Cuorgnè, patto tra sindaci per riaprire il Pronto soccorso
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Rivarolo, Castellamonte e Cuorgné: «Stop alle strumentalizzazioni di piazza». L’unico presidio rimasto chiuso in Piemonte dopo la trasformazione in Covid hospital
CUORGNE’. «Chi non riaprirà il Pronto soccorso di Cuorgné se ne assumerà la responsabilità politica, etica e civile»: questo il messaggio lanciato alla Regione a 23 mesi dalla scadenza del governatore Cirio. Messaggio accompagnato da una marea di firme raccolte tra i cittadini dell’Alto Canavese.
Si viaggia verso quota 30mila
Si punta a superare le 30mila firme. Si chiede la riapertura del Pronto soccorso, unico rimasto chiuso in Piemonte dopo la pandemia, ma anche chiarezza sul futuro dell’ospedale di Cuorgnè. La petizione è stata promossa dal gruppo di minoranza cuorgnatese guidato da Davide Pieruccini. Nel dibattito entrano con forza i sindaci di Castellamonte, Cuorgnè e Rivarolo, Pasquale Mazza, Giovanna Cresto ed Alberto Rostagno, che ritengono prioritaria su tutta la linea la necessità di portare avanti un’unitarietà di intenti. Cosa si sa realmente sul futuro dell'ospedale di Cuorgnè? C'e' volontà di potenziarlo o si corre il rischio di ulteriori tagli? «Dopo la quarta ondata pandemica e le vaccinazioni- affermano i primi cittadini-, sono state ripristinate diverse attività pre Covid, come già comunicato dall’Asl/To4, tra l’altro la media degli interventi effettuati dal Blocco operatorio di Cuorgnè si aggira attorno ai 280 al mese. Rispetto al Pronto soccorso, sembra chiara la volontà politica di riaprirlo. Il problema è il reperimento del personale: anche qui la direzione Asl si è adoperata per trovare soluzioni. Non conosciamo ancora l’esito del bando per ortopedici che scadeva il 30 giugno, ma sappiamo che ogni sforzo è direzionato in tal senso, anche perché una volta riaperto il Pronto soccorso potrebbe decongestionare sia Ivrea sia Ciriè e sarebbe di giovamento per tutto il territorio».
Le ingiuste critiche
I tre sindaci, tacciati da qualcuno di essere poco incisivi firmano un patto: il Pronto soccorso sarà riaperto e l’ospedale potenziato.
«Chiaramente il futuro del presidio non può dipendere solo esclusivamente dalla riapertura del Pronto, servizio essenziale, ma è necessario un piano di rilancio generale dell’ospedale per far sì che, una volta attivato il servizio, questo poi possa perdurare nel tempo. Non riaperture e chiusure lampo, ma continuità e sicurezza sulle quali concordiamo tutti».
Chi ha avuto la sventura di dover ricorrere ad un ricovero in Pronto soccorso ad Ivrea o Ciriè, al netto della bravura e della professionalità dei medici, fa il tifo per la riapertura di Cuorgnè: «Lavoriamo coesi e in sinergia, da tempo, per il territorio- aggiungono Mazza, Cresto e Rostagno-. L’obiettivo è un rilancio generale, creando una pianificazione territoriale in cui si preveda l’interazione con il nuovo ospedale e il presidio di Cuorgnè e la nuova programmazione territoriale prevista dal decreto ministeriale, con le Case di comunità di Rivarolo e Castellamonte. A tal fine, sul presidio cuorgnatese abbiamo richiesto la possibilità di un piano strategico dedicato, di rilancio, trovando piena disponibilità da parte della direzione Asl/To4. Come amministratori locali, continuiamo a collaborare per la riattivazione dei servizi, svolgendo nelle sedi istituzionali il nostro ruolo, con atti politici concreti».
Frecciatine velenose
Poi una frecciatina alle iniziative populiste: «È lì, in quelle sedi, che riusciamo a dare voce al territorio e portare le sue istanze e i bisogni. Spesso un lavoro che non è risonante a livello mediatico, ma che richiede impegno costante e grande capacità di rispettare equilibri, competenze e criticità che sappiamo essere nazionali. La pressione politica svolta è a tutti i livelli. Infine, a breve, organizzeremo una riunione tra sindaci della zona in vista dell’incontro con l’assessore Icardi». Ma grande è il rispetto per la raccolta firme: «Guai se fosse il contrario- concludono i sindaci dei tre principali centri altocanavesani-. Le raccolte delle firme sono uno strumento ottimo di partecipazione poi, però, servono atti, fatti e perseveranza. Ci sarebbe piaciuto che fosse condivisa, prima, proprio perché si è tanto più forti quanto più si è uniti. Così, invece, può essere facilmente strumentalizzata, anche ai fini delle prossime elezioni regionali 2024, creando contrapposizioni che in questo momento non portano nessun giovamento al territorio».
(Ha collaborato Chiara Cortese)