Il biologo nutrizionista: “È l’obesità la vera pandemia. E gli sforzi non riescono a risolverla”
«Un neonato piange quando ha fame, se non ce l’ha, non piangerà». Pietro Mignano, docente e biologo nutrizionista, usa una metafora per spiegare ancora con più evidenza un problema che cresce di anno in anno, di giorno in giorno: «Ci sono più obesi che mai. Nonostante i nutrizionisti, le giornate mondiali dedicate al tema e i farmaci, l’obesità colpisce tutto il mondo e gli sforzi non riescono a risolverla: è di fatto la vera pandemia». Ma una soluzione, spiega Mignano, c’è. E non sta nel mangiare meno.
Ogni anno sentiamo dirci che ci sono più obesi che mai. Perché?
«Dicevamo che il neonato reagisce piangendo quando ha fame e lo fa perché ha un meccanismo giusto di fame e sazietà. Questo non vale per gli adulti».
Cosa ci fa perdere l’”equilibrio”?
«Dagli anni ‘60 a oggi in tutto il mondo il tasso di obesità è cresciuto sempre di più, non ha mai raggiunto un plateau e questo perché siamo diventati sempre più sedentari, è un dato di fatto. Ma non solo. Quello che è aumentato è lo zucchero, cioè il cibo raffinato, che è a basso costo e di largo consumo. Significa che chiunque può riempirsi un carrello con pochi soldi e aver un’idea di prosperità, ma il problema di questi alimenti è che creano dipendenza».
È questa la causa?
«C’è ovviamente una predisposizione, una condizione genetica, ma essere obesi è una patologia. Un conto è avere 3kg di più, un conto è averne 30 pensando che sia la genetica a farmeli prendere. Nei Paesi dove non è ancora arrivato il cibo industrializzato, non c’è questo tasso di obesità, così come in natura non esistono animali in sovrappeso. Com’è possibile che l’uomo sia obeso e che i problemi continuino a crescere? Le cause sono due: il movimento, come già detto siamo tutti più sedentari, e il consumo di cibo raffinato, degli zuccheri».
Per capire, è quello che succede alle donne durante il ciclo: non si riesce a stare lontano dagli zuccheri?
«Esatto, mangi un biscotto e subito ne vuoi un altro. In quel periodo non ti mangeresti di tutto: non avresti voglia di tre etti di salmone al forno, mentre magari di salmone al sushi sì e questo perché è pieno di zucchero. Tutto quello che ha una grande concentrazione di zuccheri crea dipendenza e c’è una spiegazione: in passato, in età evolutiva, lo zucchero dava al cervello un segnale di abbondanza, come a dirgli “mangia ora che dopo non si sa che mangi”. Questo segnale è rimasto, ma non è più cosa vera e l’industria alimentare la usata a suo piacimento».
Sbagliamo l’approccio, quindi?
«La soluzione all’obesità non va mai in queste due direzioni. Sull’attività fisica ovviamente qualcosa c’è, ma andare un’ora in palestra non è sufficiente. E poi il grande problema è che ci si concentra sulle diete. La soluzione è invece muoversi di più e mangiare del cibo naturale: carne, pesce, uova, verdure, togliendo il cibo raffinato. Più raffinato e manipolato è, più crea dipendenza. Bisogna svincolarsi dalle calorie: non si dimagrisce mangiando poco, ma scegliendo cosa mangiare, cibo di qualità».
Ci sono differenze tra Nord e Sud Italia?
«Sì, nel Sud Italia il tasso di obesità è molto più abbondante, principalmente perché si consumano più pasta, pizza e zuccheri. È un problema estremamente culturale: noi impariamo dai nostri genitori e una volta consolidato quell’aspetto …».
E tra uomini e donne?
«La differenza è che l’uomo ha bisogno di più quantità, deve vedere il piatto pieno. La donna, invece, non ha bisogno di grandi quantità ma di provare cose diverse, molti sfizi».
L’età incide?
«È un fattore che incide ma solo per una questione di educazione, come dicevamo. Ai bambini più gli si dà da mangiare cibo raffinato, più si perde il controllo. È molto importante un’educazione ferma, che non vuol dire mettere il bambino a dieta, ma insegnargli a mangiare del cibo corretto, anche in quantità maggiori se ne ha bisogno. C’è sempre da ricordare che un bambino obeso sarà un adulto obeso e questo creerà dei problemi per la sua salute fisica e mentale».
Secondo l’Oms la pandemia ha influito peggiorando la situazione e i disturbi alimentari in questi ultimi due anni sono aumentati. È così?
«Per forza di cose la nostra vita è stata più sedentaria e questo è uno dei fattori. Ma oltre a ciò, in tanti hanno perso il lavoro e questo può voler dire costi minori: con 50 euro il carrello di schifezze te lo puoi riempire e a casa mangi patatine, cioccolatini, caramelle. Il cibo poi è anche visto come consolatorio, ma non è vero che ci fa sentire meglio: anzi, se ho problemi di obesità peggiorerà la mia situazione».
L’obesità è anche un importante fattore di rischio per il Covid.
«Fino a poco tempo fa non veniva considerata una patologia, perché non muori di obesità, ma di infarto, di apnee, di arresto cardiaco, tutte condizioni causate dall’obesità. Un soggetto obeso è meno sano e quindi certamente più a rischio».
Dopo “Dieta chetogenica (per pigri)” uscito nel 2021, adesso esce il tuo secondo volume, “Carbo-lopp”, parlerà di questo?
«Il primo libro è un modello alimentare. Poi mi sono detto: prima di spiegarti che cosa devi mangiare ,devo farti capire perché lo fai. Perché c’è un tasso di obesità crescente? Perché siamo sempre più obesi? Perché nessuno riesce a dimagrire? Abbiamo i migliori medici e comunque siamo sempre qui a fare dieta. “Carbo-loop”, scritto insieme al medico chirurgo Erik Gozzo, prova a spiegare che la differenza sta nel cosa mangi».