Il caso a Venezia: ultimatum alla remiere, mercoledì il Comune vuole indietro le chiavi
Le preoccupazioni per il futuro sono quelle relative alla tipologia di contratto che passerebbe da locazione a concessione. Passaggio che potrebbe riguardare la direttiva Bolkestein
VENEZIA. Mercoledì alle 9 le otto remiere consegneranno le chiavi del compendio di Sant’Alvise al Comune, ma soltanto a patto che l’amministrazione dia delle garanzie sulla gestione e che gli accordi vengano verbalizzati punto per punto.
Già da questa premessa si capisce che il clima è ancora molto teso e che i mesi futuri non saranno facili. Attualmente l’amministrazione ha già dato in gestione il compendio a tre persone della cooperativa sociale il Cerchio.
Le preoccupazioni per il futuro sono quelle relative alla tipologia di contratto che passerebbe da locazione a concessione. Passaggio che potrebbe riguardare la direttiva Bolkestein e, a quel punto, le remiere potrebbero perdere il titolo di società dilettantistiche e le agevolazioni collegate a questo status.
Se dovesse subentrare un bando per la gestione del compendio si snaturerebbe inoltre lo spirito delle remiere, nate per incentivare lo sport scopo di lucro.
D’altronde l’incontro arriva dopo mesi di polemiche e dopo anni di malumori interni e battaglie in Tribunale a causa di ricorsi più volti presentati (e mai vinti) da una minoranza di persone contro la maggioranza di soci.
Malesseri nati in origine tanti anni fa dalla gestione discussa di un presidente e dalla sua conseguente cacciata e che si sono poi trascinati nel tempo, arrivando all’ennesimo problema durante la pandemia. Negli scorsi due anni, chi si era schierato dalla parte del presidente cacciato, si è rifiutato di pagare gli 8 euro al mese richiesti che servivano per esempio per i servizi di guardiania, manutenzione barche e pulizia. La motivazione di una trentina di persone era che siccome il Comune aveva sospeso il canone annuale di locazione allora non era necessario pagare la quota.
In realtà, proprio perché le barche sono state più ferme e perché c’è stato bisogno di igienizzare gli ambienti più volte, le spese c’erano eccome e infatti alla fine queste persone si sono ritrovate con una morosità da pagare e sono state mandate via.
Insomma, a un certo punto è intervenuto il Comune che, per trovare una soluzione affinché anche quel gruppo potesse fruire degli spazi, ha detto che si sarebbe accollato tutte le spese e la gestione. La decisione di sfrattare le realtà che da almeno 20 anni sono a Sant’Alvise ha scatenato un putiferio.
Per non perpetuare una situazione di stress diffuso, le remiere sembra che abbiano accettato a patto che le regole siano molto chiare e che non si intervenga nelle abitudine consolidate in decenni di presenza sul territorio.