Runner triestino investito da un capriolo sulla ciclopedonale
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Paride Martin ha riportato una lacerazione sulla mano, escoriazioni sulla gamba e sul braccio: “Pensavo che a colpirmi catapultandomi violentemente a terra fosse stata una bici. Poi la sorpresa”
TRIESTE «Non appena mi passeranno i dolori tornerò a correre sulla mia amata ciclopedonale: il bonus direi che me lo sono ampiamente giocato, non credo potrà più accadermi una simile disavventura».
Col sorriso sulle labbra Paride Martin, runner amatoriale triestino classe 1964, sdrammatizza un evento davvero molto raro: essere investito da un… capriolo.
L’insolito incidente è avvenuto attorno alle 20 di venerdì 8 luglio, circa 400 metri dopo il sovrappasso di Cattinara, in un tratto di leggera pendenza, in direzione San Giacomo.
«Stavo tornando indietro verso Campanelle, dove avevo parcheggiato l’automobile, ero al 7° km sui 10 totali che avevo in programma e stavo correndo piuttosto forte sfruttando anche la discesa, quando ho ricevuto un colpo fortissimo all’altezza del fianco e della spalla destra: senza nemmeno rendermene conto sono stato catapultato violentemente per terra», racconta Martin.
Una volta sull’asfalto, il corridore capisce di essere stato investito. Sì, ma da cosa? Alzando gli occhi, si aspetta di vedere una bicicletta e il ciclista. «Invece lì ho avuto la sorpresa. A fissarmi, anche lui a terra, c’era un capriolo. Stordito, come me, dall’impatto. Dopo qualche secondo, con fatica, lui si è rialzato ed è scappato tra il verde. Io invece, una volta rialzatomi, ho iniziato a fare i conti con i danni ricevuti».
Una lacerazione sulla mano, escoriazioni sulla gamba e sul braccio. Tutto sul lato destro del corpo di Martin. Quello centrato in pieno dall’ungulato. In più c’è la questione dello smartphone che il runner teneva nella mano sinistra per controllare il tempo della propria corsa. «Il cellulare è volato sull’asfalto ma per fortuna non si è rotto e anche il vetro si è salvato grazie alla protezione che ovviamente ho dovuto buttare via: almeno su questo fronte posso dire che mia sia andata bene».
I restanti tre chilometri il 58enne triestino se li è fatti a piedi. Zoppicando. Recuperata l’automobile, una volta a casa la moglie dell’uomo si è accorta che anche il retro della maglietta, un souvenir di amici di una maratona di Amsterdam, era da buttare in quanto lacerata, probabilmente per il forte impatto con l’asfalto.
«Corro sulla ciclopedonale da prima che fosse inaugurata, e in generale sono oltre 30 anni che mi diletto a praticare questo sport. Un’unica volta era caduto, da solo, a causa del ghiaccio. Certo non avrei mai pensato di essere investito da un capriolo. Ad ogni modo meglio riderci su. Non appena starò meglio riprenderò a correre sulla mia “Cottur”, senza paura che questo evento possa ripetersi. Già così credo di aver raggiunto un record. Un secondo investimento? No, dai, sarebbe davvero roba da guinness dei primati».
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