La porta d’ingresso di una caratteristica villetta bassa di Twentynine Palms, una città sperduta nel deserto della California, si apre e ad accogliermi c’è Jacob Elordi. Indossa un’ampia camicia di lino sbottonata fino al petto e sull’uscio, con il suo metro e novantasei di altezza, ho l’impressione di trovarmi sotto i riflettori di MTV Cribs, show che ti porta nelle abitazioni delle star. Mentre mi accompagna all’interno, spiega che è appena tornato dall’Europa: ha assistito al Gran Premio di Formula 1 disputato a Monaco e al concerto dei Rolling Stones a Madrid. Appena atterrato a Los Angeles, però, ha sentito il bisogno di scappare di nuovo. Così, l’attore venticinquenne australiano è salito sulla sua Range Rover e ha guidato per due ore e mezza verso est, oltre Joshua Tree, fino a questa abitazione in affitto. «Potrei venire qui a vivere», dice, sedendosi a gambe incrociate su un grande divano bianco. «È un posto incantevole dove ci si può rilassare senza vedere nessuno».

L'attore di Euphoria nella cover di GQ di Settembre

Jacob Elordi sulla copertina di GQ di Settembre

L'attore di Euphoria nella cover di GQ di Settembre

Nonostante Elordi sia abituato a stare al centro dell’attenzione, l’incredibile rapidità della sua ascesa alla notorietà lo ha un po’ spiazzato. Solo cinque anni fa, aveva appena finito il liceo nella nativa Brisbane, capitale del Queensland in Australia.

Poi è arrivato il ruolo nei panni dell’aitante Noah Flynn nella commedia romantica The Kissing Booth che è stata vista da decine di milioni di persone e lo ha trasformato, da un giorno all’altro, in una celebrità. Non è un modo di dire: Netflix ha rilasciato il film a mezzanotte a Los Angeles; quindi, Elordi è andato a letto come un ragazzo normale e al risveglio aveva 4 milioni di nuovi follower sul proprio account Instagram.

Ted Sarandos, il co-CEO di Netflix, ha definito quel film come «uno tra i più visti al mondo in questo momento», dopo la sua uscita nel 2018. «Ho dovuto cancellare le foto del liceo perché era l’Instagram in cui raccontavo la mia vita», sostiene l’attore. «Vorrei che le persone capissero quanto sia stato drastico il cambiamento».

Se questa è la scintilla da cui è divampata la fiamma della sua carriera, ciò che è venuto dopo è stato un autentico incendio: la parte da protagonista nei panni di Nate Jacobs in Euphoria, la serie televisiva di punta della HBO che racconta la vita sregolata degli studenti liceali della Generazione Z. La prima stagione è andata in onda nel 2019 e ha ottenuto un enorme successo di critica. Poi è arrivata la pandemia e l’incendio si è trasformato in una supernova: il pubblico tenuto prigioniero tra le mura domestiche ha trovato una via di fuga nell’edonistico mondo di un liceo che era in egual misura torbido e inebriante. Euphoria ha fatto il botto e nel 2022, quando la seconda stagione è andata in onda, 19,5 milioni di spettatori si sono sintonizzati negli Stati Uniti a ogni episodio, il numero più alto dal 2004 per qualsiasi show HBO diverso da Game of Thrones. All’improvviso, Elordi è diventato l’affascinante antieroe di una serie entrata subito nel cuore del pubblico di massa e si è ritrovato in una spirale di celebrità che, da allora, sta ancora cercando di gestire.

Tuta Prada, T-shirt ERL, orecchino Jacob & Co, collana Tiffany & Co., bracciali David Yurman, anello sul dito medio personale, anelli sull’anulare e sul mignolo Bernard James

Jacob Elordi su GQ settembre 2022

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Ha scelto la tranquillità di Twentynine Palms per allontanarsi dalla vita di Los Angeles e trovare la concentrazione necessaria per il suo prossimo ruolo di aristocratico inglese nel film Saltburn, il seguito di Una donna promettente, della scrittrice e regista Emerald Fennell. Su suggerimento della stessa Fennell, Elordi ha letto Ritorno a Brideshead per immedesimarsi nel personaggio e spiega che il suo abbigliamento, una camicia a sbuffo e un paio di pantaloni di lino, fa parte del tentativo di calarsi nella «disinvolta aurea da privilegiati» dei protagonisti del romanzo. Ha già la sensazione di iniziare a entrare nella nuova identità. «In questo posto», afferma, «posso essere chiunque e fare qualsiasi cosa».

