Molestie all’adunata, gli alpini: «Il prossimo anno a Udine vigileremo»
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Il raduno nazionale del 2023 si svolgerà nella città del Friuli. “Ma attenzione, c’è chi indossa il cappello con la penna nera solo perché l’ha comprato alla bancarella”
UDINE. Gli alpini faticano a credere che i responsabili delle molestie avvenute a Rimini, nei tre giorni di adunata, siano realmente delle penne nere. Ma se così fosse le sezioni friulane sono pronte a prendere provvedimenti e, in ogni caso, per l’adunata mazionale del 2023 a Udine, saranno studiate delle contromisure per evitare che situazioni del genere possano ripetersi.
Ma il dubbio sull’identità degli autori delle violenze resta. Prima di tutto perché essere un alpino significa incarnare dei valori - solidarietà e generosità sono i primi che ci vengono in mente -che sono esattamente all’opposto di quelli espressi da chi si è lasciato andare a oscenità e aggressioni in un’escalation di violenze di genere che ha portato a oltre 150 denunce. «Perché gli alpini, quelli veri, stanno sempre dalla parte dei più deboli».
Difficile quindi immaginare un vero alpino che aggredisce. Eppure pare sia accaduto anche questo, oltre a un’infinità di comportamenti sessisti. Ma il presidente della sezione Ana di Udine, Dante Soravito de Franceschi,invita alla prudenza.
«Io - assicura - ho appreso di questa brutta storia solo mentre stavo tornando a casa il lunedì». Questo per dire che mentre era a Rimini, in tutti i tre giorni, non ha avuto alcuna percezione che ci fosse qualcosa che non andava.
E questo vale anche per il capogruppo di Cussignacco, Roberto Bellot: «Quando ho letto di queste denunce sono rimasto allibito perché da là non abbiamo notato nulla e oltre a noi c’erano moltissimi rappresentanti delle forze dell’ordine per cui ancora non mi capacito di come possano essere accadute quelle cose.
Non abbiamo nemmeno mai sentito sirene o notizie di comportamenti sopra le righe. C’erano come sempre tanti alpini e con loro tante donne ma pochissimi abitanti del luogo o villeggianti. Sicuramente ci sarà stato qualcuno che avrà esagerato col bere, ma la goliardia non deve mai trasformarsi in violenza».
Un confine che forse, giustamente, si è fatto più sottile considerato che negli anni la consapevolezza dei limiti da non valicare mai, soprattutto nel relazionarsi con le donne, è cresciuta.
E non deve essere accantonata nemmeno e soprattutto in contesti, come possono essere le adunate, dove le dinamiche del gruppo portano ad allentare l’auto controllo enfatizzando comportamenti sopra le righe o addirittura reati. Perché la molestia è un reato.
«Se sarà accertata la responsabilità di qualche alpino ovviamente saremmo i primi a prendere provvedimenti - conferma Soravito de Franceschi - e comunque studieremo delle contromisure per fare in modo che a Udine vada tutto per il meglio». Anche perché all’adunata in programma dall’11 al 14 maggio 2023, Covid permettendo, gli organizzatori stimano una presenza di oltre 500 mila persone come avvenuto già nel 1996.
«Ed è chiaro che quando si parla di numeri così - precisa il presidente della sezione udinese - ci può sempre essere qualcuno che non si comporta come dovrebbe.
E sicuramente, come accaduto anche a Rimini, accanto agli alpini veri ci sono molti infiltrati che indossano il cappello magari comprato poco prima alle bancarelle, ma che non hanno nulla a che fare con noi.
Per questo io dico che prima di gettare fango sugli alpini è meglio attendere l’esito delle indagini che dovranno fare luce su quanto effettivamente sia accaduto e sull’identità dei responsabili. Gli alpini, quelli veri, da settembre 2020 a tutto il 2021 hanno raccolto 5 milioni 622 mila euro e si sono fatti carico di 4 milioni e 45 mila ore di lavoro per un corrispettivo economico complessivo stimato di 111 milioni di euro. Non dimentichiamolo».
(articolo dal Messaggero Veneto)