Castello di Godego, abborda tredicenne su Instagram: a processo per adescamento
A scoprire la vicenda e a denunciarla alla Procura della Repubblica di Treviso è stato il padre della ragazza, nel settembre del 2019. L’uomo, un italiano residente a Castello di Godego, aveva notato da qualche settimana che la ragazzina, era assorta nel telefonino e sui social
CASTELLO DI GODEGO. L’aveva conosciuta sul profilo Instagram, se n’era invaghito e le aveva dichiarato amore eterno con il solo scopo di avere rapporti sessuali con lei. C’era però un “piccolo” particolare: che lei era una ragazzina di soli 13 anni, mentre lui era maggiorenne e di anni ne aveva 20.
Ora un giovane di Maserà (un centro in provincia di Padova) si trova a processo con la pesantissima accusa di adescamento di minorenne. Il fatto è emerso ieri mattina, in un’aula del tribunale di Treviso, davanti al giudice Laura Contini.
A processo c’è un ragazzo di 20 anni, originario del Nord Africa, accusato di aver adescato sui social una tredicenne. Secondo la pubblica accusa il giovane avrebbe carpito la fiducia della giovane dichiarandole il suo amore, promettendole affetto, fedeltà e pure di sposarla quando avrebbe avuto 18 anni, in cambio della promessa di fare sesso con lui.
A scoprire la vicenda e a denunciarla alla Procura della Repubblica di Treviso è stato il padre della ragazza, nel settembre del 2019. L’uomo, un italiano residente a Castello di Godego, aveva notato da qualche settimana che la ragazzina, era assorta nel telefonino e sui social. Qualcosa l’aveva insospettito perché la ragazzina era sempre più isolata e qualche volta nervosa, contrariamente al suo carattere mite e socievole.
Ad un certo punto, il padre ha deciso di passare all’azione e all’insaputa della figlia ha preso il cellulare e ha visionato chat e messaggi. È stato così che ha scoperto che la ragazzina aveva un rapporto “idilliaco” con un ragazzo, di cui non conosceva l’identità, ma che su Instagram aveva una sigla particolare con il numero 99, che era poi il suo anno di nascita.
Insospettito e sempre più incredulo e determinato ad andare a fondo della vicenda, l’uomo non ci ha pensato due volte a chiamare i carabinieri, segnalare il fatto e poi denunciarlo.
I militari, poi, su disposizione della Procura della Repubblica hanno sequestrato telefonini e chat. Tra gli sms e messaggi whatsapp incriminati c’erano frasi del tipo: voglio baciarti, voglio abbracciati, ti sposerò e altri assai più spinti.
Ieri il procedimento s’è concluso con una sentenza di proscioglimento dell’imputato ma solo perché a suo carico, per lo stesso fatto, c’è un processo già istruito che inizierà il 5 dicembre prossimo. La famiglia della ragazzina s’è costituita parte civile con l’avvocato Gianantonio Menapace.