Napolano oltre ogni limite: la Castellana ha il suo totem

CASTEL GOFFREDO. Dodici stagioni con la stessa maglia. Si va verso le 300 presenze a soli 33 anni. Alfredo Napolano non è una bandiera, è un monumento vivente della Castellana. Lo dicono i numeri, lo dice la storia personale di un ragazzo arrivato a Mantova dal sud e che ha fatto di Castel Goffredo la sua isola felice. Per lui una marea di battaglie, intervallate solo da un’annata vissuta a pochi chilometri in quel di Asola. I biancazzurri si sono rinnovati, hanno costruito una rosa per vincere. Ma serviva nel gruppo un leader silenzioso. La fortuna per mister Cobelli è di averlo già in casa: «Credo di poter dare ancora una mano – afferma mostrando la solita modestia il difensore – perché ci tengo tanto. Sono qui da una vita e la cosa mi inorgoglisce perché la Castellana col tempo mi è entrata nel cuore». E pensare che ad inizio mercato il nome di Napolano è stato più volte accostato a squadre minori: «Perché a novembre diventerò papà – rivela – e quindi temevo di avere meno tempo da dedicare alla squadra. Se una cosa la faccio, la voglio fare al 200% e non volevo dare una disponibilità non reale alla Castellana. Poi però ho parlato con i dirigenti e col mister e abbiamo capito entrambi di poter continuare il cammino insieme».

Un cammino iniziato in serie D nel 2009. Cogliandro esordiente assoluto in categoria, una squadra di ragazzini in un girone Interregionale da brividi (Pisa, Carpi, Fossombrone, Pontedera, Rovigo...) capace di salvarsi senza playout con un turno di anticipo. Un miracolo sportivo, anche se il ricordo più bello in biancazzurro, per Napolano, è un altro: «Quello del 2011, quando ci salvammo ai playout. Fu un anno difficile, ma poi allo spareggio riuscimmo a vincere fuori casa 5-0 a Trento. Una partita indimenticabile, con uno stadio pieno ammutolito. Bei momenti, come tanti altri vissuti qui. E tutto sommato posso dire che conta poco la categoria, perché a livello mentale e fisico ho sempre dato tutto me stesso come fossimo in serie A».

Il presente parla di una squadra creata per vincere: «Anche per questo sono rimasto – rivela – perché dopo tanti anni passati a lottare per la salvezza, finalmente abbiamo le carte in regola per stare con le migliori a giocarci qualcosa di importante. Mi sarebbe spiaciuto lasciare Castel Goffredo proprio adesso che si respira un’aria nuova dopo due anni interlocutori e dopo le retrocessioni dalla D e dall’Eccellenza. Se ripartiamo dallo spirito del girone di ritorno dell’ultima stagione possiamo fare grandi cose. Lo merita la società e anche la piazza che ha sempre visto dell’ottimo calcio». E, aggiungiamo noi, lo merita anche Napo.