Ruba una borsetta da 40 euro nascondendola nel passeggino, poi la lite del compagno con i titolari del negozio: coppia condannata a 6 anni
CASSACCO. L’ha vista, le è piaciuta e se l’è presa, nascondendola nel passeggino con il quale stava portando a spasso il figlio. È cominciato così, con il furto di una borsetta del valore di 39,90 euro da un negozio gestito da un commerciante di nazionalità cinese, l’iter giudiziario che ha portato alla condanna di due giovani friulani, compagni nella vita, a 3 anni di reclusione l’uno, per concorso in rapina impropria aggravata e in lesioni personali aggravate.
La sentenza nei confronti di Laila Hudorovich, 22 anni, residente a Majano, e Thomas Mayer, 21, residente a Bertiolo, è stata emessa martedì 26 aprile, al termine del processo celebrato davanti al tribunale collegiale di Udine, presieduto dal giudice Paolo Milocco.
La Procura aveva concluso con la richiesta di una condanna a 5 anni e 2 mesi di reclusione a testa. La difesa, rappresentata dagli avvocati Lucia Englaro, d’ufficio per la donna, e Paolo Pastre, di fiducia per l’uomo, ritenendo di proporre una diversa interpretazione dei fatti, aveva concluso invece per l’assoluzione. Entrambi gli imputati avevano un precedente per furto.
L’episodio risale 20 settembre 2018, quando la coppia si era recata al centro commerciale “Alpe Adria” di Cassacco con alcuni amici e i loro bambini. Era stata Hudorovich, mentre procedeva lungo uno dei corridoi del negozio “Girasole”, ad appropriarsi della borsa, e poi Mayer a colpire al volto il figlio del titolare, commesso dello stesso punto vendita. Sulla dinamica, tuttavia, le versioni divergono. Secondo la ricostruzione proposta dal pm Claudia Finocchiaro, sulla scorta delle indagini dei carabinieri di Udine, la violenza era scattata appunto per assicurarsi possesso della merce e impunità. Per la difesa, invece, si trattò di legittima difesa.
Di certo c’è che la moglie del titolare, accortasi del colpo dal bar che gestiva poco lontano, aveva reagito urlando, bloccando Hudorovich e recuperando il maltolto. Era stato a quel punto che il figlio e Mayer erano intervenuti. Filmati delle telecamere alla mano, l’avvocato Pastre ha sostenuto come, vedendo la cinese aggrappata al passeggino, il proprio assistito fosse tornato indietro senza neppure sapere cosa stesse succedendo e finendo per ritrovarsi addosso le mani del commesso. Caduto, avrebbe tentato allora di allontanarsi, salvo poi vedersi costretto a sferrare un pugno per difendersi dall’ulteriore avanzata dell’altro. Letta la motivazione, la difesa valuterà l’appello.