Fin da piccolo, Elordi ha avuto le idee chiare su chi voleva diventare da grande: desiderava seguire le orme degli attori che ha sempre amato. La lista comprende sia alcuni miti del cinema quali Brando e Olivier, sia le celebrità più recenti, a partire da Ledger e Bale. Al liceo ha iniziato a leggere le loro biografie e a scappare in biblioteca per guardare i film che hanno interpretato. Si è fatto il piercing alle orecchie sulla falsariga di Daniel Day-Lewis. Al collo porta una medaglia di San Cristoforo, proprio come quella di Steve McQueen. Ha con sé la sceneggiatura di Saltburn custodita in un raccoglitore di pelle logora appartenuto a Gary Oldman, un regalo del figlio di Oldman, Charlie, un suo caro amico. Ha trascorso gli anni a imitare questo genere di stelle e possiede il classico aspetto hollywoodiano che potrebbe un giorno permettergli di entrare a far parte della loro schiera: sopracciglia forti, sguardo espressivo. Basta strizzare gli occhi un attimo per vedere in lui qualcosa di simile a una versione molto alta di Jeremy Irons in una trasposizione anni ’80 di Brideshead.

Jacob Elordi, però, deve fare i conti con qualcosa che i suoi idoli non hanno mai dovuto affrontare. Ha raggiunto la fama nel modo più moderno, ovvero con milioni di nuovi follower su Instagram nel giro di una notte. Un’esperienza del genere potrebbe disorientare chiunque ed è stata particolarmente traumatica per un’anima antica come quella di Elordi. Viene spontaneo chiedersi: «Nell’era di TikTok, questo giovane attore in erba riuscirà a ricalcare le lunghe e solide carriere degli eroi del grande schermo da lui tanto venerati?». L’agenda dei suoi prossimi progetti suggerisce che è sulla buona strada: oltre a Saltburn, in cui recita accanto a Rosamund Pike, apparirà in un thriller con Zachary Quinto e in un road movie realizzato da un collaboratore dei fratelli Safdie. Ha scoperto che appena la telecamera smette di riprendere, i dubbi esistenziali cominciano a emergere e gli si fanno strada nella mente. «Riesco a vedere il precipizio mentre cammino in bilico sul suo ciglio. La mia paura è una sola: quale sarà il passo da cui non potrò più tornare indietro?».

Tank top Loewe, pantaloni Gucci

Jacob Elordi su GQ Settembre 2022

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Euphoria racconta le esperienze di un gruppo di liceali con lo stesso timbro narrativo scelto da Formula 1: Drive to Survive per documentare i retroscena legati ai bolidi da corsa. I ragazzi dell’East Highland High School si comportano come la maggior parte di noi ha fatto da adolescente, in un momento di crescita in cui è naturale spingersi oltre i propri limiti. La differenza è che nella finzione tutto viene portato all’estremo e assistiamo a uno spettacolo ad alta densità di oppiacei e sesso. L’affresco nel suo insieme risulta elettrizzante e allo stesso tempo spaventoso, soprattutto perché l’estetica al neon sfruttata dal creatore della serie, Sam Levinson, cattura perfettamente le emozioni intense e drammatiche che si possono provare negli anni del liceo. Oggi, in effetti, tale intensità risulta addirittura vertiginosa. Per l’attuale generazione, l’ansia che una volta si provava nell’ entrare in mensa, quella sensazione di capire chi sei sotto lo sguardo degli altri, continua a essere presente ovunque ci sia il Wi-Fi. Euphoria è la spettacolarizzazione di una storia sulla costruzione della propria identità in un mondo sempre online e sul doloroso processo psicologico in cui ci sforziamo di colmare il divario tra chi siamo e chi vogliamo essere.

