Marmolada, il dramma di vittime e dispersi: sei corpi all’obitorio, identificazioni difficili
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Mancano all’appello due guide alpine vicentine, le salme portate a Campitello di Fassa e Canazei, almeno nove i ricoverati Potrebbe essere stata coinvolta anche una comitiva che faceva un pic nic a valle
BELLUNO. Sono sei le vittime accertate della tragedia sulla Marmolada. Due cordate di alpinisti sono state travolte dal crollo di un seracco, e numerosi sono ancora i dispersi. Le vittime, che sono state portate a Campitello di Fassa e Alba di Canazei, dovrebbero essere di nazionalità italiana, tedesca e ceca. Identificare le vittime sarà molto difficile: i corpi sono stati smembrati dalla valanga.
Fra i dispersi, potrebbe esserci anche una comitiva che stava facendo un pic nic a valle. Qualcuno aveva visto anche una bambina. Mancano all’appello anche due guide alpine vicentine: a quel che si è appreso in serata, una di Valdagno, Paolo Dani, che accompagnava una cordata di Malo; l’altra di Tezze sul Brenta. Sulla conta dei dispersi grava anche il fatto che ci potrebbero essere molti stranieri, con le conseguenti difficoltà nella segnalazione di mancato rientro.
LA TESTIMONIANZA
«Quando siamo arrivati ci siamo trovati davanti ad uno scenario pazzesco, c’erano blocchi di ghiaccio e roccia enormi dappertutto», racconta Luigi Felicetti, tecnico del Cnsas dell’Alta Val di Fassa. Gli alpinisti «erano tutti con corde e ramponi, erano attrezzatissimi, sono stati tanto sfortunati», conclude. I feriti, nove, sono stati portati negli ospedali di Treviso, Trento e Belluno. Al San Martino si trovano due tedeschi, con ferite non gravi.
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UN FERITO GRAVE A TREVISO
Un piercing all’orecchio. È l’unico elemento da cui poter partire – nella serata di ieri – per cercare di dare un’identità al quarantenne portato all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. L’uomo, definito in termini medici “di razza caucasica” per indicare genericamente la carnagione bianca e i tratti somatici tipicamente europei, ma non solo, è stato ricoverato in condizioni disperate.
A recuperarlo dal ghiacciaio della Marmolada è stato l’elicottero del Suem 118 decollato dall’ospedale Ca’ Foncello non appena è scattato l’allarme. Un medico e un uomo del soccorso alpino si sono calati con il verricello sui ghiacci, hanno constatato le precarie condizioni dell’uomo e lo hanno subito issato a bordo. La rapida corsa all’ospedale di Treviso – su indicazione del Suem regionale che ha coordinato gli interventi di soccorso per il Veneto – e lì la decisione di ricoverarlo nella Terapia intensiva di Cardiochirurgia.
Le sue condizioni sono disperate. I vestiti tecnici che indossava, all’arrivo al Pronto soccorso, erano a brandelli, e i sanitari hanno dovuto rimuovere con pazienza dalle numerose ferite i pezzi rimasti sul suo corpo. Numerosi i traumi e le fratture, in particolare allo sterno e alle costole. Sicuramente anche alcuni organi interni hanno dovuto sopportare importanti livelli di sofferenza. Di qui la decisione di intubare il paziente e ricoverarlo in Terapia intensiva. Ora il fattore decisivo è il tempo: le sue funzioni vitali sono mantenute per quanto possibile stabili, nell’attesa di capire l’evoluzione del suo stato di salute.
IDENTIFICAZIONE DIFFICILE
Il paziente non aveva documenti o altri particolari utili per risalire alla sua identità o quantomeno alla nazionalità. È probabile che lo zaino con i documenti sia rimasto sul ghiaccio della Marmolada, rotolato a valle o coperto da strati di detriti. L’unico elemento “certo” è, appunto, quel piercing all’orecchio che potrebbe consentire – a chi lo conosce bene – di identificarlo più facilmente. Importante sarà il racconto di chi si è salvato, che potrebbe conoscere il ferito o fornire indicazioni utili per l’identificazione. Oppure l’allarme lanciato da qualche amico o parente che, non vedendolo ritornare, potrebbe chiedere notizie. La situazione è assai delicata, sia sul fronte sanitario sia sul piano dell’identificazione delle persone coinvolte.