I pescatori di spugne della piccola Crappano in Dalmazia, dove il mestiere si tramanda da secoli
Sull’isola dell’arcipelago di Sebenico, che conta duecento residenti, l’attività continua a essere per molti una fonte di sostentamento
SEBENICO. Quello che i coralli rappresentano per Zlarino, le spugne marine significano per Crappano (Krapanj), altro isolotto dell'arcipelago di Sebenico, in Dalmazia. A Crappano - duecento residenti, a soli 370 metri dalla terraferma e a non più di 1 metro e 25 centimetri sul livello del mare - l'attività dei pescatori di spugne marine prosegue ormai da tre secoli: fu introdotta da fra Antonio di Creta, un esperto in materia dato che gli ellenici vantano una tradizione più che millenaria in questo settore. Da allora, sull’isoletta si sono succedute generazioni di pescatori del genere “fina dalmata”: questi organismi pluricellulari hanno costituito la principale risorsa economica di un'isola dove a tutt’oggi la circolazione della automobili è vietata.
Raggiungibile partendo da Brodarizza via traghetto, Crappano viene dunque considerata la patria dei pescatori di spugne dell'Adriatico orientale, con non poche famiglie che testardamente continuano a fare propria la tradizione di nonni, bisnonni e trisavoli, vendendo i prodotti specialmente all'estero, prima di tutto in Italia e Grecia, dove queste spugne dalmate da bagno sono molto apprezzate.
A dare un formidabile impulso alla pesca a Crappano furono peraltro, alla fine del diciannovesimo secolo, le autorità marittime di Trieste che in due occasioni - nel 1893 e nel 1896 - donarono agli abitanti dell'isola due attrezzature subacquee delle quali per anni si servirono 14 pescatori di spugne.
Tra le famiglie di “spugnai” c’è quella di Roko Tanfara, che ha scelto di portare avanti l’attività di famiglia iniziata oltre un secolo fa. Assieme alla moglie Milena, Tanfara possiede una piccola ma bene avviata azienda che ha appunto nella spugna marina il suo tratto distintivo.
Il primo Tanfara a dedicarsi a questa attività, a partire dal 1896, fu il bisnonno, anch'egli di nome Roko. Più di un secolo fa la pesca veniva attuata principalmente con l'ausilio di fiocine; e gli abitanti del posto fondarono anche un'associazione alla quale diedero il nome di Spužvar (Spugnaio). Dopo la Seconda guerra mondiale si cominciò con le immersioni, attuate grazie a una pesantissima attrezzatura subacquea, divenuta con il trascorrere dei decenni sempre più leggera. Roko Tanfara ha rilevato la guida dell’azienda di famiglia nel 2002, modernizzando pesca e lavorazione delle spugne e mettendosu anche piccolo spazio espositivo dove si possono ammirare esemplari di spugna e venire a conoscenza della storica attività.
Anche le spugne marine però, al pari del mollusco bivalve Pinna nobilis o nacchera di mare, stanno soffrendo per una rarefazione: «Stiamo purtroppo assistendo a morie delle spugne adriatiche già a partire da una decina d'anni a questa parte – commenta Roko Tanfara – e nelle acque meridionali dell'Adriatico la loro presenza è ormai diventata rara. La situazione è invece un po' migliore nell'Adriatico settentrionale». Tanfara sottolinea come a suo avviso la «quasi totale scomparsa delle spugne nel sud dell'Adriatico» sia causata da una serie di fattori, «dal surriscaldamento delle acque all'inquinamento, a precari sistemi fognari e alle grandi navi da crociera».
«Abbiamo un quadro poco invidiabile - aggiunge Tanfara - e sicuramente nei prossimi anni sarà saggio varare misure più rigorose per l'attività della pesca, riducendo il numero delle licenze».