Il personaggio di Elordi, Nate Jacobs, avverte molto questo dislivello esistenziale. In superficie, è il classico bad boy televisivo: il quarterback di successo che ama il fitness e nasconde il proprio lato oscuro da maschio alfa. Gli atteggiamenti tossici di Jacobs vanno perfino oltre l’alcol, la guida spericolata, il ricatto, la violenza, la persecuzione, il catfishing, il gaslighting, ogni genere di abuso e il sesso con l’ex del suo migliore amico, che è anche il migliore amico della sua ex. Nel profondo dell’animo un segreto continua a tormentarlo: da ragazzo, ha scoperto le registrazioni realizzate dal padre a sé stesso mentre faceva sesso con giovani uomini e donne trans. Gran parte delle azioni di Nate mirano, perciò, ad alimentare l’idea di un’identità virile e maschilista che lui crede possa proteggerlo dal pericolo di trasformarsi in un clone della figura paterna.

Interpretare Nate significa immaginare l’opposto di quanto ha vissuto in età adolescenziale, confida Elordi, che definisce suo papà «il modello assoluto del tipo di uomo che vorrei essere». John Elordi, imbianchino di professione, ha trascorso 13 anni a costruire la casa di Brisbane in cui Jacob è cresciuto, un esempio che ha instillato nel figlio l’etica del lavoro, della tenacia e della concretezza. Il padre è fiero di lui, anche se non comprende del tutto i meccanismi della nuova vita del suo famoso erede. «Continua a chiedermi “Hai intenzione di girare la scena... in cui vi baciate?” e io “No, papà, sto facendo dei bei film, te lo giuro”. “È quello in cui sei americano?” e io “Sono americano in tutti, papà”», confida Elordi.

Maglia Dior, orecchino Tiffany & Co., collana e anelli sull’anulare sinistro, sul dito medio destro e sul mignolo sinistro Chrome Hearts, bracciale a sinistra e anello in alto sull’indice sinistro David Yurman, bracciale a destra e anello sull’indice sinistro in basso personali, anelli sul mignolo destro Fabergé

Jacob Elordi su GQ settembre 2022

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In ogni caso, l’attore ha un rapporto privilegiato con la madre Melissa, da lui definita «la persona più presente, affettuosa, splendida e angelica dell’intero pianeta», che riesce a comprendere meglio i personaggi che interpreta. Nella prima stagione, dopo l’arresto di Nate in seguito all’aggressione della propria ragazza, Melissa ha chiamato Jacob per esprimere la sua viva preoccupazione. «Credo che lei veda Nate esattamente come me», sottolinea Elordi. La madre casalinga si è offerta di lavorare alla mensa scolastica, cosicché ogni giorno, mentre lui mangiava il pranzo preparato a casa, poteva stargli accanto. Entrambi i suoi genitori hanno delle T-shirt con le immagini stampate di quasi tutti i personaggi da lui interpretati.

La passione di Elordi per la recitazione è nata intorno ai 12 anni, l’età in cui Nate, in Euphoria, ha cominciato a sviluppare un’identità da maschio alfa attraverso una routine di allenamento che prevedeva trazioni e grida talmente forti da non permettere a nessuno di accusarlo di essere effeminato. A scuola, sebbene Elordi fosse un attore emergente, restava ancora un atleta, membro della squadra di rugby, dove ha iniziato subito ad avvertire la dicotomia tra le due realtà. «Appena ho cominciato a recitare, a scuola mi hanno dato del gay, ma avevo molta fiducia in me stesso. Perché sapevo di potermi dedicare a entrambe le attività», ricorda. «Ero abbastanza bravo nello sport e altrettanto nel teatro. Mi ritenevo al di sopra della banalità di un simile chiacchiericcio e questo mi faceva sentire più vecchio. In realtà, si trattava di una maggiore maturità. Non mi sono mai preoccupato di essere considerato meno uomo dai miei coetanei. Inoltre, la situazione mi permetteva di fare spettacoli teatrali insieme alle scuole femminili. Trascorrevo i fine settimana in compagnia delle ragazze più belle dell’istituto o, in alternativa, a leggere le parole in assoluto più romantiche che siano mai state scritte».

Camicia  Dolce & Gabbana, pantaloni A.Potts, scarpe Gucci, orecchini e collana in alto Tiffany & Co., collane in basso David Yurman

Jacob Elordi su GQ Settembre 2022

Camicia  Dolce & Gabbana, pantaloni A.Potts, scarpe Gucci, orecchini e collana in alto Tiffany & Co., collane in basso David Yurman

Uno dei ruoli da lui ricoperti è stato quello di Oberon, il re delle fate, nel Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare. Come mi ha raccontato, era entusiasta di poter interpretare un Oberon che trasgredisse le linee di genere convenzionali. Indossava una giacca di pelle e anelli alle dita. «Quando hanno iniziato a definirmi gay, ricordo di essermi truccato», precisa. Aveva il viso ricoperto di brillantini viola e capelli decorati da strisce rosa. «Pensavo: se devo essere il re delle fate, sarò il più sexy che abbiate mai visto». L’esperienza lo ha rigenerato. «Ho iniziato ad accogliere questo tipo di personaggi. La femminilità è diventata una componente fondamentale. Ho cominciato a comunicare con le mani. Sono diventato un vero e proprio teatrante».

