Cortina, Gabriele che dipinge con il vino per dare luce alle sue montagne
IL PERSONAGGIO
Una passione per la pittura coltivata sin da bambino fino alla “illuminazione” dei giorni nostri: Gabriele Ciot realizza quadri utilizzando il vino al posto dell’inchiostro. Metodologia tanto innovativa quanto curiosa, sperimentata nella sua Cortina dove vive dando ampio sfogo alla propria creatività, alternandola all’occorrenza al lavoro di maestro di snowboard. Trentaquattro anni compiuti, nella vita di Gabriele pittura e montagna corrono parallele nel nome di una agognata ricerca di libertà.
«La passione per la pittura me l’ha tramandata mio fratello Mauro», racconta, «quando ero piccolo lo vedevo disegnare. Dev’essere iniziato tutto lì».
Acquerelli, inchiostri di vario genere, poi l’intuizione di utilizzare il vino.
«Un’enoteca mi aveva commissionato la realizzazione di alcuni quadri. In quell’occasione mi tornò in mente una manifestazione degli anni 90 in cui vennero invitati alcuni artisti che si cimentarono nella realizzazione di quadri col vino. Io ho ripreso quell’idea, plasmandola sulla base delle mie esperienze».
A parole tutto facile, ma nella realtà come si dipinge un quadro con il vino?
«Lo faccio bollire per avere colori scuri. A me piacciono molto i contrasti ed il vino ne regala di eccezionali. Se poi ho bisogno di ricavare colori più chiari aggiungo dell’acqua. La scelta del vino non è legata alle sue qualità. Non sono peraltro un esperto del settore, devo ammetterlo. Per questo motivo utilizzo quelli che sanno di tappo... La differenza del lavoro su tela non è dato dalla qualità del vino ma dal colore. Va detto però che il profumo che emana un quadro dipinto col vino è estasiante».
Tutti i quadri di Gabriele sono paesaggi montani...
«Il paesaggio montano mi fa impazzire ispirando quotidianamente la gran parte dei lavori su cui mi cimento. Faccio quadri su commissione, molti dei quali poi trovano spazio sul mercato locale. Alcuni li espongo ad esempio nei locali della libreria Sovilla, lungo corso Italia. Di recente ho fatto una mostra a Padova. Non realizzo però qualsiasi quadro. Devo rivedermi in quello che mi viene richiesto. Per questo mi sento molto legato a lavori che riguardano le montagne di casa. Non il concetto di montagna in generale, ma di quelle di casa, che meglio conosco e che frequento come appassionato e come maestro di snowboard. La montagna regala un forte senso di libertà, proprio come la pittura. Sono entrambe, per me, la massima espressione di libertà».
C’è un quadro a cui ti senti maggiormente legato?
«Direi di no, sono legato al risultato finale. Un quadro completato regala momenti di emozione indescrivibili, unici nel loro genere. In questi giorni ho portato a termine un quadro raffigurante il Pelmo. L’ho realizzato in collaborazione, primo caso della mia esperienza, con un’azienda vinicola locale. Ringrazio Giulia e Adriano De Martin, oltre all’amico comune Alex che ha fatto da tramite visto che come detto non sono un esperto del settore. Mi hanno messo a disposizione alcune loro bottiglie di vino, peraltro pregiato, con le quali ho dato sfogo alla mia ispirazione realizzando un quadro sul monte Pelmo, inteso anche come luogo d’incontro tra me che sono di Cortina e loro che sono cresciuti tra Vodo e San Vito».Gianluca De Rosa