Dal web-designer al cavatore il lapideo a caccia del futuro
Sicurezza ed esperienza i due fattori cruciali. L’idea di una cava-laboratorio per formare
La filiera del lapideo è la quarta di cui ci occupiamo nel progetto “Filiere e Territorio” promosso dal Tirreno in collaborazione con Confindustria Livorno Massa Carrara (i contenuti sono tratti dall’Atlante dei Fabbisogni Professionali dell’Irpet).
La filiera del marmo toscana è localizzata tra le province di Massa-Carrara e Lucca e rappresenta la più nota concentrazione mondiale di imprese con tale specializzazione. Le attività possono essere riportate a tre fasi principali: l’estrazione del marmo; la lavorazione del marmo, di tipo industriale e di tipo artistico; la commercializzazione di prodotti finiti, semilavorati o blocchi semplici, con attività di import-export a livello mondiale.
Ci sono imprese medio-grandi che generalmente presidiano la fase estrattiva e possono poi svolgere al proprio interno anche vari tipi di lavorazione; imprese specializzate nella lavorazione del marmo, spesso di piccole dimensioni o artigiane, che lavorano in conto terzi e/o con una propria clientela finale; industrie chimiche e meccaniche specializzate in prodotti e tecnologie per la lavorazione e l’estrazione dei materiali lapidei. A chiusura della filiera troviamo attività che riguardano l'utilizzo degli sfridi di lavorazione, che possono essere riutilizzati come polveri in altri settori (farmaceutico e chimico) o trasformati (per esempio in granulati come il cosiddetto agglomarmo).
I processi di globalizzazione e la crisi economica hanno favorito le lavorazioni ad alto valore aggiunto collocate sui mercati di lusso e orientate all'export, ma anche la vendita del solo materiale grezzo, che gode di una posizione di rendita dovuta all'immagine di pregio internazionale del marmo bianco di Carrara. Le competenze della manodopera rappresentano un indubbio vantaggio competitivo del distretto. Si tratta, in primo luogo, di competenze accumulate nel corso dei secoli e diffusesi prevalentemente attraverso modalità di apprendimento legate all’esperienza sul campo, al trasferimento di conoscenze dai lavoratori più anziani a quelli più giovani e da un'impresa locale all'altra.
I processi di globalizzazione della filiera e il progresso tecnologico hanno mutato in parte il quadro delle richieste dai committenti. Si può osservare un generale abbassamento della richiesta di personale in alcune fasi della lavorazione che sono state automatizzate, mentre è cresciuta l'esigenza di nuove competenze, delineando un quadro in movimento in cui rimane centrale il fabbisogno del capitale umano, ma diventa fondamentale l'affiancamento di un'attività di formazione maggiormente istituzionalizzata e condivisa tra le aziende della filiera, a livello intersettoriale.
La filiera del marmo ha bisogno di figure nelle varie fasi descritte. Per quelle tradizionali, l'aspetto più importante, insieme alla sicurezza, è l'esperienza. In molte aziende la formazione viene fatta internamente, anche assumendo personale giovane non formato.
Per la figura del cavatore si ritiene necessario l'affiancamento sul campo per apprendere il mestiere. La predisposizione di una “cava prova”/“cava laboratorio”, condivisa tra le aziende interessate, potrebbe essere un modo per sostituire - in parte - la formazione interna a carico delle singole imprese.
Rispetto al passato è cresciuta la richiesta di operatori e montatori di macchine utensili, la cui caratteristica deve però essere quella di combinare competenze meccaniche, elettroniche e informatiche. Queste figure servono sia alle imprese meccaniche che alle aziende che utilizzano i macchinari. Nelle varie fasi di lavorazione sono necessarie anche competenze di tipo artigiano, tipiche del rifinitore, che venivano trasmesse nei decenni passati tramite l'apprendistato in bottega. A queste si deve affiancare oggi la conoscenza dei software di progettazione 3D (disegnatore tecnico) e l'uso dei robot (programmatori), che sostituiscono l'attività dell'uomo in alcune fasi. A valle della filiera sono poi richiesti esperti nella posa del marmo, quindi con competenze tipiche del settore edile ma specializzate nella conoscenza dei materiali lapidei. Sul lato della commercializzazione e del marketing, le imprese stanno dotandosi sempre più diffusamente di figure specializzate nella promozione e nella gestione del cliente, esperte di webmarketing, webdesign e social network, poco diffuse sul territorio. Si individuano poi profili più alti, propri della ricerca industriale, in grado di introdurre elementi di innovazione nell'uso dei materiali, nell'ecodesign, nel recupero dei materiali di scarto.