Elordi ha iniziato a comprendere l’enorme valore nascosto nella possibilità di sovvertire le aspettative comuni e questo potere lo ha inebriato. «È stato divertente fare l’attore», aggiunge. «Mi sono allontanato dalla cultura della birra e dello sport e mi sono detto: “Beh, se ritenete che questo sia gay, io rimarrò ciò che sono stato quando ero vostro amico, cioè un ragazzo etero, ma vestirò i panni dell’artista. Lo farò per dimostrare che il vostro pregiudizio è una sciocchezza”. Non sono mai riuscito a capire come si possa etichettare qualcosa, in assoluto. Quanto è assurdo identificare lo sport come un’attività prettamente maschile? In che modo la sessualità può influenzare l’abilità di un atleta o di un performer?».

In un periodo così importante della sua giovane vita, un momento in cui molti di noi abbandonano certe attività per paura o a causa della pressione dei coetanei, Elordi, di fronte alle stesse forze che hanno dato origine alla crisi d’identità di Nate Jacobs, ha trovato una solida sicurezza in sé stesso. «A scuola avevo grande fiducia nelle mie capacità, sentivo di essere pronto a percorrere la strada da solo, senza farmi influenzare da nessuno», dichiara. «Giocare a rugby rendeva fiero mio padre. Fare teatro faceva sentire orgogliosa mia madre. Quindi, se riuscivo a seguire entrambi gli interessi nati dalla mia educazione, come potevo sbagliare? Sembra un ragionamento fatto col senno di poi, ma all’epoca ne ero consapevole. Ed è un traguardo i cui frutti porto ancora dentro. Spero che la performance di Euphoria rispecchi questa filosofia. Si tratta di muscoli e cuore. Significa mettere insieme Montgomery Clift e Marlon Brando».

maglia ERL, orecchino Tiffany & Co.

Jacob Elordi su GQ settembre 2022

maglia ERL, orecchino Tiffany & Co.

The Kissing Booth è stato girato in Sudafrica e nel 2017, dopo la fine delle riprese, Elordi ha fatto le valigie trasferendosi a Los Angeles. Ha dormito sul divano di un amico nella San Fernando Valley per un paio di settimane. A volte parcheggiava la sua Mitsubishi del 2004 in Mulholland Drive e dormiva lì. «Non cercavo un lavoro», rammenta. «Credo di essere arrivato ad avere... non ricordo se 400 o 800 dollari sul mio conto in banca. Euphoria è stata l’ultima audizione prima di essere costretto a tornare a casa per un po’ di tempo a guadagnare qualcosa e a rimettermi in sesto».

Naturalmente, il ruolo fu assegnato a lui e fu uno dei primi a essere scritturato. Al momento di girare l’episodio pilota, uno dei produttori notò che Elordi trascorreva una quantità spropositata di tempo nella propria roulotte e nell’auto parcheggiata accanto. «La mia automobile era come quella di un accumulatore seriale, zeppa di scatole, appendiabiti e quant’altro», confida Elordi. Il produttore gli procurò una stanza allo Standard di West Hollywood e da allora vive a Los Angeles. «Sono stato davvero fortunato», ammette. «È una storia di Los Angeles, capisci?». Elordi è grato per la sua buona sorte, anche nei giorni più faticosi. Sul set di Euphoria, le riprese di Sam Levinson possono essere lunghe e intense: le scene della festa di Capodanno da cui parte la seconda stagione sono durate, per esempio, tutta la notte. Un’esperienza che a caldo Elordi ha paragonato a «trovarsi all’inferno». Eppure, quando ci siamo poi sentiti a giugno, ha ricordato l’esperienza in modo diverso.

