazza o tra i promossi a scuola. Oppure di dover ricostruire degli avvenimenti storici per una ricerca scolastica o una tesi. Il primo istinto si chiama Google, facile e a portata di mano, ma quasi sempre non basta. La seconda strada è spulciare in un archivio cartaceo, ma ci vuole tempo e fortuna. D’ora in poi, però, le cose sono destinate a cambiare.
Dopo anni di lavoro nasce infatti l’Archivio storico digitale del Piccolo: più di 56 mila edizioni e 550 mila pagine consultabili gratuitamente da tutti da pc, tablet, smartphone. La storia di Trieste e della Venezia Giulia, raccontata dal suo quotidiano ogni giorno, sin dal 1881, diventa quindi accessibile comodamente a tutti, grazie a un progetto lanciato nel 2016 e giunto ora al termine. Una complessa operazione di raccolta e digitalizzazione di tutte le copie cartacee del giornale che ha visto coinvolti, oltre al quotidiano e al suo editore, il gruppo Gedi, la Regione Friuli Venezia Giulia attraverso Erpac, e il Comune di Trieste con la Biblioteca civica Hortis, che custodisce le copie cartacee del Piccolo, sempre molto richieste da studenti, studiosi, lettori, curiosi.
L’obiettivo di questa iniziativa, che consente la consultazione online dell’intero patrimonio culturale de Il Piccolo dal 1881 al 2010, è duplice. Rendere fruibile l’enorme e dettagliata memoria storica del territorio, ma anche preservare le edizioni cartacee conservate in biblioteche e archivi dalla dispersione e dall’usura, quest’ultima inevitabile quando, giorno dopo giorno, migliaia di mani toccano e sfogliano quelle pagine.
Ripercorrere le vecchie edizioni del giornale è interessante, oltre che divertente. Come resistere, d’altronde, alla saga del celebre e inafferrabile “uomo vespa”, che dal 1932 iniziò a comparire sulle cronache triestine? Tra le chicche che si possono trovare nell’Archivio digitale, ad esempio, un’irresistibile intervista del 26 marzo del ’32 a uno stagnino che aveva inventato un sistema di protezione consistente in una lamiera in grado di proteggere il fondoschiena dalle famigerate punture del malfattore: “Fazo sentar nel gesso la cliente e co go el controstampo fazo el salvacorpo”, raccontava l’autore della geniale trovata, rispondendo alle domande, serissime, del cronista. Giornalista che gli chiedeva anche da dove gli fosse venuta quell’idea, sentendosi dare la seguente risposta: “Da mia moglie, che la ga un par de fianchi che fa voia de pizigarli e de sponzerli, e la se gave ligado drio de la schiena, el semicupo”.
Sempre nello stesso anno, ma il 16 gennaio, nella sezione “Ultimissime” del Piccolo delle ore diciotto, compare l’articoletto con il titolo “Lubiana- Bigamo condannato a soli 14 giorni”, in cui si racconta la tragicomica vicenda processuale di un signore e delle sue donne. Spassoso anche il titolo della rubrica “Ogni giorno una”, come si legge sull’edizione di domenica 14 dicembre 1890, che riporta il seguente fatto: “L’allievo d’un dentista, volendo cavare un dente guasto a un contadino, ne afferrò invece due e li estrasse entrambi. Il povero villano ebbe a svenire per dolore, e voleva dire e fare: ma l’inesperto giovine dentista, temendo una tempesta da parte del suo maestro, gli disse: «Datevi pace, amico mio, altrimenti se il professore viene a sapere che io vi ho levato due denti, vi farà pagare naturalmente per due». Il villano se ne andò più che persuaso”. Interessante scoprire poi, ad esempio, che la parola “pallacanestro” comparve per la prima volta sul giornale il 17 marzo 1923.
L’intervento di digitalizzazione, metadatazione e indicizzazione dell’archivio storico del Piccolo prende il via nel 2016, con la presentazione, nell’aprile dello stesso anno, da parte dell’allora direttore del quotidiano Paolo Possamai, dell’amministratore delegato Fabiano Begal, dell’ex sindaco di Trieste Roberto Cosolini, dell’ex assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti, e dell’allora presidente della Regione Debora Serracchiani che, a distanza di sei anni, ne racconta la bontà: «Ha un valore culturale altissimo - commenta Serracchiani, oggi deputata del Pd - perché è un patrimonio di storie, fatti, notizie, racconti di diverse generazioni che, attraverso il giornale, sono cresciute e cambiate. Così si conserva, grazie alle tecnologie, un tesoro importante, che rischierebbe altrimenti di andare disperso se rimanesse solo su carta. Un patrimonio che racconta una storia unica, di un territorio particolare, di frontiera, molto utile anche per capire quanto sta succedendo oggi in Europa».
Oltre a Il Piccolo e il suo editore Gedi, che hanno messo a disposizione la documentazione in loro possesso, forniscono il servizio di hosting del sito web e la relativa manutenzione, in prima linea ci sono la Regione con Erpac (Ente regionale per il patrimonio culturale) e il Comune di Trieste con la Biblioteca civica Hortis. Erpac è il soggetto responsabile del processo di scansione digitale delle copie storiche del quotidiano e del relativo intervento di metadatazione documentale (la digitalizzazione è stata eseguita con la ditta Memores). La Hortis, in qualità di depositaria della collezione storica del quotidiano, ha organizzato la ricerca e la fornitura del materiale bibliotecario da sottoporre a digitalizzazione. Le copie non in possesso della Hortis sono state fornite dalla Biblioteca Stelio Crise di Trieste e dalla Biblioteca nazionale di Firenze.