Crisi di governo, Profumo: “I mercati ci stanno già punendo, banche solide ma l’Italia rischia”
Il presidente dell’Acri: partiti irresponsabili, la situazione è difficile
«Sono molto preoccupato». Francesco Profumo risponde al telefono mentre in Parlamento, un intervento dopo l’altro, crolla tutto ciò che resta del governo Draghi. «È tornato il rischio Italia, con un’Europa molto più debole rispetto al passato – dice il presidente della Compagnia di San Paolo e dell’Acri–. Draghi oltre a essere il riferimento per il nostro Paese ha rappresentato molto altro. L’atteggiamento di alcuni partiti, in questa fase, mi è sembrato veramente irresponsabile».
Presidente, si va verso il voto. La Borsa cade, i futures crollano e lo spread si impenna.
«È una situazione difficile e non trovo alcuna spiegazione, se non una visione di brevissimo termine, di tipo elettorale. Ma stavolta non sono certo che paghi. Anzi, sono convinto che gli elettori dimostreranno più responsabilità rispetto ai loro rappresentanti».
Perché?
«Dalle imprese alla società civile, nei giorni scorsi abbiamo assistito a una sollevazione mai vista a favore del presidente del Consiglio. Credo che nell’immaginario generale Draghi sia considerato estremamente competente e soprattutto in grado di superare le difficoltà storiche dell’Italia».
E ora?
«Andiamo avanti al buio, perché, tra le altre cose, la legge elettorale non è mai cambiata».
Questa mattina la Banca centrale europea deve varare il primo aumento dei tassi d’interesse da oltre dieci anni e contemporaneamente annunciare uno scudo anti-spread per mettere in sicurezza i Paesi più indebitati, a partire dal nostro. Una misura che piace pochissimo ai falchi del Nord e alla Germania. Che cosa cambia per noi?
«Io credo che cambi molto, e in peggio. In questi mesi il Paese è cresciuto in reputazione e in rispetto, con la sua autorevolezza Mario Draghi ha cambiato la percezione dell’Italia. Adesso vedo un rischio molto, molto grande. Non è più scontato che ci concedano quello che ci si aspetta».
Pensa che i mercati ci stiano voltando le spalle?
«Ieri è stata solo la prima lezione che i mercati ci hanno dato. È difficile capire quale sarà nei prossimi giorni la reazione, ma le condizioni per nuove tensioni ci sono tutte».
Per quale motivo?
«Il debito non è assolutamente sotto controllo, l’inflazione cresce e crescerà ancora, fino all’inizio del 2023. Non credo proprio che queste previsioni così ottimistiche della Bce si possano realizzare».
La Compagnia è il primo azionista di Intesa Sanpaolo, che ieri in Borsa ha lasciato sul terreno il 3,5 per cento. Ma hanno sofferto tutte le banche italiane. Eppure si dice che rispetto al 2011 siano più sane…
«Sono senz’altro più solide, ma il futuro dipende dal tipo di crisi che ci troveremo ad affrontare. Certo, rispetto a qualche anno fa gli istituti di credito sono maggiormente capitalizzati, sono passati attraverso crisi profonde e hanno competenze più strutturate. Il sistema è migliorato, ma ribadisco: la situazione è veramente complicata».
Oltre alla Compagnia, lei guida l’Acri, l’associazione delle Fondazioni di origine bancaria. Ieri avete diffuso i dati del rapporto annuale: il patrimonio contabile complessivo è salito a 40,2 miliardi di euro, con proventi per oltre 2 miliardi. Dopo la pandemia si è tornati a crescere?
«È il risultato di un lavoro che ha sempre una visione lunga, con un investimento importante in termini di competenze sia nella gestione di patrimonio, sia nel nuovo modello delle fondazioni, che vanno viste come agente di sviluppo. Il 2021 era stato un anno favorevole sui mercati, ma la buona gestione ha pagato».
Anche alla luce della crisi di governo, che ruolo assumono oggi le Fondazioni?
«In questa fase storica, con il Pnnr, dove c’è quasi un eccesso di risorse ma una capacità limitata da parte del Paese di reperirle, le fondazioni possono essere un soggetto di accompagnamento. La nostra priorità non è tanto finanziare i progetti ma i processi necessari per accompagnare i soggetti, dagli enti pubblici in giù, che hanno bisogno di maggiori competenze».