Meno acqua nel Ticino per aiutare i campi in crisi con la siccità
PAVIA. È stato ridotto il deflusso minimo vitale (e quindi la portata) del Ticino a valle della diga del Pamperduto, a Somma Lombardo, portandolo da 17 a 14 metri cubi al secondo, con una diminuzione della portata del 15%. La deroga consentirà ai consorzi irrigui, in particolare all’Associazione Irrigazione Est Sesia che serve l’area risicola del Novarese e della Lomellina, di prelevare più acqua dal fiume azzurro per andare incontro al grave deficit idrico delle aziende agricole. Il deflusso minimo vitale, che è la quantità d’acqua che deve restare in Ticino per garantire la sopravvivenza dell’ecosistema, è stato ridotto ieri mattina dal Consorzio Ticino.
Accordo fra Regioni e parchi
La decisione è giunta al termine di un incontro a cui hanno partecipato, le Regioni Lombardia e Piemonte, i Parchi del Ticino lombardo e piemontese, i consorzi Villoresi ed Est Ticino, il Consorzio del Ticino e le Arpa Lombardia e Piemonte. «La richiesta arrivata dal Consorzio del Ticino era quello di dimezzarlo, portando il fiume ad una portata di 8,5 metri cubi al secondo – spiega il consigliere del Parco Massimo Braghieri -. Noi l’abbiamo bocciata, in quanto il corso d’acqua è in condizioni di estrema sofferenza e un dimezzamento ne avrebbe ulteriormente peggiorato lo stato di salute. Ma siamo in una situazione di emergenza tale da imporre anche al nostro fiume un ulteriore sacrificio. Una sperimentazione, svolta in passato, consentiva di arrivare fino a 14 metri cubi al secondo, limitandone gli effetti negativi. Per questo abbiamo accettato, con la clausola che vengano eseguiti monitoraggi fisici e biologici da parte del Consorzio per valutare eventuali problemi all’ecosistema. La settimana prossima anche il Parco del Ticino, insieme al Centro italiano di riqualificazione fluviale, inizierà i monitoraggi previsti in un progetto finanziato da Fondazione Cariplo. Integreranno quelli del Consorzi, in modo da verificare lo stato di salute lungo tutto il fiume».
Cos’è il deflusso minimo
«Il deflusso minimo ha la logica di preservare l’ecosistema e di tutelare il suo funzionamento – spiega il professor Renato Sconfietti, ricercatore del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente -. Ma in contesti di emergenza, come quello attuale, si è obbligati a stabilire delle priorità e, in questo caso, è quello di sostenere l’agricoltura che è in forte sofferenza. In queste condizioni è quindi giusto accettare una riduzione del deflusso minimo vitale. I 17 metri cubi al secondo erano il risultato di un accordo tra due Regioni che ha tenuto conto anche dei consorzi irrigui. Ora è stato necessario ridurre a 14, ma una quindicina di anni fa erano ancora meno. Il Ticino sarà in grado di riprendersi». Contrari alla riduzione del deflusso minimo vitale del Ticino sono gli ambientalisti. Il presidente dell’associazione Amici del Ticino, Roberto Vellata, ha commentato sul suo profilo Facebook la decisione delle due Regioni sottolineando come il provvedimento vada contro le indicazioni di Aipo.
Stefania Prato