Rimossi chioschi e attrezzature turistiche sul lago del Predil, l’allarme dei centri nautici: «Così chiudiamo»
TARVISIO. È costellato di incognite l’avvio delle attività turistiche sulle spiaggette del lago di Cave del Predil che da un ventennio, a ogni estate, richiamano migliaia di visitatori fra bagni di sole, attività sportive e sano divertimento.
Solitamente i gestori delle due strutture – il Nauti Cave e il Pit stop windsurf beach – a metà maggio iniziano a sistemare le attrezzature e i chioschi per prepararsi all’apertura al pubblico: quest’anno, però, non solo non è possibile farlo perché tutte le strutture sono state rimosse, ma non si sa nemmeno se sarà possibile ripartire.
Non al Pit stop windsurf beach, dove il gestore ha deciso di non riaprire. E forse nemmeno al Nauti Cave, dove la ripresa dell’attività è tutt’altro che scontata. «A ottobre dello scorso anno, quando è finita la stagione, abbiamo dovuto smontare tutto», conferma il titolare Ivano Sabidussi, che con i suoi due figli garantisce la gestione del Nauti Cave. «Da un ventennio gestisco questa attività sulla base di una convenzione firmata con il Reparto biodiversità dei Carabinieri forestali di Tarvisio che hanno la gestione dell’area, ricadente nella proprietà del Fondo edifici di culto», spiega Sabidussi.
La convenzione, di durata novennale, è scaduta nel 2020, si trattava dunque di rinnovarla, per questo è stato emesso un bando. «Abbiamo proposto una manifestazione di interesse per ottenere la gestione dell’area, quindi sono state avviate le pratiche per il rinnovo della concessione, abbiamo anche anticipato le spese contrattuali, poi, improvvisamente quell’iter si è arenato», fa il punto.
L’estate scorsa il Nauti Cave, come pure il Pit stop hanno lavorato, ma a fine stagione a entrambe i gestori è stato intimato di smontare le strutture, che di norma venivano lasciate sul posto anche durante l’inverno. Non potrà più essere così, dovranno essere rimosse fuori stagione, salvo nuove edificazioni autorizzate da opportune varianti urbanistiche. «Su quel centro, nel tempo, ho investito 150 mila euro. Smontare e rimontare tutto comporta un aggravio di spese – osserva Sabidussi – e a oggi non ho ancora alcuna certezza. Ho presentato una richiesta di apertura temporanea nella speranza di poter partire a maggio, ma non ho ricevuto risposte e se stavolta non riapriamo penso che non lo faremo più. Finirà come per il Pit stop windsurf beach che ha dovuto rinunciare per sempre al suo progetto. Mi auguro che si possa trovare una soluzione, che il Comune adotti le misure urbanistiche per permetterci di continuare a lavorare, si parla tanto di far restare i giovani in montagna: i miei due figli sono impegnati in questa attività, non vorrei che dovessero andare altrove per lavorare».
Ha invece deciso di chiudere, non senza una profonda amarezza, Michele Pittarello, gestore del Pit stop windsurf beach: «Non riapriremo – conferma –, per vent’anni ho mandato avanti questa attività senza nemmeno poter disporre dell’energia elettrica. Per offrire un servizio a tante persone che frequentavano il lago imparando a fare windsurf, per anni ho dovuto usare un generatore. Da marzo 2020, con l’emergenza sanitaria determinata dalla pandemia era stata prevista una diminuzione degli affitti per le aree demaniali, invece il canone annuo da 280 euro è salito a quasi un migliaio di euro – commenta –. E a settembre ci è stato chiesto di sgomberare, abbiamo smontato rastrelliere, portato via il chiosco, le attrezzature e smantellato il campo di beach volley . Il trattamento che ho ricevuto dopo tanti anni in cui ho garantito la cura e la pulizia del lago e delle sponde mi riempie di amarezza, continuare non è possibile»