Tragedia per l’Università, si suicida uno studente di medicina
PAVIA. Aveva paura di perdere la borsa di studio e il posto in collegio, di non laurearsi, e chissà cos’altro. L’altro ieri uno studente del corso di Medicina in inglese si è tolto la vita nel collegio Edisu di cui era allievo. Prima di uccidersi ha programmato l’invio di una email alla redazione della Provincia pavese e al rettore dell’università di Pavia, Francesco Svelto, arrivata solo ieri mattina.
La lettera
Un suicidio, spiegano gli psichiatri, non ha mai una sola molla e a volte la malattia non basta a spiegarlo. I fattori sono tanti, diversi.
Il giovane aveva 30 anni e, racconta nella lettera, era bloccato al terzo anno di medicina. Aveva tentato il suicidio altre volte ed era in trattamento per la depressione, seguito da medici specialisti nella salute mentale.
Nella lettera al rettore lo studente pone l’attenzione sul regolamento del corso Harvey di medicina in lingua inglese che rende obbligatorio il superamento di tutti gli esami dell’anno entro il 20 dicembre, pena l’impossibilità di iscriversi all’anno accademico successivo. Un dettaglio che porta più facilmente alla perdita della borsa di studio, anche se a mancare sono pochi crediti. E che riguarda solo gli studenti del corso di medicina in lingua inglese mentre nelle altre facoltà ci si può iscrivere agli anni successivi anche se manca qualche credito. Un problema grosso soprattutto per gli studenti con poche possibilità economiche che dalla borsa di studio e dal posto in collegio dipendono per poter proseguire gli studi.
«Sono lo studente che si è tolto la vita in collegio - ha scritto -, non sono riuscito a cambiare nulla. L’Edisu ha cercato di aiutarmi e gliene sono molto grato ma non è solo una questione economica ma anche di (in)giustizia». Lui stesso, spiega, si era scontrato con il problema dei crediti: alla fine del secondo anno gliene mancavano 6 di un esame da 20. Era riuscito a sostenerli solo a fine gennaio, perdendo il diritto di passare all’anno successivo. Parla dei ricoveri in psichiatria, della concessione di non perdere l’anno arrivata dal preside del corso di laurea a marzo, dei mesi che scarseggiavano per gli esami e delle difficoltà che si accumulavano. Della perdita della voglia di vivere.
Le reazioni
«Il mio dolore, il nostro dolore è enorme - spiega Francesco Rigano, presidente dell’Edisu - ma non è nulla rispetto a quello che doveva avere lui nel cuore. Come Edisu abbiamo fatto quello che potevamo in questi anni: abbiamo cercato in tutti i modi di aiutarlo, anche garantendogli il posto gratuito in collegio, seguendolo. Lavorando anche con gli psichiatri, ottenendo da lui di poter informare la famiglia del suo malessere. I regolamenti di facoltà non so se siano giusti o sbagliati, ma noi non possiamo cambiarli». «Siamo molto addolorati per questo ragazzo - spiega il preside di Medicina, Marco Benazzo -. Conoscevamo la situazione, è stato aiutato. Siamo intervenuti anche su alcuni esami che gli studenti non riuscivano a passare. Il regolamento Harvey è basato su quello degli altri corsi internazionali, ora c’è una discussione in corso».
«Il dolore per una tragedia di questo tipo prevale su tutto - dice il rettore Francesco Svelto - . Nel merito di quanto scrive lo studente ero già intervenuto in passato, mi era stato chiesto dai rappresentanti degli studenti e li avevo indirizzati al referente del corso, c’era stata una discussione. Quello che posso fare sui regolamenti è sensibilizzare i colleghi, e che il tema venga guardato con serietà anche in commissione paritetica. Il ragazzo stava male, ma non è l’unico: lo sportello psicologico è nato anche in seguito a casi come questo. La pongo come riflessione mia a livello umano e professionale e ai colleghi: una regola su un ragazzo fragile può portare a un tale sconvolgimento. Non ho una soluzione, ma non è il primo caso in un corso di laurea in cui ci sono regole che dovevano servire di stimolo. Questi casi ci pongono di fronte alla necessità di un ulteriore approfondimento». In collegio il rettore ieri ha radunato i compagni per un momento di riflessione e dialogo, di ricordo. E i compagni di medicina ora vorrebbero organizzare qualcosa per ricordarlo. —
Fenomeni depressivi riguardano più di uno studente di medicina su quattro nel mondo e quasi uno su tre in Italia in base a uno studio dell’università di Torino del 2020. Una percentuale alta se si pensa che fenomeni depressivi riguardano invece solo il 4% della popolazione generale. Sulla salute mentale degli studenti l’università di Pavia, su stimolo dei rappresentanti degli studenti - soprattutto di Medicina - ha iniziato a muoversi più di due anni fa istituendo uno sportello psicologico, disponibile anche in inglese, per rispondere alle esigenze degli studenti italiani e stranieri. Il servizio di consulenza psicologica dal maggio 2020 a gennaio 2022 ha ricevuto circa 700 richieste. Si tratta per lo più di matricole, seguite dagli universitari a un passo dalla laurea. L’ingresso e l’uscita dall’università sembrano essere i passaggi più delicati, in particolare per gli allievi di Medicina e Chirurgia, che più di altri hanno aderito al servizio. Il servizio offre sei incontri, finanziati dall’ateneo con fondi propri e per provare a dare aiuto in tempi ragionevoli sono stati organizzati anche percorsi di gruppo, cumulabili con le consulenze individuali.