Truffa delle criptovalute, cosa posso fare per riavere i miei soldi? Come recuperare i risparmi persi e quali sono le azioni legali possibili
foto da Quotidiani locali
Cosa posso fare per riavere i miei soldi? Se lo sono chiesti e continuano a farlo, in questi giorni, le migliaia di investitori finiti nelle sabbie mobili della New Financial Technology. Aspetto? Mando una raccomandata? Un’ingiunzione? Faccio denuncia alla guardia di finanza o alla polizia? Partecipo a una class action? Lo abbiamo chiesto ad alcuni professionisti del settore.
Niente class action
L’azione collettiva è uno dei primi pensieri quando il gruppo di presunti truffati è così numeroso. In questo caso, però, non è praticabile perché la sede legale dell’azienda coinvolta non si trova in Italia, bensì a Londra. La class action è stata introdotta in Italia nel 2010 ed è normata dall’articolo 140 bis del “Codice del consumo”, ed è definita come un’azione a «tutela dei diritti individuali omogenei e interessi collettivi dei consumatori e degli utenti», esercitabile «per l’accertamento della responsabilità e per la condanna al risarcimento del danno e alle restituzioni, derivanti da danni o inadempienze contrattuali».
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Ha il vantaggio che si può aderire singolarmente dopo che è stata promossa da un comitato o da un gruppo di persone, abbattendo le spese di tante azioni legali solitarie. Funziona mediante ricorso al tribunale ordinario che abbia sede nel capoluogo della regione in cui ha sede l’impresa: per questo, nel caso della NFT non è una via praticabile.
«La Nft è una società con sede all’estero, quindi non è possibile adire l’azione di classe così come prevista dal nostro ordinamento», ha sottolineato Giuseppe D’Orta, consulente finanziario con una lunga esperienza a difesa dei risparmiatori, «In questo caso, probabilmente ci sarà un processo penale e le vittime potranno costituirsi parte civile. Ma chi parla di class action lo fa a sproposito».
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Parte civile a processo
Niente class action, dunque: posizione condivisa da Massimiliano Dona, presidente di Unione nazionale consumatori. L’alternativa è quella di una denuncia penale a carico dei soggetti coinvolti e di una costituzione di parte civile poi, eventualmente, in caso di processo. Sempre che i soggetti in questione siano reperibili, altrimenti la faccenda si complica ulteriormente. Christian Visentin, denunciato dallo stesso socio Emanuele Giullini per presunti ammanchi, al momento pare sia a Dubai, dove la NFT ha (o aveva, perché secondo alcuni è stata smantellata un mese fa).
Arresto ed estradizione
In questo caso servirebbe un procedimento di estradizione, «che viene disposto nel momento in cui un soggetto deve essere trasferito da uno Stato all’altro al fine di essere sottoposto a un procedimento penale, nel caso della cosiddetta estradizione processuale, o al fine di eseguire in questo Stato una sentenza definitiva di condanna, con la cosiddetta estradizione esecutiva», spiega l’avvocato Vincenzo Ezio Esposito.
Con gli Emirati Arabi l’Italia ha sottoscritto un trattato nel 2018 che prevede l’estradizione in caso di condanna o di misura cautelare: per riportare un soggetto qui, dunque, servirebbe quantomeno un mandato d’arresto e poi una cattura da parte dell’Interpol. Mandato di arresto che può disporre anche il tribunale di Treviso, in caso, magari per il rischio di reiterazione del reato?
«Esattamente, sì», conferma l’avvocato Esposito.
Azione contro i broker
Scenari complessi. Fattibili, in concreto? «Noi stiamo lavorando a varie ipotesi, compresa quella di un’azione legale nei confronti dei broker, che si trovano qui – spiega l’avvocato Matteo Moschini del Movimento difesa del cittadino – anche ai broker infatti, così come ai tre soci della società, abbiamo preliminarmente inviato un’intimazione di pagamento».
Ci sono speranze? I soldi dove stanno?
«Lavoriamo anche su questo: abbiamo commissionato una consulenza a una società attiva nell’investigazione e nel monitoraggio delle criptovalute, anche su Dubai, per capire se i soldi sono lì o sono transitati da lì. E da lì partiamo». Follow the money, insomma, sperando che ormai non siano già troppo lontani, digitali o “convertiti” che siano