Addio tregua, sul Porto Vecchio di Trieste ora è scontro tra Greensisam e Comune

TRIESTE Come a Monopoli o al gioco dell’oca, si torna al via. Quella tra Comune e Greensisam per i cinque edifici all’inizio di Porto vecchio è una partita dal difficile pronostico, che in Inghilterra entusiasmerebbe gli allibratori. Dopo una tregua che durava più o meno da tre anni, cioè dalla scomparsa di Pierluigi Maneschi, e dopo il bagliore di accordo a tre Comune-Regione-Greensisam che sembrava profilarsi a fine 2020, l’intricato gomitolo di un’operazione immobiliare mancata si è nuovamente sfilato e il dossier è re-precipitato al 2018, con buone possibilità che la vicenda sfoci nel contenzioso legale.

Ecco i termini dello scontro. In seguito a una riunione tenutasi qualche mese, il Comune ha chiamato caffè e a fine marzo ha scritto a Greensisam dei cinque magazzini, ricordandole che dal 2005, data iniziale di una concessione novantennale, a oggi non aveva proceduto ad alcun investimento e quindi ci si trovava di fronte a una sostanziale inadempienza. A monte c’era un problema giuridico, ovvero la “conversione” dalla concessione demaniale rilasciata dall’Autorità portuale a un nuovo contratto di locazione di diritto privato, che avrebbe previsto la realizzazione di ingenti opere di urbanizzazione a carico di Greensisam. Oggi non c’è bisogno che questo costoso intervento venga svolto dalla concessionaria, perché il Comune dispone delle risorse Pnrr.

Ma il Municipio dice a Greensisam: ti riconosco la “conversione” su 2 magazzini su 5 e mi restituisci gli altri 3. Tradotto: ti tieni i due stabili fronte-mare (1-3) ma mi torni quelli retrostanti (2-4) che dovrebbero andare alla Regione e il quinto destinato a parcheggio. Se non accetti questa soluzione nel giro di trenta giorni, io Comune assumerò decisioni conseguenti, che potrebbero giungere alla revoca della concessione.

Greensisam “srl”, sede in via Torino 34, replica con una lettera firmata dalla presidente Michela Nardulli, manager storica della famiglia Maneschi, nella quale rammenta a sua volta che la società ha sempre onorato il canone concessorio (530.000 euro annui) e che, proprio per questa ragione, non vedeva il motivo di vedersi revocare un provvedimento di lunghissima durata (90 anni). Greensisam - concludeva Michela Nardulli - avrebbe comunque accettato di intraprendere un parziale o addirittura totale disimpegno a fronte di una misura compensativa, la corresponsione di un indennizzo: sono stati sborsati diversi milioni di canone, prima all’Autorità poi al Comune, senza contare le spese sostenute per progettare la riconversione (mancata) dei cinque edifici. Ma il Comune non ci sente da questo orecchio e non vuole indennizzare in quanto ritiene non vi sia nulla da compensare dal momento che nulla è stato fatto.

Problema nel problema: la Regione, soprattutto in seguito agli esiti della “perizia Stanghellini” che aveva raddoppiato il valore dei magazzini 2-4 a oltre 9 milioni, è parsa intiepidirsi in merito alla volontà di traslocare i suoi uffici in Porto vecchio. L’idea di infilarsi in un’operazione, su cui rischia di pendere un contenzioso, non arride al lato sud di piazza Unità.

In Comune l’affaire è seguito dal direttore generale Fabio Lorenzut, chiamato a una brigosa decisione: maniere forti? Trattativa? E se la Regione scappa, chi se li prende quei due cadenti mastodonti?