Un albero per Chiara: al San Matteo gli amici ricordano la dottoressa
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Pavia, la cerimonia nel giorno in cui avrebbe compiuto 40 anni. Sei mesi fa l’incidente fatale sull’autostrada Milano-Genova
PAVIA. Una pianta nei giardini del San Matteo in ricordo di Chiara Picchi, nel giorno in cui avrebbe compiuto quarant’anni. Intorno, una platea di circa cinquanta amici, familiari e pazienti della dottoressa morta in un incidente lo scorso 20 gennaio sulla Milano–Genova, all’altezza di Binasco.
Occhi rigati di lacrime e un silenzio doloroso rendono evidente l’assenza della donna, che al policlinico pavese si era formata sul campo dopo gli studi: «L’anno scorso ero al suo trentanovesimo compleanno – ricorda Virginia, un’amica – il primo dopo la pandemia, e per questo non ci vedevamo da tanto. Le ho detto: l’hanno prossimo organizziamo un mega festone per i tuoi quarant’anni. È il ricordo che oggi mi torna in mente».
In prima fila c’è anche Francesca Picchi, la sorella minore di Chiara, stretta nell’affetto dei suoi cari: «La chiamavamo “evergreen” – racconta – perché per lei era come se il tempo non passasse mai. Il suo ricordo continua a vivere attraverso noi, ci ha riuniti. Aveva la capacità di lasciare un bel ricordo di sé anche in chi l’ha incontrata solo per un giorno».
A fianco a lei c’è anche il papà Gianmarco col volto provato dai ricordi, quasi travolto dal calore delle persone che ieri mattina hanno sentito la necessità di essere presenti: «Non mi aspettato tanta vicinanza – racconta – una consolazione per la disgrazia che abbiamo conosciuto, e che ci ha lasciato un segno profondo. Le tante persone che sono qui provano che Chiara sapeva farsi amare». Anche sul lavoro: «Tutti dicevano che era un bravo medico, che non si tirava mai indietro, anche durante il Covid. Magari crollava quando tornava a casa provata dal dolore dei malati, ma sul lavoro aveva sempre un sorriso per i pazienti».
Tra i capannelli di persone rimaste per scambiare una parola in più a margine della cerimonia, serpeggia ancora il ricordo di quel giorno di gennaio: «È stato uno shock – racconta Federica, un’amica – non potevo crederci. Ho saputo della notizia dalla sorella di Chiara, non riuscivo a capire il messaggio che ci aveva mandato sul telefono. Cercavo di trovare una spiegazione, non riuscivo davvero a realizzare quello che le era accaduto, e la mia impotenza di fronte al dolore della famiglia».