«Nuove segnalazioni e prescrizioni violate dietro il sequestro bis delle campane a Dolina»

DOLINA. «Le condizioni per il dissequestro, indicate dal nostro provvedimento di febbraio, non sono state rispettate, perciò il nuovo sequestro era atto obbligato». È stato molto chiaro ieri, Antonio De Nicolo, capo della Procura di Trieste, nell’illustrare le ragioni che hanno portato al secondo, clamoroso fermo delle campane della pieve di Sant’Ulderico a Dolina. «Abbiamo recentemente ricevuto segnalazioni che indicavano un utilizzo delle campane non corrispondente a quelle che erano state le nostre direttive – ha precisato il magistrato – perciò, trattandosi di un procedimento penale in corso, siamo intervenuti per le necessarie verifiche e abbiamo constatato che, in effetti, era proprio così. Auspichiamo che l’indagato prenda coscienza della situazione e si adegui – ha concluso De Nicolo – perché, se il disturbo esiste, non ci sono altre vie da percorrere».

Le campane erano state fermate una prima volta a gennaio, in conseguenza di una raccolta di firme e alla successiva verifica della situazione di disturbo della quiete da parte della Procura. Era seguito, a febbraio, il dissequestro, ma “a condizione” che si riducessero intensità, frequenza e orari dello scampanio. Poco prima di Pasqua, il vescovo Giampaolo Crepaldi aveva emesso un decreto nel quale, oltre a rivendicare la propria autorità in materia, delineava una disciplina per il suono delle campane che prevedeva sì una riduzione degli scampanii, ma con regole diverse da quelle stabilite dalla Procura. «C’è ancora troppa distanza fra i due provvedimenti», ha ribadito ieri De Nicolo, accennando comunque al fatto che «se intervenisse un nuovo decreto del vescovo, più vicino alle condizioni del dissequestro, eventuali piccole differenze si potrebbero poi superare. Allo stato attuale il sequestro è inevitabile».

«Abbiamo manifestato la migliore buona volontà nel venire incontro alle esigenze manifestate dalla Procura, con la pubblicazione da parte del vescovo, lo scorso 25 febbraio – si legge in una nota diffusa ieri dalla Curia –, di un decreto sulla materia, in vigore per tutta la Diocesi a partire dal giorno di Pasqua. Anche la parrocchia di Dolina ha fatto il possibile per mettere in atto gli accorgimenti tecnici e non, richiesti dalle disposizioni del Decreto vescovile – prosegue il testo –, orientati a salvaguardare insieme il diritto alla salute e quello alla libertà religiosa. Dopo questo secondo sequestro, Curia e vescovo esprimono vicinanza ai sacerdoti della parrocchia e la solidarietà alla comunità slovena di Dolina, cattolica e civile, di nuovo privata del bene pubblico del suono delle campane. Questa Curia affronterà il tutto con la serietà e il rigore di sempre, nella speranza che sia finalmente trovata una soluzione soddisfacente».