Nella “Trieste occulta” tra vampiri e fantasmi al tempo degli Asburgo
TRIESTE. Il male sollecita di più gli animi, sprizza fantasia ed è un riflesso più frontale di chissà quali paure inconsce. Da sempre in letteratura sono i cattivi ad affascinarci, più attrezzati per aggirarsi tra inganni e tradimenti. Perciò è tanto più strano che la Trieste più sinistra sia rimasta sopita per lungo tempo, quella Trieste che è stata teatro di eventi cruenti, restituiti poi dal folclore in leggenda. Storie di ingenue sartine beffate dal male, di capitani decapitati, di vampiri in transito, di case del diavolo o di spettrali processioni lungo il cuore di Città Vecchia. Storie orrorifiche insomma, corredo di molte grandi città storiche, da Torino a Roma a Londra, dove possiamo seguirne i percorsi ormai turistici. Trieste fino ad oggi ha agito con una certa discrezione a riguardo. Certo si conoscono alcune leggende, la Dama Bianca del Castello di Duino o le vicende legate a Miramare che hanno siglato la sua pessima fama di castello maledetto. Ma nessuno aveva mai raccolto in un volume compatto i luoghi più occulti della città.
Lo fanno Lisa Deiuri e Francesca Pitacco, autrici di “Trieste occulta. Storie nere ai tempi degli Asburgo” (Mgs Press, pag. 168, euro 15 con disegni di Lisa Deiuri), volume che è anche un manuale per chi voglia conoscere più a fondo la storia. Perché il libro ha il pregio di essere un’ottima guida turistica con il timbro della narrazione. Non c’è nulla di eccessivamente schematico, pur seguendo un ordine preciso che ci porta dalla Trieste romana e medioevale a quella neoclassica. Ogni luogo indicato ha la sua leggenda di spettri o vampiri, che siano le vie popolari di Cavana, i castelli imperiali o i palazzi del Borgo Teresiano.
Ma le leggende non sono mai solo leggende, si legano a trasformazioni politiche, sociali, letterarie, storiche. Ecco allora che la penna di Deiuri ci restituisce la testimonianza di grandi autori internazionali che a Trieste hanno ambientato le loro inquietanti fiction (come Charles Nodier per esempio) o la passione per lo spiritismo di alcuni scrittori (tra cui Italo Svevo e Sir Richard F. Burton), per spingersi nei labirintici cunicoli di Città Vecchia coniugando la massoneria alla religione in una delle più chiacchierate “Case del diavolo”, ovvero Rotonda Pancera.
Va detto che Deiuri ha una scrittura limpida e ritmata (d’altra parte l’autrice nasce come poeta) e maneggia perfettamente l’argomento, frutto di una ricerca mirata, ma anche effetto delle sue competenze sulla letteratura gotica. Se Pitacco ci trasmette informazioni utili sull’evolversi della città, sia a livello urbanistico che storico, Deiuri cattura il lettore con una Trieste nera che affascina non solo per gli eventi narrati, ma per tutta la letteratura che ci sta dietro. In tal senso è esemplare il capitolo sui vampiri, dove non solo vengono citati i probabili “succhiasangue triestini”, ma veniamo istruiti sui profili letterari antesignani, sui possibili viaggi dei loro autori in una efficace prova di letteratura comparata.
Pochi sapranno, inoltre, che Maria Teresa aveva emanato tre decreti specifici sul tema della magia e del vampirismo proprio per contrastare gli scempi cimiteriali (il disseppellimento dei defunti) in relazione al dilagare della superstizione. Largo spazio è dedicato anche alle figure femminili. Tra Sara Davis, Anita Pittoni o Leonor Fini, si inserisce anche un profilo più arcano, la poetessa medium Nella Dora Cambon, che fu la più celebre spiritista di Trieste. Nel suo salotto letterario ospitò anche Carducci e De Amicis e infine Italo Svevo che in un capitolo non rinuncia a descrivere – per la voce di Zeno – le modaiole comunicazioni con l’aldilà.
Luoghi e personaggi maledetti sono più di quello che possiamo immaginare. E se non bastasse il libro propone pure le location adeguate a un vampiro, a partire dall’Orto Lapidario fino al Porto Vecchio, scenografie ideali di sanguinari pasti. Dopo “Trieste Occulta” ci si aggirerà più cauti per le strade della città vecchia e nuova, perché in fondo chi può dirsi totalmente insensibile al mistero e al paranormale? Tanto più in un contesto come questo, dove splende una città manifesta e a stento ne trapela una sotterranea, città doppia nel paesaggio, sfuggente per storia, contraddittoria per natura che infatti, contemporaneamente, è anche teatro per eccellenza di scienza.