«Lavorare su quel set è una gioia assoluta», mi svela. «Quando recito per Sam, siamo in trincea, mi fido di lui e faccio di tutto in modo da aiutarlo. Credo di avere sentito persone dire: “Guarda, questa è una brutta immagine da mostrare, non dovresti farti sfruttare fino all’osso al servizio dell’arte”. Al diavolo, a me piace». Elordi precisa di non voler sminuire il punto di vista di chi la pensa diversamente, ma ci tiene a sottolineare che uno dei motivi per cui Euphoria ha avuto così tanto successo è dovuto ai lunghi giorni di riprese. «Alla fine, tutto quanto vediamo in televisione, dalle scene di cui le persone parlano tanto, alle emozioni suscitate, fino alle discussioni provocate dallo show, è dovuto al fatto che alcune riprese hanno richiesto 30 o più ciak».

Eric Dane, l’interprete di Cal, il padre di Nate Jacobs, ha riconosciuto in Elordi la capacità di un veterano nel gestire quelle lunghe sessioni di lavoro. «Esiste un livello minimo di concentrazione che si deve mantenere durante l’intera giornata, in modo da potere restare sempre caldi e continuare a recitare, e lui ce l’ha», mi racconta al telefono. «Ha un fascino da gregario e ci divertiamo molto anche se è sempre concentrato e pronto».

Camicia e collana Dior Men, tank top vintage, orecchino Tiffany & Co., bracciale David Yurman, anello Jacob & Co

Jacob Elordi su GQ settembre 2022

Camicia e collana Dior Men, tank top vintage, orecchino Tiffany & Co., bracciale David Yurman, anello Jacob & Co
Giacca, Diesel. Orecchini Tiffany & Co.

Jacob Elordi su GQ settembre 2022

Giacca, Diesel. Orecchini Tiffany & Co.

Per entrare nella personalità di Nate Jacobs, Elordi si è recato in una palestra dove abitualmente si allenano i TikToker. Lo scopo era osservare come quei ragazzi camminavano, parlavano alle coetanee e quali erano le canzoni in grado di far loro battere il cuore: «Ascoltano un sacco di pezzi di Pop Smoke», riporta. Dal momento che Nate si comporta al pari di un maniaco predatore, si è affidato a una fonte d’ispirazione molto specifica: i documentari sugli squali. «Nate è sempre concentrato a sorvegliare il territorio», spiega. «Si imbatte in qualcuno nel corridoio ed esattamente come uno squalo quando assaggia la gamba di una vittima, spunta dagli abissi e l’annienta».

Elordi ha riservato lo stesso livello di intensità persino alla preparazione di The Kissing Booth, un approccio che, a posteriori, riconosce essere stato un po’ assurdo. Il film era basato su un romanzo che l’attore leggeva alla stregua di un testo sacro e quando notava delle discrepanze tra la sceneggiatura e il materiale di partenza, lanciava l’allarme. «Ricordo di aver detto: “Nel libro fuma. Devo fumare. Ha bisogno di sigarette. È un ragazzo problematico”». Gli fu comunicato che, purtroppo, non sarebbe stato possibile. «Mi sono detto: “È una schifezza!”. Ricordo di essere entrato in guerra per questo. Dicevo: “Stiamo mentendo a milioni di quattordicenni là fuori? Il ragazzo ha bisogno di nicotina. C’è scritto qui a pagina 4, guardate!”. Immagino che la gente pensasse: “Mio Dio! Ma questo tizio fa sul serio?”».

Il punto è la serietà di Elordi rispetto alla recitazione. «Per me», dice, «recitare è respirare». Se discute spesso con ponderazione di «metodo» e «tecnica», è perché recitare al cinema o in teatro e, nel frattempo, studiare le grandi star dello schermo e del palcoscenico, è stata la sua unica vera formazione. «Non ho concluso l’università e ho finito a malapena le scuole superiori», spiega Elordi. «Tutto il mio sapere è frutto dei libri e delle opere teatrali che ho letto».

Zachary Quinto, protagonista insieme a Jacob Elordi nel thriller di prossima uscita He Went That Way, è rimasto particolarmente colpito dai libri che il giovane collega si portava dietro. «Parecchi erano testi di filosofia, forse ce ne era anche uno di Nietzsche», ha riferito. Secondo Quinto, si tratta di una persona dotata di una profondità superiore ai suoi anni. «Non credo che siano in molti ad avere una simile vivacità intellettuale e il desiderio di andare in profondità alla sua stessa età. Viviamo in un’epoca segnata dall’influenza dei social media e da curiosità decisamente più frivole rispetto all’interesse per il pensiero di Nietzsche».

