Volantini di protesta degli ambulanti: «Questa è la fine del mercato di Pordenone»
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foto da Quotidiani locali
Più che la rabbia, ormai, prevale la sfiducia, la preoccupazione per il futuro tra gli ambulanti del mercato. Perché c’è chi ha investito per rimanere a Pordenone, «ma è sufficiente che un imprenditore di fuori sia iscritto al registro imprese da più tempo e, pur non avendo lavorato un giorno qui, ti passa davanti». Tra le bancarelle, ieri, i volantini di protesta: «Annunciamo con tristezza la scomparsa di “Mercato di Pordenone”. Gli amici e i cittadini piangono per la decisione del Comune di cancellare il mercato cittadino lasciando senza lavoro 150 famiglie».
Gli operatori mostravano rassegnata amarezza. Arone Silvestri, uno dei più conosciuti e attivi di piazza XX Settembre, non ha neanche più voglia di parlare: «Non hanno voluto ascoltarci. L’errore è stato alla base, nell’insistere sul nuovo mercato, quando bastava seguire quello che ha fatto il Veneto. Se perdo il posteggio andrò a Oderzo». Anche Carlo, della Carlo frutta sas, da nove anni in città, è convinto di non farcela: «Il problema è l’iscrizione al Rec, che è recente. In più nella categoria frutta e verdura ci sono solo sei posti il mercoledì. Sarebbe bastato dare più punti per la presenza». Aladino Bortolan è tra i più arrabbiati: «Io ho investito tanto qui, ho quattro licenze tra la piazza e via Mazzini. Adesso verrà garantito un posteggio a testa, ma sugli altri non ci sono certezze. Ho una dipendente e una part time e vorrei inserire mio figlio, ma che futuro posso avere se queste sono le premesse? Sarebbe stato sufficiente ricollocare i colleghi che sono in viale Trieste».
Paolo Lassandro, titolare del banco di formaggi all’inizio di viale Cossetti ha fatto notare: «Io purtroppo ho “solo” 20 anni di anzianità. Questo capita quando le famiglie hanno più figli per cui non si tramanda una ditta individuale e si crea una nuova società. Il nuovo bando ha un orizzonte di 12 anni, ma che tipo di investimento programmi ? A tre anni dalla scadenza, se uno deve cambiare il camion – e per alcuni si parla di centinaia di migliaia di euro – come si comporta? Questo abbasserà la qualità del servizio». Stefano Cei, floricoltura Cei&Canzian è figlio d’arte. «Mio papà ha iniziato 43 anni fa – racconta –. Siamo tutti preoccupati perché non c’è stato ascolto, nè dalla parte politica nè da quella amministrativa. I ricorsi? Rischieremmo di perdere tempo e denaro. Faccio un esempio: io arrivo dalla provincia di Treviso, ma entro 70 chilometri da Pordenone. Questo aspetto però non viene recepito in sede di bando e perdo 3 punti. Cosa faccio, mi metto a fare ricorso? E così su tante altre cose. I teli bianchi: bene, ma chi ha appena investito per acquistare coperture nuove colorate? Perde dieci punti. Poi magari Pordenone chiede i teli bianchi e Conegliano li vuole verdi...».
Se lo chiede anche Denis Petozzi, dell’azienda agricola Gri Gabriella, al mercato dal 1985: «La sensazione è che si voglia standardizzare sempre più il mercato, perdendo le sue specificità, la varietà di forme e colori. Senza contare che il ritorno ai banchi divisi per merceologie, che non è imposto dalla Bolkestein, altrove è stato un fallimento. La nostra non è una resa, però siamo preoccupati. Dispiace che l’amministrazione che oggi non ci ascolta sia la stessa con cui abbiamo collaborato proficuamente per l’attuale assetto. Un assetto con cui il mercato di Pordenone ha visto crescere, unico in regione, il valore commerciale dopo il Covid».