A Treviso la mostra con i manifesti per gli amanti delle biciclette
TRIESTE. Da una corsa in bicicletta è nata la più grande collezione di manifesti pubblicitari di provenienza privata al mondo, la collezione Salce, che ha di recente trovato la sua sede definitiva nell’ex chiesa Santa Margherita di Treviso.
Si narra infatti che nel 1895 all’età di diciassette anni, Nando Salce stesse pedalando per le vie trevigiane, quando il suo sguardo venne attratto da una seducente figura femminile di un manifesto che stava per essere affisso. Fermatosi immediatamente, iniziò a contrattare con l’attacchino fino a ottenerne una copia: il primo pezzo della sua raccolta.
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Proprio alla bicicletta è dedicata la mostra al Museo Nazionale Collezione Salce di Santa Margherita “Ruota a ruota. Storie di biciclette, manifesti e campioni”, aperta fino al 30 ottobre.
Curata da Elisabetta Pasqualin, direttrice del Salce, da un’idea di Chiara Matteazzi e con la consulenza di Antonella Stelitano, l’esposizione costituisce l’occasione per riandare alla storia di questo fortunato mezzo di trasporto e a ciò che ha rappresentato per l’industria, lo sport, il turismo, il costume, l’emancipazione della donna.
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Nata per svago e divenuta da subito sinonimo di velocità e libertà, la bicicletta inizialmente è accessibile soltanto alle classi nobiliari ma nel corso di alcuni decenni da status symbol diviene un mezzo di massa che permette a uomini e donne di spostarsi in autonomia secondo i propri tempi e le proprie esigenze. A raccontare questa rivoluzione vengono proposti più di 100 affiches realizzati da Marcello Dudovich, Aldo Mazza, Emilio Malerba, Osvaldo Ballerio, Aleardo Villa, Alberto Martini, Plinio Codognato, Gino Boccasile, ovvero i maggiori protagonisti della storia dell’illustrazione e dell’arte italiana del secolo passato. E non mancano neppure noti illustratori e grafici stranieri come ad esempio lo statunitense William Bradley, lo svedese Brynolf Wennerberg, il francese Michel Libeaux.
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Suddivisi tra il piano terra del Museo e lo spazio della “terrazza”, tra quelli che raccontano l’evolversi della società e quelli relativi alla storia dello sport e dell’agonismo, i manifesti hanno una datazione che va dagli ultimi anni dell’800 agli anni Quaranta, primissimi Cinquanta, del ‘900. Gli esemplari più lontani nel tempo della collezione riflettono gli stilemi art nouveau o liberty dir si voglia, come nel caso del manifesto realizzato per Victor Bicycles da Bradley che reinterpreta i motivi dell’Arts and Crafts Movement nella preziosa cornice fitomorfa ad inquadrare tre figure femminili dai capelli rossi, vestite elegantemente, mentre pedalano sulle loro biciclette tra avvolgenti motivi floreali in armonia con le loro sinuose figure. Più leggere decorazioni floreali compaiono nell’affiche di Marcello Dudovich per il Convegno turistico Ciclismo e Automobilismo svoltosi nel maggio del 1899 nella città di Bologna, evocata sullo sfondo attraverso la sagoma delle sue due torri e della cupola del santuario di San Luca, verso le quali si dirige la coppia con lui e lei fianco a fianco, ovviamente in bicicletta. Quando poi le donne abbandonano i loro lunghi gonnelloni per indossare più pratici pantaloni, seppur ancora dalle ampie forme a sbuffo, capita di assistere a scene anche divertenti dove il genere femminile ha quasi sempre la meglio su quello maschile, surclassandolo senza alcuna difficoltà.
Ma l’immagine pubblicitaria più spiritosa è certamente quella di Mauzan per Atala in cui un fantino sprona la sua bici, con tanto di frustino, a saltare un ostacolo; la più singolare quella di Mazza per Dawis con uno scheletro che pedala verso l’aldilà; la più audace quella di Boccasile con la sella Prestigio cavalcata da una provocante “woman in red”. In mostra sono esposte anche 15 biciclette ‘vere e proprie’: dalla Bottecchia con cui Giovanni Pinarello nel ‘51 vinse la maglia nera del 34° Giro d’Italia, alla Pinarello Espada con cui Miguel Indurain ottenne il record dell’ora nel ‘94, all’ultimo Bolide del 2021, tutte della collezione Pinarello di Treviso.