Pirano, la frazione Lucija - Lucia propone di riprendersi l’aggettivo “Santa” eliminato nel dopoguerra: è polemica

TRIESTE Il cambio di nome imposto ad alcune località dell’Istria, e non solo, nel secondo dopoguerra continua a far discutere. Lo dimostra il caso di Lucija - Lucia, frazione di Pirano poco distante dal marina di Portorose, a cui nel secolo scorso il regime comunista, che non tollerava toponimi troppo italianizzanti o con riferimento a santi, modificò appunto la denominazione. Vicenda simile a quella di Sveti Peter - San Pietro dell’Amata, nella Valle del Dragogna, che ha assunto il nome di Raven dal 1952 al 1992, mentre Sveti Anton - Sant’Antonio, nell’entroterra capodistriano, dagli anni Cinquanta agli inizi dei Novanta era noto come Pridvor. Con l’indipendenza della Slovenia entrambi gli agionimi vennero ripristinati, ma non è stato ancora così per Lucija - Lucia, rimasta da allora priva dell’appellativo di Santa.

Ora al sindaco Đenio Zadković è giunta la proposta di ripristino da tre diverse entità, ossia dai rappresentanti della comunità nazionale italiana in Consiglio comunale, dai vertici della comunità locale di Lucia e da un consigliere del Partito democratico sloveno. Il caso è stato discusso in aula la scorsa settimana. È stata così approvata la proposta di affidare a primo cittadino e giunta il compito di avviare i passaggi necessari alla modifica del nome dell’abitato. A quella però è stata aggiunta una delibera - in merito alla quale i proponenti del ripristino si sono espressi negativamente -, che prevede che siano pure gli abitanti stessi dell’insediamento a dire la loro riguardo alla denominazione. Come? Con un referendum consultivo che inviterà appunto i residenti di Lucia a esprimersi sul tema il giorno delle elezioni amministrative il prossimo autunno.

Andrea Bartole, presidente della Comunità autogestita della nazionalità italiana di Pirano, nonché consigliere comunale, ha definito la decisione dell’assemblea sulla consultazione popolare troppo affrettata, in quanto l’intento era comunque quello di coinvolgere i residenti, informandoli sulla rinomina, ma non prima di aver steso la documentazione necessaria e di aver in mano un’analisi delle conseguenze della denominazione dal punto di vista finanziario. La faccenda ha innescato una bufera in aula che ha lasciato amareggiati non soltanto i piranesi, ma pure i vertici minoritari che hanno espresso dispiacere per i toni, in alcuni casi anche offensivi, usati sia in Consiglio sia sui social media. Dalla rete, infatti, si dove sono levate critiche pesanti contro la Comunità italiana, accusata da alcuni di avere intenzioni nazionaliste e di revisionismo, mentre per altri ci sarebbe dietro lo zampino della lobby clericale. Altri ancora, invece, hanno sottolineato che è inutile sprecare energie in questioni che non sono di sostanziale importanza, concentrandosi piuttosto su problemi ben più rilevanti come l’aumento generale dei prezzi.

Il presidente della Comunità autogestita costiera della nazionalità italiana, Alberto Scheriani, e il deputato italiano al parlamento sloveno Felice Žiža si sono detti rammaricati per le polemiche innescate su un tema che era stato esaminato a fondo in passato e sembrava essere ormai di prossima soluzione. Come hanno rilevato, sarà necessario prodigarsi durante la campagna per il referendum consultivo e spiegare i motivi storici che spingono la comunità italiana ad affiancare la Comunità locale nella richiesta del reintegro ufficiale del nome Santa Lucia, toponimo che è stato in auge per circa 700 anni. Una delle ipotesi potrebbe essere, comunque, quella di ripristinare solamente l’agionimo italiano, lasciando quindi invariato quello sloveno, come nel caso di San Dorligo della Valle - Dolina.