Mantova, anziani soli in casa e disidratati: li salvano gli infermieri volontari

MANTOVA. Quando gli infermieri volontari sono entrati nel suo appartamento, lo hanno trovato stanco e disidratato. Lo hanno soccorso giusto in tempo, prima che le sue condizioni generali oltrepassassero la soglia della criticità. «Per fortuna ha chiamato il nostro servizio domiciliare. Da quando lo abbiamo istituito i nostri infermieri hanno fatto centinaia di interventi nei quartieri della periferia nord della città e nelle frazioni di comuni confinanti. Il più delle volte per ricevere servizi come le iniezioni o prelievi, ma a volte, come in questo caso, anche per interventi di pronto soccorso».

A parlare è Marco Sivero, del comitato degli abitanti del piccolo quartiere Rabin, dove dallo scorso maggio è attivo un servizio infermieristico a domicilio grazie alla disponibilità di professionisti in pensione. Un ’iniziativa nata per rispondere alle esigenze e ai bisogni della famiglie che non sempre riescono a trovare con facilità chi svolga prestazioni di tipo infermieristico come la misurazione della pressione, le iniezioni, i test per il livello delle glicemia e così via. Ma ben presto i volontari si sono resi conto che il fabbisogno è più complesso. E più vasto. «Soprattutto dopo l’emergenza Covid molti anziani e persone con varie forme di fragilità tendono ad uscire il meno possibile – spiega Sivero – e in periodi come questo, con temperature molto al di sopra della norma, saltano fuori situazioni che possono essere pericolose per persone di una certa età che vivono sole».

Da maggio ad oggi gli interventi effettuati a domicilio dagli infermieri di prossimità sono stati 138. Di cui il 34% per richieste di flebo per idratazione; il 52% per iniezioni, cateterismi, flebo varie, medicazioni; il 4% per supporto notturno di anziani; il 10% per prelievi a domicilio. «Ma sono stati svolti anche diciotto interventi in emergenza per pazienti che con ogni probabilità sarebbero stati portati al pronto soccorso – riferisce Sivero – tra questi anche casi di disidratazione. Inoltre abbiamo riscontrato una grande voglia di rimanere in contatto soprattutto nelle persone anziane spesso sole e ciò è importante dal punto di vista psicologico».

Questo servizio, insomma, sembra aver messo in risalto l’esistenza di un fabbisogno, quello di un maggior decentramento e facilità d’accesso alla sanità. Questo spiega le richieste crescenti di ambulatori di quartiere (l’Asst ha confermato il progetto di un ambulatorio a Lunetta, ad esempio) a cui arrivano spesso risposte da centri sociali e organizzazioni di volontariato, che integrano il servizio sanitario, medici di base, farmacie e ambulatori infermieristici privati.