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Апрель
2022

Giallo di Trieste, quel giorno di festa che rinnova il dolore: fiori, post e dediche per i 64 anni di Liliana

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TRIESTE La sua tomba è stata riempita di fiori. Gialli, rosa, dei colori che più le piacevano. Martedì Liliana Resinovich avrebbe compiuto 64 anni. Festeggiando il suo compleanno, avrebbe ricevuto regali, telefonate e biglietti di auguri da chi le voleva bene. Avrebbe brindato, preparato una delle sue torte e organizzato una piccola festa. Invece, a chi le stava vicino, non è rimasto che darle un saluto davanti alla targhetta 214 di una delle fosse comuni del cimitero di Sant’Anna.

A distanza di quasi quattro mesi dal ritrovamento del suo corpo all’interno del parco dell’ex Ospedale psichiatrico, la sua morte rimane un mistero. «All’alba – racconta commosso il marito Sebastiano Visintin – sono andato a Barcola, dove c’è la “Mula de Trieste”, la statua realizzata dallo scultore Nino Spagnoli che Lilly tanto amava: le piaceva quello sguardo rivolto verso il mare, al futuro. Lì ho gettato in acqua due sassolini, come facevamo spesso insieme».

Il marito poi è andato in cimitero a portare un bouquet di rose gialle e margherite rosa sulla tomba. «Per il suo compleanno, spesso eravamo fuori Trieste, e organizzavamo una cena con amici qualche giorno dopo – ricorda –. Ci facevamo regali utili, sapevamo di cosa potevamo avere bisogno, di un paio di scarpe piuttosto che di una maglia, ma giocavamo facendo finta che a portarci i regali fossero le nostre “topoline”».

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Le “topoline” sono i due pupazzi che Lilly usava per salutare Sebastiano dalla finestra quando lui usciva di casa. Visintin ha sempre raccontato che anche il 14 dicembre scorso, il giorno della scomparsa della moglie, quando intorno alle 8 lui è uscito di casa, lei dalla finestra l’ha salutato sorridendo e agitando le “topoline”. «Stasera (ieri sera) passerò qualche ora con i veri amici, ricordando Lilly».

Di prima mattina e poi nuovamente nel pomeriggio, a piangere davanti a quella fotografia di Lilly e a portarle una rosa rossa è andato anche l’amico Claudio Sterpin. «È una giornata veramente triste – ammette –, sarebbe forse stato il primo compleanno di Liliana passato insieme a me. I fiori avei dovuto portarglieli per festeggiare, non sulla tomba: questa giornata andava vissuta in un altro modo».

Tra gli amici che nel giorno del suo compleanno hanno dedicato un pensiero a Liliana, c’è Gabriella Micheli, vicina di casa dei Visintin in via del Verrocchio. «Oggi avesti compiuto 64 anni. Chi ti ha voluto bene e chi ti ha conosciuto sa la verità: tu volevi vivere», ha scritto con una vena polemica sul suo profilo social.

«Lasciandoci hai portato con te un pezzo del mio cuore – scrive l’amica di Gorizia Laura Grassi –, un cuore che non si dà pace e ha voglia di verità, Aiutami a trovarla. Hai cambiato le nostre vite, oltre che la tua. Volevi vivere altri 40 anni: cosa ti ha portato a quella orribile fine, dolce e fragile Lilly?».

Anche l’associazione Penelope ha dedicato alcune parole a Liliana. Nicodemo Gentile, presidente dell’associazione e legale del fratello Sergio Resinovich, ha scritto «auguri, ovunque tu sia».

Più articolato il pensiero dedicatole da Gabriella Marano, la criminologa, incaricata da Penelope di tracciare un profilo di Liliana e di chi le stava accanto. «Auguri, amabile Lilly!», recita una nota diffusa agli organi di informazione, che continua con un’analisi: «L’unica cosa che ha realmente potuto soffocare Lilly, stando a quanto ci dicono alcuni amici storici della coppia, è l’ “oppressione coniugale”: una relazione ormai in crisi, un guscio rotto che Lilly voleva abbandonare». Il profilo della donna, secondo Marano, «restituisce, in modo prepotente, l’immagine di una persona dignitosa, riservata, silenziosa, in equilibrio, che mal si attaglia con l’idea di un gesto estremo, realizzato, tra l’altro, con modalità eclatanti e rumorose. Lilly – continua la criminologa – non aveva voglia di morire, anzi stava per andare verso una nuova stagione di vita. Ed è in mezzo a questi due fuochi che è custodito il grimaldello che aprirà le stanze della verità. Auguri Lilly, con la promessa che mai ci fermeremo finché colui, o coloro che “ti hanno suicidata”, non avranno un nome».—




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