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Июль
2022

Tribolo e “porcellana”, piante infestanti delle nostre strade

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PAOLO CAUZZI

Nicola Ardenghi

In queste calde giornate estive, sui marciapiedi e nelle aiuole, abbondano numerose piante erbacee (“erbacce”, direbbe qualcuno). Due sono le più appariscenti e degne di nota: il tribolo e la porcellana comune.



Il tribolo (Tribulus terrestris L.) è una pianta annuale dal portamento strisciante. Nativa delle zone temperate e tropicali di Europa centro-meridionale, Africa e Asia, era già segnalata nel 1816 a Pavia dal direttore dell’Orto Botanico di allora, Domenico Nocca. Ma negli ultimi anni si è espansa sempre di più (anche in Oltrepo). Specie in origine legata soprattutto alle zone costiere sabbiose, la sua avanzata è stata con ogni probabilità favorita dal clima sempre più caldo e da un’eccessiva gestione del verde: il tribolo non ama competitori; quindi, in assenza di altre erbe, si espande senza problemi. Ha contribuito anche il trasporto da parte di pneumatici calzature, sui quali i frutti del tribolo si infilzano con grande facilità. Si tratta di “camari”, frutti che, una volta secchi, si separano in diverse unità di dispersione contenenti i semi. Sulla superficie di queste sono presenti le famose spine, che determinano l’adesione dei frutti alle superfici di trasporto e il fastidioso foramento di ruote, suole e zampe. Il complesso di spine rende i camari del tutto simili ai chiodi a 4 punte usati come arma contro carri e fanterie già ai tempi dei Romani, non a caso denominati “tribulus”. Il tribolo, nonostante la “cattiva” reputazione può trovare posto anche nei nostri spazi verdi, soprattutto in giardino aridi e con poca manutenzione, stando ovviamente molto attenti al contenimento in vialetti e zone pedonali.

La porcellana comune (Portulaca oleracea L.) è anch’essa un’erbacea annuale, nativa delle zone subtropicali e tropicali del Vecchio mondo. A Pavia e provincia è molto diffusa, anche come infestante delle colture e degli orti. Possiede minuti fiori gialli, da cui si sviluppano piccoli frutti a capsula, che contengono numerosi semi di colore nero. Le sue foglie sono appiattite e hanno consistenza carnosa, che ha favorito il loro consumo come verdura, specie in insalate o come contorno. Ricca di acidi grassi Omega-3, la porcellana, col nome dialettale “erba purslána”, figura fra le piante alimurgiche (piante selvatiche commestibili) della tradizione pavese. Oltre a essere molto diffusa in ambienti urbani e “ostili” ad altre specie, è spesso ospite degli orti privati proprio come “coltivazione”. In realtà più che coltivata è mantenuta: da buona annuale si disseminerà autonomamente garantendo una piccola produzione di foglie ogni stagione. Quando indesiderate, le due piante possono essere oggetto di diserbo ma è sempre meglio, su piccole superfici, privilegiare la rimozione manuale (facile, con piante annuali con radici poco sviluppate) prima che vadano a seme. I frutti del tribolo infatti maturano anche quando la pianta è morta. Con l’utilizzo di buoni guanti (resistenti alle spine) e palette per eradicare radici non vi saranno problemi a contenere queste due specie molto interessanti. Si suggerisce inoltre di favorire la copertura da parte di altre erbacee perenni e tappezzanti, possibilmente di origine autoctona. In California, contro il tribolo, sono stati impiegati con successo due coleotteri curculionidi originari dell’Italia meridionale (Microlarinus), le cui larve si sviluppano nei frutti o nelle parti vegetative della pianta. —




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