Dopo quattro anni il tribunale di Cerkassy, in Ucraina, ha emesso la sentenza che chiude il caso. I neo mamma e papà: «Siamo felici, ma dobbiamo aspettare ancora prima di abbracciare nostro figlio»
MANTOVA. L’attesa è finita. Dopo quattro anni di lotta contro la burocrazia e, negli ultimi cinque mesi, anche contro la guerra, Dario, 50 anni, e Mariafrancesca Castagna, 44 anni, di Marmirolo ce l’hanno fatta. Da mercoledì scorso sono i genitori di Francesco, il bimbo ucraino di cinque anni e mezzo ospite di un orfanotrofio di Cerkassy, duecento chilometri a sud di Kiev, e trasferito in Polonia dopo le prime bombe russe cadute nei pressi.
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Il tribunale di Cerkassy, dopo un lungo tira e molla, ha emesso la sentenza che riconosce i due coniugi di Marmirolo come il papà e la mamma adottivi di Francesco. Per abbracciarlo, però, Dario e Maria Francesca dovranno aspettare ancora un po’, forse un paio di mesi, giusto il tempo che l a sentenza dei giudici ucraini diventi esecutiva e che nessuno possa impugnarla.
«Siamo molto felici» dice Dario che dai primi giorni del marzo scorso, quando il bambino era stato messo in salvo, aveva potuto tenere soltanto sporadici contatti con il direttore dell’istituto che lo rassicurava circa lo stato di salute del piccolo, senza nemmeno, per ragioni di sicurezza, dirgli esattamente dove si trovasse e consentirgli di inviare generi di conforto e giocattoli. «Solo mercoledì scorso – spiega Dario – abbiamo saputo che il tribunale di Cerkassy aveva ritrovato la nostra pratica ed era pronto a emettere la sentenza. Sono stati comunque altri giorni terribili per noi visto che l’udienza continuava ad essere annullata e rinviata. La fissavano e poi la sera ci dicevano che era stata annullata. Solo alle 9 di mercoledì ci è stato confermato che i giudici si sarebbero riuniti alle 14. Ci siamo collegati online con il tribunale e, dopo un’oretta, è arrivata la sentenza che aspettavamo: ora anche a livello legale siamo i genitori di Francesco».
Nella vecchia vita lui era Denis, ma per dare un taglio netto con il passato, è stato scelto il nome Francesco. «Nostro figlio è ancora in Polonia – dice Dario – in una cittadina al confine con la Repubblica Ceca. Continuiamo solo ad essere in contatto con lui attraverso le foto e le notizie che ci fornisce il direttore dell’istituto che lo ha accompagnato, ma presto finirà e potremo abbracciarlo. Io e mia moglie siamo felici» non si stanca di ripetere. In Polonia, a prenderlo, andranno a fine estate, ne sono sicuri: «Conosco altre coppie che hanno fatto la nostra stessa trafila e sono ancora in attesa pur avendo avuto la sentenza favorevole 40-50 giorni fa. Ci vuole tempo, ma non importa, aspetteremo». Sono quattro anni che Dario e Mariafrancesca aspettano di diventare i genitori di Francesco.
«Era luglio 2018 – ricorda Dario – quando abbiamo cominciato le pratiche di adozione. Il 3 febbraio scorso siamo andati in Ucraina a conoscere il bimbo e siamo tornati a casa poco prima che scoppiasse la guerra. Senza saremmo tornati là e Francesco sarebbe stato già qui ai primi di giugno». Sulla sua pagina Facebook Dario ha dato notizia della sentenza di adozione con poche ma sentite parole: «Ci siamo conosciuti il 3 febbraio dopo un percorso lungo e tortuoso. Poi è scoppiato il finimondo, ma finalmente da oggi siamo ufficialmente papà Dario e mamma Mariafrancesca dello splendido Francesco Castagna. Serve ancora pazienza per poterlo abbracciare, ma noi ne abbiamo tanta».
Quella pazienza che è servita ai due coniugi – assicuratore lui, con un passato da mister in molte squadre dilettantistiche di calcio della provincia, ristoratrice lei – per superare momenti duri, fatti di angoscia e scoramento. E subito la rete si è scatenata in messaggi di augurio conditi di cuori e mani che applaudono. Il peggio adesso è alle spalle grazie alla tenacia e alla voglia di non mollare per concretizzare un sogno di paternità e di maternità cullato da sempre. Una volontà di ferro che ha spinto Dario e Mariafrancesca a cercare tutte le strade possibili per trovare la sponda giusta che li facesse entrare in empatia con l’opinione pubblica. I giornali e le televisioni sono stati subito al loro fianco. Mamma e papà hanno smosso montagne di carte e di indifferenza e, alla fine, ce l’hanno fatta: «Ringrazio tutti coloro che ci hanno sostenuto – dice ora Dario – averli accanto è stato determinante».