Castelfranco, bara-aereo coperta d’oro e Swarovski per la “Madre Teresa” della Nigeria
Generale africano commissiona a due imprese della città murata la realizzazione di un prezioso sarcofago per la mamma morta a 71 anni
CASTELFRANCO. Il racconto profuma già di leggenda, come tutte le storie che nascono e crescono nell’Africa nera. I dettagli reali sfumano cedendo il passo a tradizioni che esorcizzano la morte: non il finale di una storia ma un ponte verso la vera vita. Così il funerale diventa – parola di Inca Yolas (rappresentate di Fior Arredamenti per la Nigeria) – «un vero e proprio carnevale»: tre giorni di canti, danze e preghiere con relative libagioni per 2500 invitati ufficiali più i tanti che si aggiungeranno senza biglietto, 25 governatori delle province nigeriane, 150 sacerdoti, un vescovo in arrivo da Roma e soprattutto una bara a forma di aereo ricoperta d’oro e Swarovski ideata e costruita a Salvarosa di Castelfranco, nella falegnameria di Fior con la supervisione delle Onoranze Funebri Franchetto.
Un sarcofago prezioso e particolarissimo per il viaggio verso il paradiso cristiano di Lady Ngozi Umeoji, per i suoi connazionali la “Madre Teresa dei nostri tempi”, morta all’età di 71 anni lo scorso febbraio. Otto figli, tra cui un generale e la presidente del principale istituto di credito nigeriano, 31 nipoti e una folla di parenti e amici come si deve alla moglie di un notabile africano, scomparso nel 2014 e per il quale le imprese di Franchetto e Fior erano già state chiamate a realizzare una bara speciale. «Allora», ricorda Paolo Dotto che con il cugino Paolo Fior è oggi il titolare dell’impresa fondata da Rino nel 1938 a Salvarosa, «ci eravamo “limitati” a una cassa ricoperta in foglia d’oro».
Questa volta, ancora in collaborazione con le pompe funebri gestite da Diego Trentin con Silvano Pietrobon, si sono superati. Non solo foglia del prezioso metallo, ma anche Swarovski, un rivestimento interno ricercato nei materiali e soprattutto una forma assolutamente inedita per una bara: quella di un aereo.
Ma la storia deve partire dal suo inizio. Eccolo. Lo scorso 8 febbraio nella sua poltrona nella grande casa di Abuja, capitale della Nigeria, si spegne Lady Ngozi Umeoji. «Una morte improvvisa», dicono a Salvarosa. «Una breve malattia», recita il memoriale on line dedicato alla scomparsa della donna. Subito tre giorni di preghiera molto partecipati, perché la morta è stata l’anima di una fondazione da lei voluta per aiutare tutte le donne in difficoltà del suo Paese. Attorno a lei la grande riconoscenza di un popolo che vive la contraddizione dell’assoluta ricchezza affiancata all’immensa povertà.
Lady Umeoji, chiamata anche Signora Diamante per il suo incredibile amore per la vita, ha cercato di accorciare questa distanza spendendosi per le più sfortunate, «mossa», conferma Inca Yolas, amico di famiglia, «da una profonda fede cristiana». Vegliato per tre giorni dopo la morte, il suo corpo è stato poi inviato all’imbalsamazione, com’è nella tradizione del paese. E qui si apre il capitolo castellano di questa storia. Inca viene incaricato da un figlio della donna, il generale, di occuparsi della bara con tanto di teca trasparente che dovrà accogliere il corpo di Lady Diamante per il funerale e per la successiva sepoltura. Il rappresentante di mobili ha già una soluzione: affida ad Arredamenti Fior progetto e realizzazione del sarcofago. Un solo vincolo: dovrà essere unico.
«Una bara a forma di aereo rivestita in foglia d’oro e luccicosi diamanti», la proposta condivisa e sostenuta da Fior e Franchetto. Arriva l’approvazione dei figli della defunta e comincia l’opera artigianale nel laboratorio-falegnameria di Salvarosa che solitamente non si occupa di bare, ma di arredi di lusso con importanti commissioni per navi da crociera. «A dir la verità», confida Paolo Fior, «è un po’ un ritorno alle origini. Quando nonno Rino ha avviato l’impresa, dal lunedì al venerdì lavorava nella falegnameria, il sabato e la domenica nel ristorante. E fabbricava anche casse per i morti».
Un mese per realizzare la singolare bara e ora è pronta per partire per la capitale della Nigeria dove dal 5 al 9 giugno si terrà la cerimonia funebre. «Aereo prenotato il 2 giugno da Venezia, anche per i ceri acquistati al Santo di Padova, come da richiesta dei parenti della morta», illustra il finale dell’impresa Diego Trentin, «Tre giorni per lo sdoganamento». Costo? Qui nessuno parla, la cifra è importante. Ci si lascia scappare solo la spesa del viaggio aereo: 5.300 euro. Il resto fa parte della leggenda.