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Июль
2022

Serie tv di oggi hit musicali di ieri

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La popstar Kate Bush, in pensione da anni, è prima in classifica in mezzo mondo per un suo brano che, quando uscì, non ebbe nemmeno un gran successo. Il motivo? È nella colonna sonora della saga cult Stranger Things 4 (su Netflix). Ma la sua canzone «resuscitata» dal piccolo schermo non è un caso isolato. Ecco i più famosi esempi di «ripescaggio».

Si chiama «sincronizzazione» l’alchimia magica che abbina suoni e immagini nelle serie tv, come nei film. È un’arte complessa, praticata da un’élite di professionisti noti come «music supervisor»: uomini e donne dalla cultura musicale enciclopedica, conoscitori raffinati del repertorio mainstream, ma anche di perle nascoste nei dischi di artisti semisconosciuti o totalmente fuori moda.

All’interno del processo produttivo di una serie tv la scelta dei brani è un elemento cruciale, decisivo per definire l’identità del prodotto ed enfatizzare gli snodi della trama. Da qualche anno una delle maggiori fonti di introito dell’industria discografica è proprio la salvifica sincronizzazione. Che riporta in auge brani finiti nel dimenticatoio o spalanca le porte del mercato a musicisti di nicchia.

Esemplare in quest’ultimo caso la vicenda di Cold Little Heart, una mini suite lunga 10 minuti del cantante inglese Michael Kiwanuka, diventata un successo internazionale (a dispetto della durata non proprio da singolo) grazie al connubio con Big Little Lies, tv drama ambientato nei quartieri bene di Monterey (nel cast Nicole Kidman, Laura Dern e Meryl Streep).

Di recente Kate Bush, cantante e performer di enorme talento, ha riassaporato la vetta delle classifiche mondiali dopo anni di volontario esilio e silenzio. A catapultarla al primo posto è stata Nora Felder, la music supervisor di Stranger Things, che al termine di un’estenuante selezione ha optato per il suo Running Up That Hill come colonna sonora del dramma della protagonista, Maxine, interpretata da Sadie Sink, in lutto per la morte del fratello. Nel testo di quella che è una canzone d’amore, c’è una strofa che calza alla perfezione con lo stato emotivo di Maxine: «E se solo potessi, farei un patto con Dio, lo convincerei a scambiare i nostri posti…». Risultato: due milioni di dollari di diritti d’autore, tra maggio e giugno 2022, per Kate Bush, diventata un’icona della Generazione Z, 37 anni dopo l’uscita del brano, contenuto nel suo disco del 1985, Hounds Of Love.

A proposito di carriere rivitalizzate, anche i vecchi rocker Metallica hanno ricevuto enormi benefici dalla colonna sonora di Stranger Things: i clic della loro Master of Puppets, uscita nel 1986, hanno avuto un incremento del 650 per cento in una settimana grazie alla scena finale della serie cult, in cui (spoiler alert!) uno dei protagonisti, Eddie Munson, imbraccia la chitarra e suona il classico della band californiana.

L’abilità più richiesta a un music supervisor è quella di lasciare senza parole, di stupire per l’apparente incoerenza della musica prescelta con il contesto in cui svolge la serie tv. Lo sa bene Thomas Golubic, ideatore della soundtrack di Breaking Bad. Il suo colpo di teatro è stato utilizzare Crapa pelada (portata al successo dal Quartetto Cetra), un pezzo jazz-swing elaborato nel 1936 dal compositore e direttore d’orchestra Gorni Kramer che innestò una filastrocca in dialetto milanese sulla melodia di It Don’t Mean a Thing di Duke Ellington. Imprevedibile quanto geniale la connessione tra l’uomo frustrato per la perdita dei capelli nella canzone di Kramer e la testa rasata di Walter White, il deus ex machina di Breaking Bad, ex professore di chimica malato, vessato e depresso che si trasforma in cinico e spietato produttore-spacciatore di metanfetamina.

Tra le serie cult, Billions è quella che più di ogni altra ha sancito il legame indissolubile tra suono e immagini. Perché la musica non è solo nella colonna sonora, ma anche nei dialoghi dei protagonisti che citano testi di canzoni a profusione, come Atomic Punk dei Van Halen o Formation di Beyoncé («Always stay gracious, best revenge is your paper»), o nelle t-shirt del protagonista Bobby Axelrod con i loghi di Metallica, Black Sabbath e Motorhead. Tra i molti brani riportati in auge dalla serie, la splendida River di Joni Mitchell e The Payback di James Brown, canzoni d’altri tempi che, inserite nel contesto, sembrano scritte appositamente per le gesta di Axelrod e soci.

A proposito di colpi di genio dei consulenti musicali di sceneggiatori e registi, impossibile non citare il ripescaggio di Ti amo di Umberto Tozzi nella Casa di Carta in una scena epica (Berlino intona il brano durante il suo matrimonio, accompagnato da un coro di monaci) che ha totalizzato milioni di visualizzazioni su YouTube e riacceso la popolarità di una hit datata 1977. Entrata ora nell’immaginario della generazione che ascolta Blanco e Mahmood.




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