Quella della favola è un'immagine spesso abusata nel mondo dello sport, ma a volte serve. È il caso del Fussball Club Südtirol, o semplicemente Südtirol-Alto Adige, che nell'ultimo fine settimana ha festeggiato la prima, storica promozione in Serie B. Un evento festeggiato come si deve, perché mai nell'era del girone unico una squadra altoatesina era arrivata tanto in alto. Per trovare qualcosa di simile, infatti, bisogna andare indietro alla stagione 1947-48, quando il Bolzano giocò in una Serie B che però era divisa in tre gironi.

L'impresa dei Rot-Weiß

Li chiamano anche così, Rot-Weiß, ovvero rosso-bianchi, come i colori sullo stemma e delle maglie che si rifanno a quelli della bandiera del Sud Tirolo. E loro quei colori li hanno portati davvero in alto, ottenendo la promozione al termine di una stagione indimenticabile. Su 38 gare, infatti, ne hanno vinte 27, con nove pareggi e due sole sconfitte. Non solo, perché il Südtirol non ha mai perso in casa e vanta la miglior difesa d'Europa, con soli nove gol subiti in tutto il campionato, numeri da record inimmaginabili a inizio stagione. «Da adesso comincerà un'altra sfida, è giusto che ora se la godano tutti», ha detto il direttore sportivo Paolo Bravo: «I numeri non mentono mai, la difesa è stata una grande forza, aiutata dal resto della squadra, che ha avuto spirito di sacrificio e abnegazione, che ci hanno permesso di compiere questo piccolo miracolo».

Da Bressanone alla Serie B

Quella del Südtirol è una storia bella e speciale (potrebbe essere una prossima serie tv), iniziata a Bressanone nel 1974 come sezione della polisportiva Sport Verein Milland (una frazione di Bressanone), voluta e creata da parte di un gruppo di giocatori che, non trovando spazio nelle file delle due squadre cittadine (l'SSV Brixen e l'AC Bressanone) decisero di mettersi in proprio per disputare delle gare amichevoli. Qualche anno dopo arrivò l'affiliazione alla Federazione, che permise alla squadra amatoriale di disputare il campionato di terza categoria. Da lì in avanti è stato un crescendo, con un primo, significativo salto negli anni '90, quando nacque ufficialmente il Football Club Südtirol-Alto Adige, che lasciò i colori giallo-neri per vestirsi di rosso e bianco. Un continuo salto in avanti: seconda categoria, prima, Eccellenza, Serie D, C2 e prima divisione di Lega Pro nel 2010, per il primo assaggio del mondo professionistico. Fino all'ultimo fine settimana, in cui, vincendo a Trieste, il sogno è diventato realtà vincendo il testa a testa con il più blasonato Padova.

Società modello

Il Südtirol gioca a Bolzano allo stadio Druso, l'unico impianto della regione ad essere omologato per le categorie professionistiche (ragione per cui la società si è trasferita nel capoluogo). Non solo, perché nel corso degli anni sono diventati, oltre che fortissimi in campo, anche un modello societario, con un centro sportivo moderno e bellissimo con cinque campi da calcio, bar, piscina calda e vasca a freddo, palestra e centro di fisioterapia, campus estivi per i ragazzi e mille attività durante l'anno. A questo va aggiunta una gestione attenta e precisa: salary cap per i giocatori (nessuno guadagna più di 100 mila euro l'anno), codice etico, ricerca costante dei migliori collaboratori, conti in ordine e budget basso, zero sprechi e tanta lungimiranza. Quella che ha permesso di coronare un sogno: «Abbiamo fatto un'autentica follia», ha detto l'allenatore croato Ivan Javorcic. E nessuno da quelle parti vuole fermarsi. Prossima tappa: la Serie B.

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