Morto sul lavoro a Vidor. Cinque indagati per il muratore folgorato
VIDOR. A quasi 9 mesi dalla tragedia sul lavoro che costò la vita a un muratore di Soligo, Valentino Zanutto, 43 anni, marito e padre di due figli, folgorato da una scarica elettrica di da 20.000 volt in un cantiere edile di via Alnè a Vidor, l’indagine per omicidio colposo è arrivata ad una svolta con ben cinque persone finite sotto inchiesta: un giovane operaio, tre imprenditori, e, pure, il committente dei lavori.
Vale a dire Luciano Mariotto, 69 anni di Sernaglia, l’impresario della “Mariotto Costruzioni srl” di cui Zanutto era dipendente, Sebastiano Bin, 24 anni di Montebelluna, il giovane operaio che manovrava il braccio snodabile dell’autopompa, dal quale passò la scarica elettrica letale, Antonio e Alessandra Balbinot, rispettivamente 88 e 59 anni, entrambi di Asolo, proprietari dell’autopompa che serviva per il getto terminale di calcestruzzo dell’entrata carraia in cui era impegnata al lavorare la vittima al momento della tragedia, e Paolo Vettoretti, 41 anni di Vidor, committente dei lavori e titolare dell’azienda agricola “La Todera”, proprietaria dell’area dove sorgeva il cantiere.
La tragedia avvenne nel primo pomeriggio del 5 novembre scorso. La vittima stava manovrando con il tubo terminale della pompa di calcestruzzo nel cantiere per il rifacimento della casa di uno dei proprietari della cantina vitivinicola “La Todera”. Teneva in mano il bocchettone per indirizzarlo all’interno del muretto in costruzione, quando rimase folgorato da una scarica elettrica proveniente dai fili dell’alta tensione causata dall’urto con il braccio meccanico della betoniera, radiocomandato da Bin.
Possibile che nessuno si fosse accorto dei fili dell’alta tensione che passavano sopra il cantiere? È proprio su questo punto che il pubblico ministero Massimo De Bortoli ha indirizzato l’inchiesta, individuando, in base agli esiti, precise responsabilità.
Nei confronti di Sebastiano Bin (difeso dall’avvocato Alberto Mascotto), dipendente della Balbinot Antonio srl”, la procura contesta la negligenza «per aver manovrato il braccio snodabile dell’autopompa senza prestare la dovuta attenzione all’elettrodotto, la cui presenza era ben visibile, che veniva toccato dal braccio snodabile».
Mentre per Luciano Mariotto (difeso dall’avvocato Pietro Barolo), l’impresario alle cui dipendenze lavorava la vittima, l’accusa è più articolata. Gli si contesta la mancata stesura di un piano operativo di sicurezza (il P.O.S.) che contemplasse i rischi e le misure preventive che riguardavano la presenza di un elettrodotto sopra il cantiere. Il pm De Bortoli gli contesta anche di non aver messo fuori tensione e in sicurezza le parti attive in prossimità della linea elettrica ad alta tensione e pure di non essersi coordinato, nell’adozione di misure di sicurezza, con la ditta “Balbinot Antonio srl”, proprietaria del macchinario usato per il getto di calcestruzzo.
Ai due Balbinot, Antonio e Alessandra, difesi dagli avvocati Alberto Virago, Lucio Martignago e Renzo Fogliata, le contestazioni ruotano attorno al macchinario, attraverso il quale passò la scossa elettrica. E cioè non aver provveduto ad assicurare che l’uso dell’autopompa «fosse riservato a un lavoratore in possesso della necessaria informazione e della formazione inerente la conduzione di autopompe per calcestruzzo». E non aver preso in considerazione «il rischio di folgorazione a cui i lavoratori erano esposti nell’utilizzo dell’autopompa con sviluppo in verticale degli elementi mobili», non aver predisposto il piano operativo di sicurezza e nell’aver affidato a Bin «il compito da svolgere nel cantiere», senza fornirgli «specifiche istruzioni, con riguardo alle distanze da mantenere dai cavi elettrici o alle altre misure-procedure di sicurezza operativa da adottare».
Infine, sotto inchiesta è finito anche Paolo Vettoretti (difeso dall’avvocato Simone Guglielmin), uno dei titolari dell’Azienda Agricola La Todera, perché, come legale rappresentante della società committente dei lavori, «non provvedeva a fornire alla ditta appaltatrice dettagliate informazioni sui rischi nell’ambiente di lavoro e non provvedeva a designare il coordinatore per l’esecuzione dei lavori, in possesso di specifici requisiti, pur essendo prevedibile la presenza nel cantiere, anche d fatto, di più imprese esecutrici». L’inchiesta coinvolge anche le società degli indagati, individuate come responsabili civili: la “Mariotto Costruzioni srl” di Sernaglia, la “Balbinot Antonio srl” di Vidor e l’“Azienda agricola La Todera di Vettoretti Pietro & figli Società semplice” di Valdobbiadene.