Podrecca tenta la carta delle svendite al 50%: «Affitto insostenibile, triestini aiutateci»
TRIESTE Quel cartello in vetrina che annuncia la svendita a metà prezzo di tutto ciò che è esposto non poteva passare inosservato. E ha fatto subito suonare il campanello d’allarme. Lo storico negozio di utensili e casalinghi di via Mazzini Podrecca, dopo 101 anni di onorata attività, rischia di alzare bandiera bianca. E chiede esplicitamente aiuto alla città e ai triestini. «Abbiamo delle difficoltà per un arretrato degli affitti, e in questo modo cerchiamo liquidità per tamponare la situazione», confermano Carlo Zolia e il figlio Michele, titolari e anime di un negozio talmente caratteristico, talmente unico, che quando ci si entra pare di intrufolarsi in un piccolo mondo antico.
«Per ora tentiamo di non chiudere, di resistere», spiegano: «Siamo disposti anche a vendere, ma ora è difficile trovare un acquirente, quindi ci appelliamo ai triestini affinché, facendo anche un acquisto, preferendo un piccolo negozio alla grande distribuzione, alle importanti catene o all’online, ci aiutino». Per i due commercianti «basta un segnale: qui si trovano anche cucchiaini da 50 centesimi, come pure piccoli elettrodomestici di maggior valore».
C’è quindi un negozio storico da salvare, da supportare. E la città può fare la sua parte «per salvaguardare uno dei locali più vecchi di Trieste», sottolineano sempre gli Zolia, persone semplici, introverse, perfettamente aderenti a quel contesto. Lo scorso anno, quando nel mese di maggio, allo scoccare del primo secolo di vita, era stata ripercorsa la storia di quell’incredibile negozio, che un bambino aveva persino sostenuto ricordargli l’atmosfera dei film di Harry Potter, i titolari non avevano nascosto quanto fosse dura far fronte a tanta concorrenza e tanta tecnologia. E già allora, anche dopo i mesi di chiusura imposti dal Covid, avevano accennato al peso dell’affitto sulla gestione di quell’azienda. Una situazione che li aveva già costretti a rinunciare a un magazzino di via Imbriani, dove conservavano parte della merce. «Teniamo duro – sostengono – perché siamo affezionati. Questo negozio fa parte della nostra vita e ci dispiace tutto questa venga distrutto. Ma è tanto difficile. I rincari energetici non incidono molto. Noi stiamo attenti, non sprechiamo. È l’aumento del costo della locazione che fa la differenza».
I triestini e non solo, quando entrano, fanno loro i complimenti: «Anche i turisti apprezzano il negozio perché ci raccontano come pure in Austria o in Germania rivendite simili sono sparite». Ma dalla solidarietà manifestata a parole Podrecca ora ha bisogno che si passi ai fatti. «Acquistare in un negozio come il nostro significa contribuire a salvare una realtà che ha anche un valore culturale, serve a salvaguardare la tradizione», ricordano. I triestini, anno dopo anno, hanno perso molti dei fori storici di Trieste. Locali che Massimo Donda, presidente del “Gruppo operatori antiche botteghe” triestine, definisce «panda, una specie a rischio estinzione da proteggere, per non perdere il ricordo di Trieste grande città-emporio fra ’700 e ’800». Godina, Guina, Beltrame, Orvisi, Marchi Gomma: la lista completa sarebbe lunghissima.
Il foro commerciale di via Mazzini 42/a è di proprietà della Fondazione Morpurgo. Il presidente Pierpaolo Gregori, dispiaciuto, spiega di essere «al corrente delle difficoltà: non siamo assolutamente indifferenti alla questione anche per la storicità di quell’attività». Il punto è che ci sono diversi mesi di affitti arretrati ancora da saldare: «Anche durante la pandemia abbiamo fatto il possibile per aiutarli con un abbattimento notevole dei costi di locazione. Con pazienza stiamo cercando di arrivare a una soluzione che trovi un equilibrio tra le esigenze della Fondazione e quelle di un negozio storico». C’è chi valuta che gli Zolia non abbiano saputo stare al passo con i tempi, non abbiano saputo modernizzarsi. Ma quel negozio, se la modernità avesse fatto un passo tra gli scaffali, forse avrebbe perso quel fascino