Bimba annegata nel lago, indagate una suora e quattro animatrici. Tutti i nomi
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Consegnati gli avvisi di garanzia. Ora l’autopsia sarà decisiva per stabilire le responsabilità
VITTORIO VENETO. La svolta nell’inchiesta sulla tragica morte della piccola ucraina, Mariia Markovestka, annegata nelle acque del lago di Revine nel pomeriggio di mercoledì, è arrivata nella mattinata di sabato, quando, dopo quasi tre giorni di incessanti indagini dei carabinieri della compagnia di Vittorio Veneto, coordinati dal capitano Francesco Galante, la procura della Repubblica ha tirato le somme, leggendo i verbali di testimoni del dramma e delle persone sentite a sommarie informazioni, e ha deciso di iscrivere nel registro i nomi di cinque persone contestando i reati di omicidio colposo e omessa vigilanza.
Si tratta di animatori e persone che avevano a che fare con l’organizzazione del campo estivo: Marina Baro alias “Suor Maddalena”, responsabile del campus, Martina Paier, 22 anni di Vittorio Veneto, Simonetta Da Ronch, 45 anni di Vittorio Veneto, Camilla Rizzardi, 37 anni di Revine Lago, e Tiffany De Martin, 19 anni di Fregona.
Gli avvisi di garanzia sono stati consegnati dai carabinieri nel tardo pomeriggio di sabato ai diretti interessati che ora dovranno nominare i loro legali in vista dell’autopsia che è stata fissata per le 9.30 di domani mattina.
L’incarico è stato affidato all’anatomopatologo Antonello Cirnelli che avrà il compito di rispondere ai quesiti della procura, il principale dei quali riguarda la causa della morte della bimba e, soprattutto, capire quanto tempo è passato dal momento dell’allarme della scomparsa della piccola da parte dei sorveglianti a quello del suo ritrovamento nel lago di Revine.
Sia chiaro che la religiosa responsabile del campus “San Giuseppe” e le animatrici sono state iscritte nel registro degli indagati con lo scopo di garantire loro la possibilità di partecipare alle operazioni peritali, in particolare all’autopsia, nominando eventualmente un loro consulente di parte.
Si tratta di donne, alcune molto giovani, che si mettono a disposizione della comunità o fanno del volontariato una loro ragione di vita. Di certo, tutte sono scosse per la morte della piccola ucraina di 9 anni, sfuggita alla guerra per venire in Italia con mamma e nonna alla quale il destino ha riservato un epilogo atroce.
L’esame esterno della salma ha rivelato che i polmoni di Mariia erano pieni di acqua, elemento, questo, che fa propendere per la morte per annegamento. Ma resta comunque ancora aperta l’ipotesi del malore.
Un dettaglio fondamentale, da accertare nel corso dell’autopsia, anche per attribuire eventuali responsabilità. La procura, attraverso i carabinieri, ha lavorato sodo in questi giorni, sentendo oltre una decina di testimonianze, tra testimoni diretti, presenti mercoledì pomeriggio, nel luogo dove è avvenuta la tragedia, e indiretti, che avevano a che fare con l’organizzazione del campo estivo.
A fornire le prime utili indicazioni agli investigatori sono stati il vigile del fuoco veneziano e i turisti che hanno estratto la piccola dal fondale del lago, permettendo così ai soccorritori di provare, seppur inutilmente, a rianimare la piccola. Lo stesso vigile del fuoco aveva detto che dal momento dell’allarme della scomparsa della piccola a l suo ritrovamento, erano passati 40 minuti. Tanti troppi per sperare in un miracolo di strapparla alla morte.