Il trasporto di Elordi per la recitazione è legato alla precoce scoperta dei libri che ne hanno arricchito l’immaginazione e lo hanno aiutato a cogliere uno spettro più ampio di emozioni. «Qualcuno ha affermato che ogni essere umano è capace di commettere un omicidio», osserva, «e mi piace pensare a questo quando recito. Ogni singolo dolore, perdita, felicità o tristezza che proviamo nel corso dell’esistenza resta sempre presente, si nasconde nelle ossa. Dobbiamo solo capire il modo di raggiungerlo».

Trench Prada, camicia e pantaloni Fear of God, stivaletti Bottega Veneta, orecchino Tiffany & Co., bracciale sul polso sinistro e anello a destra sull’indice sinistro David Yurman, bracciale sul polso destro e anello a sinistra sull’indice sinistro personali, anelli sull’anulare sinistro, sul mignolo sinistro e sul dito medio destro Chrome Hearts

Jacob Elordi su GQ Settembre 2022

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Sul tavolino della villetta di Twentynine Palms c’è una copia del libro di Peter Guralnick sul re del rock, L’ultimo treno per Memphis. L’ascesa di Elvis Presley. Elordi lo ha comprato dopo avere visto il trailer del nuovo film biografico di Baz Luhrmann su Elvis, perché si è reso conto che anche una superstar della musica di tale livello nutriva grandi ambizioni hollywoodiane. «Sono rimasto basito: “Accidenti! Elvis Presley voleva essere James Dean”», esclama Elordi. «Sognava di diventare come Marlon Brando. Ho effettuato ricerche su quasi tutti gli attori di quell’epoca e pensavo che Elvis fosse un intrattenitore e un cantante. Invece, era un attore». Elordi approfondisce di continuo la sua ricerca e prende appunti mentre legge. «In un certo senso, sto cercando di imparare da queste persone», spiega. Considera gli attori che lo hanno preceduto dei veri e propri amici. «Non ho amici che abbiano vissuto la mia esperienza, per cui sono quasi dei fari guida».

Nel dettaglio, c’è un’intervista video a Elvis che Elordi ha visto e gli è rimasta particolarmente impressa. «Mentre parlava era molto affabile con la stampa, ma gli si leggeva negli occhi quanto fosse esaurito», racconta, prima di lanciarsi in un’imitazione di Elvis in piena regola. «Diceva: “Sono stanco, amico. Dormo solo quattro o cinque ore, sono davvero esausto”. È davvero toccante per me, perché è un periodo lontano e diverso, però si tratta di un uomo costretto a vivere 10 miliardi di volte ciò che ho provato io, è lo stesso tipo di sensazione».

Una forma assai simile di stanchezza ha colpito Elordi all’indomani di The Kissing Booth e ancora oggi continua a infastidirlo: l’improvvisa attenzione, il continuo esame e monitoraggio della sua vita privata. Voleva smettere di recitare, confessa, «una reazione che potrebbe sembrare eccessivamente emotiva e drammatica, ma io sono emotivo e molto drammatico. Non sopportavo di essere diventato un personaggio pubblico. Ho sentito una sgradevole sensazione di estraneità a me stesso».

Non ha mollato, anzi, ha realizzato due sequel del film da cui è iniziata la sua rapida scalata, e negli anni successivi l’attenzione si è amplificata. La prima volta che un paparazzo lo ha fotografato insieme a un’altra persona è rimasto traumatizzato. «Mi sono sentito come se, all’improvviso, mi fossi trasformato in un poster», spiega. «Credevo di essere diventato un cartellone pubblicitario. Mi sembrava di essere in vendita. Poi mi è andato in tilt il cervello. Non ero sicuro di essere una persona in carne e ossa, di essere autentico. Una situazione che altera davvero il tuo punto di vista... Determina una prospettiva molto paranoica nell’affrontare la vita».

