Pietro Fragiacomo, il poeta della Laguna che dipinse la malinconia del mare e del Carso
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Cent’anni fa la morte dell’artista triestino considerato uno dei massimi del Novecento. Aveva ottenuto la medaglia d’oro alla Biennale
TRIESTE Alla Biennale di Venezia del 1922 aveva ricevuto la medaglia d’oro per meriti artistici presentando i dipinti “Il golfo di Trieste” e “Ritorno”. Il 18 maggio dello stesso anno moriva per malattia, a 66 anni. Esattamente cento anni fa.
«Il poeta della laguna»: così l’aveva definito Pompeo Molmenti, sottolineando la dolce melanconia dei suoi cieli vaporosi sulle acque. «Elegiaco perfino negli occhi cerulei, esile, mingherlino, tutto cranio lucidissimo e baffoni e barbetta biondicci»: in tal modo lo descriveva Luigi Nono, rievocando le sue sporadiche apparizioni al Caffè Giacomuzzi di Venezia, nei primi anni del Novecento.
Pietro Fragiacomo era nato a Trieste nel 1856 da genitori originari di Pirano d’Istria. All’età di otto anni si era trasferito con la famiglia a Venezia, iniziando a frequentare le scuole tecniche di Campo San Felice. Sedicenne inizia a lavorare come fabbro e tornitore per poi abilitarsi all’insegnamento del disegno e potersi qualificare come meccanico disegnatore. Dopo aver compiuto 22 anni decide di iscriversi all’Accademia di Belle Arti ma, «insofferente di quell’insegnamento freddo e pedantesco» come scriveva ancora Molmenti, la frequenterà soltanto per un anno. Seguendo il maestro Domenico Bresolin sperimenta la pittura dal vero avvicinandosi anche alla fotografia quale strumento utile alla pittura nel fissare l’attimo.
Conosce Giacomo Favretto con cui instaura un rapporto di sincera amicizia ed Ettore Tito, assieme al quale andrà a dipingere en plein air per le calli veneziane.
Il suo debutto avviene alla IV Esposizione nazionale di Belle Arti di Torino del 1880, dove il critico Ugo Ojetti non manca di sottolineare le sue doti di paesista e l’anima della sua pittura. Esposte poi a Milano, Verona, Roma, Londra, Monaco di Baviera, le sue opere iniziano a ottenere importanti riconoscimenti. Nel 1887 all’Esposizione nazionale di Belle Arti di Venezia presenta cinque dipinti tra cui “Laguna” che viene acquistata dal re Umberto I.
Nel 1890 sposa la triestina Eugenia Rossignol e nell’ottobre dello stesso anno partecipa alla Prima esposizione del Circolo Artistico di Trieste allestita negli spazi del Museo Revoltella.
L’anno successivo partecipa alla Prima esposizione Triennale di Brera con tre dipinti tra cui “Inverno” acquisito dalla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma e “Pace” che si aggiudica il premio “Principe Umberto” e andrà ad arricchire le sale di Villa Reale a Monza.
All’Esposizione Nazionale di Belle Arti a Roma del 1892 conquista la medaglia d’argento con “La campana della sera”, presentata e premiata successivamente pure a Vienna, acquistata quindi dal Museo Revoltella di Trieste dove ancor oggi è ammirata quale dipinto tra i più rappresentativi e suggestivi del tardo Ottocento. L’opera rappresenta il canale di Perotolo di Chioggia con un punto di vista rivolto verso il basso che dal canale guarda verso la balaustra del Duomo, dando ampio spazio ai riflessi bruni e dorati delle luci del tramonto e delle vele delle imbarcazioni sulla superficie dell’acqua.
Il momento del suono delle campane che richiama i fedeli alla preghiera è tutto in quell’andamento lento suggerito dal movimento dell’acqua, dalla prima accensione dei lumi che stanno per sostituirsi alla luce del sole, da quell’attimo di sospensione interpretato dall’artista con un sentimento intimamente religioso e intensamente evocativo, nei confronti della natura e dell’uomo.
La laguna veneziana, le marine, le barche dei pescatori sono indubbiamente i soggetti più congeniali all’artista e i più apprezzati anche a livello internazionale: “Fra sole e luna” è acquistato nel 1910 dal Ministero austriaco della pubblica istruzione per la Galleria d’arte moderna di Vienna, “Le gondole” dello stesso anno è oggi parte delle collezioni del Museo d’Orsay di Parigi.
Tra Venezia e Trieste l’artista si sofferma anche a dipingere una veduta di “Grado” con le vele colorate delle barche dei pescatori attraccate a riva, oggi conservata nelle Raccolte Frugone di Genova e un “Cantiere a Monfalcone” con il paesaggio del Carso sullo sfondo, della collezione di Palazzo Pitti di Firenze che del medesimo pittore possiede pure “Armonie del silenzio” e “Paesetto”.
In tutti i suoi paesaggi marini, lagunari, veneziani o dell’entroterra, come notava Guido Perocco «spicca sempre una nota malinconica, di solitudine, di segreto rimpianto», mostrando il superamento della pittura di paesaggio veneta e lombarda di matrice ottocentesca attraverso una pennellata mossa e un’inquietudine di impronta moderna, mitteleuropea.
Seppur occasionalmente, Fragiacomo si è dedicato anche alle arti applicate: come riferisce Andrea Baboni nella ricca monografia dedicata al pittore, edita nel 2016 nella collana della Fondazione CRTrieste, nei primi anni del Novecento decora villa Gossleth a Trieste della cui impresa purtroppo non rimane alcuna traccia, mentre per villa Chiggiato a Vittorio Veneto realizza delle vetrate istoriate, andate distrutte.
Nel 1924, a due anni dalla sua scomparsa, la Biennale di Venezia gli dedicava una retrospettiva con ben 100 opere. Peccato non ricordare l’attuale anniversario con una mostra, forse dovuta, proprio nella città che gli diede i natali.