È alto 20 metri, ne misura quasi 5 di circonferenza ed è sopravvissuto a un fulmine: ad Aviano c’è un cipresso che ha 500 anni
L’albero, che si trova a Villa Menegozzi, è registrato in un’antica mappa custodita nella Biblioteca Marciana di Venezia, risalente al XVI secolo
AVIANO. Sono tre gli alberi monumentali di Aviano registrati nell’elenco nazionale. Si tratta di un faggio, di un Acero campestre e di una Sofora del Giappone, che si trovano rispettivamente a Pian delle More, Colle San Giorgio e Castello.
La cittadina pedemontana vanta però anche un secolare cipresso a villa Menegozzi-Dian, in via Garibaldi. È presente in una antica mappa custodita nella Biblioteca Marciana di Venezia, risalente al XVI secolo.
Originariamente era in compagnia di altri due cipressi coevi. I tre alberi, infatti, sono riportati anche nelle mappe napoleoniche come punto di riferimento geografico-militare e sono riprodotti nello stemma araldico nobiliare della famiglia Menegozzi, dalla quale discende l’attuale proprietario, l’avvocato Massimo Dian.
Due cipressi sono morti circa cent’anni fa mentre quello vivente, secondo i calcoli della famiglia proprietaria, dovrebbe avere circa 500 anni: misura 4,90 metri di circonferenza ed è alto 20 metri. Dieci anni fa è stato colpito da un filmine, che ne ha decapitata la cima. Nello stesso parco si possono ammirare anche dieci tigli centenari: il più robusto misura 2,90 metri di diametro, i più alti 24 metri.
Tutti questi maestosi alberi fanno da cornice all’antica villa dove già nel XVI secolo si stabilirono i nobili Menegozzi, mai venduta, tramandata di padre in figlio. Il complesso si chiama Case Vecie ed era abitato da un ramo cadetto della famiglia e da mezzadri che coltivavano le proprietà circostanti, dopo che nel Settecento i Menegozzi, accresciuto il loro prestigio, si trasferirono nell’omonimo palazzo in centro. Perché lo stemma di famiglia riporta i tre cipressi? «Qui – si legge nei documenti – vi erano tre cipressi dei quali oggi ne rimane ancora uno di 500 anni le cui radici affondano nel terreno per centinaia di metri».
La casa fu costruita, come tutte quelle del paese, con le pietre (claps) che venivano portate dal Piancavallo con carretti trainati da animali e carriole portate a mano.