Completo, by Dries Van Noten. T-shirt Tripp NYC from Trash & Vaudeville. Collana e braccialetto ( mano destra) Shay Jewelry. braccialetto (mano sinistra), David Yurman. Anelli Chrome Hearts

Jacob Elordi GQ settembre 2022

Completo, by Dries Van Noten. T-shirt Tripp NYC from Trash & Vaudeville. Collana e braccialetto ( mano destra) Shay Jewelry. braccialetto (mano sinistra), David Yurman. Anelli Chrome Hearts

A infastidire l’attore hanno contribuito alcune teorie diffuse negli angoli bui di internet, secondo le quali era lui stesso a convocare i paparazzi per attirare l’attenzione su di sé. Sul set di Acque profonde, ha chiesto consiglio al collega e star Ben Affleck, anch’egli molto noto ai tabloid. Le parole di Affleck, come lui stesso ricorda, non sono state esattamente rassicuranti. La cosa peggiore, gli ha confessato Affleck, è che in alcuni momenti di sconforto inizi a sentirti un impostore. Arrivi a chiederti se volessi davvero che i paparazzi catturassero quella foto di te.

Elordi ha paura che l’attenzione dei media possa fargli perdere la bussola e condizionarlo a tal punto da indurlo a soffocare la parte di sé meno adatta al passaggio a Hollywood. Teme di vedere affievolire la propria forza vitale e di ridursi a essere il bel volto di un cartellone pubblicitario.

Agli occhi di alcuni operatori del settore, il desiderio di Elordi di trascendere dalla bellezza esteriore è esattamente il suo punto di forza. Sean Price Williams, direttore della fotografia in Good Time dei fratelli Safdie, ha poi diretto Elordi in un film di prossima uscita intitolato The Sweet East. Il regista afferma che il giovane attore gli ricorda Robert Pattinson, la star di Good Time, che ha lavorato sodo nel tentativo di farsi apprezzare per le doti di recitazione dopo che Twilight lo ha reso famoso nel ruolo di rubacuori sexy. A sua detta, il personaggio che Elordi interpreta in The Sweet East è stato modellato su un Pattinson post-Twilight. «La trama della storia è basata su un gruppo di ragazzi che dopo essere arrivati al successo grazie a un noto franchise, vorrebbero dedicarsi a qualcosa di un po’ più originale e ambizioso», sottolinea Williams, «e questa è quasi la sua storia».

Anche Zachary Quinto ha cercato di dare una spiegazione sul momento di transizione in cui si trova Elordi. «Jacob attraversa una fase molto particolare del proprio percorso professionale di attore e, in particolare, di star», ha commentato. «Sono due aspetti estremamente diversi tra loro. Lui sta cercando di trovare un equilibrio tra le due cose». Al momento il timore è che gli obblighi derivanti dall’essere una celebrità possano ovattare la percezione della realtà dalla cui esperienza ha bisogno di attingere nel suo lavoro di attore.

«La paura», rivela Elordi, «è che un giorno fare una passeggiata a Byron Bay, a casa mia, possa non avere più per me lo stesso significato, perché ho limato tutti gli angoli. Soffro all’idea di arrivare a non sentire più il vero sapore e il piacere della vita. Conosco solo questo modo di essere: sorridere, salutare, essere sempre gentile, non provare nulla, essere il più elegante in ogni situazione, sapere in ogni contesto qual è la cosa giusta da fare e come comportarmi. Ma non ne ho idea. Ho 25 anni».

Tank top Loewe, bracciali David Yurman, anello sull’indice sinistro personale
Tank top Loewe, bracciali David Yurman, anello sull’indice sinistro personale

Il giorno seguente al nostro incontro nel deserto, Elordi mi riceve nella casa che ha affittato a Los Angeles, situata letteralmente sotto la collina dell’insegna di Hollywood. In effetti, sembra un piccolo museo dedicato al mondo del cinema. Nel soggiorno fanno bella vista una foto incorniciata di Clint Eastwood e un poster giapponese del film Gioventù bruciata; sul pavimento sono accatastati centinaia di libri, tra cui una biografia di Marlon Brando di 1.100 pagine.

Dopo la mia partenza, Elordi mi ha raccontato che mentre guidava nel deserto ha visto un ragazzo costretto per lavoro a grigliare della carne sul ciglio della strada, nonostante i quasi 40 gradi di calore esterno. La cosa lo ha fatto riflettere su quanto sia effettivamente fortunato a svolgere un mestiere come il suo.

«Sono consapevole di godere di un autentico privilegio nel potermene stare seduto qui, nella mia casa di metà del secolo scorso in mezzo al bosco, a guardare film e a interpretare piccoli personaggi per vivere», osserva. Di recente, però, uno dei suoi amici gli ha detto una cosa che lo ha profondamente colpito: «Non importa se stai annegando in una piccola ciotola d’acqua o nell’oceano: stai comunque annegando». A volte, negli ultimi giorni, Elordi ha la sensazione di annegare. Questo mi ricorda un pensiero da lui espresso a proposito del suo personaggio, Nate: «Quel ragazzo si trova in mezzo all’oceano, c’è una tempesta e non ha una vela, nessuna idea. Non ha un libro con le regole da seguire per capire che tipo di persona potrebbe essere».

Fino a ora, Elordi ha seguito un valido manuale di istruzioni. Purtroppo, la sicurezza che lo ha sostenuto durante l’intera esistenza si è scontrata con l’ondata di marea del successo e lui ora non sa bene come cavalcarla.

Tuta Prada. T-shirt ERL. Collane Tiffany & Co. e David Yurman. Braccialetti David Yurman. Anello al dito medio proprio, anelli all'anulare e al mignolo Bernard James. Orecchini Jacob & Co.
Tuta Prada. T-shirt ERL. Collane Tiffany & Co. e David Yurman. Braccialetti David Yurman. Anello al dito medio proprio, anelli all'anulare e al mignolo Bernard James. Orecchini Jacob & Co.

Il timore principale è che la percezione degli altri su di lui offuschi il suo stesso senso d’identità. «Non voglio rinunciare completamente a ciò che ero da bambino e, man mano, sono diventato da adulto, in cambio di una qualsiasi versione pubblica di me stesso, anche se non è affatto negativa. Desidero rimanere in contatto con il fanciullino interiore e il mio io più profondo. Non intendo guardare la vita con distacco e dall’esterno. Voglio esserne parte attiva. Desidero essere presente, continuare a stupirmi e guardare la realtà con i miei occhi».

Ha continuato a cercare quel senso di pienezza e gioia che all’origine lo ha spinto a recitare e, di recente, l’ha provato di nuovo quando è andato a fare un provino per Saltburn in un ufficio di casting a Londra. Portava la borsa dei libri a tracolla e mentre altri attori che conosceva uscivano dal provino, aveva la piacevole sensazione di essere tornato a scuola, a Brisbane. «Mi sono sentito di nuovo un attore», racconta. «In quella stanza, quando eravamo solo due persone a leggere il copione, ho avvertito chiaramente il significato autentico della recitazione. Questo è ciò da cui provengo e amo: il teatro dal vivo. Si recita sul posto. Il rischio è alto, ma non c’è nessun altro problema. È come se avessi ricevuto un dono e in quel momento me lo hanno restituito».

Da quando si è trasferito a Los Angeles non è mai stato così entusiasta, eppure sa bene che questo potrebbe avere un prezzo. Ripenso alle sue parole di prima: “Riesco a vedere il precipizio... quale sarà il passo da cui non potrò più tornare indietro?”.

«Sono così carico», mi dice, «ma allo stesso tempo ho una grande paura. Credo che sia questo a farti andare avanti». Gli faccio notare che sembra proprio sul punto di spiccare il volo. «Credo di sì», replica. «Charles Bukowski diceva che se vuoi provarci devi farlo fino in fondo..., altrimenti non è nemmeno il caso di iniziare. Questo potrebbe significare perdere fidanzate, mogli, parenti, lavori e forse la tua mente. Potrebbe significare gelare in una panchina nel parco, potrebbe voler dire prigione, derisione, scherno, isolamento. Ma se vai fino in fondo, ti garantisco che ti riservi un posto tra gli dei».

Camicia  Dolce & Gabbana, orecchini e collana in alto Tiffany & Co., bracciali a destra e sinistra David Yurman, bracciale al centro Bulgari, anello al meduio proprio, anello all'anulare Bernard James

Jacob Elordi

Camicia  Dolce & Gabbana, orecchini e collana in alto Tiffany & Co., bracciali a destra e sinistra David Yurman, bracciale al centro Bulgari, anello al meduio proprio, anello all'anulare Bernard James

PRODUCTION CREDITS:
Foto Eli Russell Linnetz 
Styling: Mobolaji Dawodu
Hair:  Erol Karadag using Oribe 
Skin: Holly Silius for Tata Harper 
Set design: James Rene
Production: Studio Venice Beach

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