Venezia sotto i 50 mila residenti. «Noi, sposi novelli costretti a trasferirci»
La storia di Miriam e Mirko che dopo il loro sì sognavano di vivere nella loro città ma si sono dovuti spostare a Mestre: «Troppe difficoltà con casa e lavoro»
VENEZIA. Miriam Donega e Mirko Redaelli, sposi a fine maggio, le hanno provate tutte pur di restare a Venezia. Lui, 42 anni, originario di Milano ma da tre anni trapiantato in laguna. Lei, 34enne, venezianissima, tornata nella sua città dopo qualche anno di studio e lavoro a Milano.
Già prima del “sì” all’altare, avevano iniziato a pianificare la loro vita di giovane coppia sposata. Una coppia intenzionata a vivere a Venezia. Ma non è stato possibile.
Il lavoro, come prima cosa. Poi la casa: prezzi inaccessibili ma soprattutto incomparabili con la terraferma. Infine, la qualità della vita: una città a misura d’uomo, dove ancora ci si può incontrare per strada e scambiare due parole, e che però viene soffocata dal turismo.
E quindi insomma, la scelta di spostarsi a Mestre per quanto «dolorosa» alla fine si rivela quella «migliore». Nonostante tutto. Una scelta condivisa da tanti cittadini e famiglie, in alcuni casi convinte ma in molti altri costrette a spostarsi altrove. E che ha portato la città a un passo dalla soglia dei 50 mila abitanti.
Miriam, ci racconti la sua esperienza personale.
«Io sono nata e cresciuta a Venezia, a parte qualche anno da piccola a Marghera. Ho frequentato prima la scuola Sansovino, poi il liceo linguistico Tommaseo. Da lì ho deciso di intraprendere qualche esperienza all’estero. E infine a Milano, all’università europea del turismo».
Di cosa si occupa e come è andata, in questi anni, la ricerca del lavoro a Venezia?
«Mi occupo di servizio clienti, semplificando si può dire che lavoro nei call center. Una volta tornata a Venezia, dopo la mia esperienza a Milano, a Venezia ho trovato qualche lavoretto. E non ne faccio mistero: erano lavori in nero, legati al campo del turismo».
Ad esempio?
«Semplice, check-in per gli appartamenti presi in affitto dai turisti. Tanti, tantissimi giovani a Venezia arrotondano così, mettendosi a disposizione di qualche proprietario di casa e accompagnando i visitatori negli appartamenti».
E poi che è successo?
«A fine 2020 ho trovato lavoro a Marcon, nel mio campo di competenza. Qui in città, nonostante i tentativi, non ho trovato nulla. Per un anno e mezzo ho fatto su e giù tra Venezia e Marcon. Tra mille difficoltà, perdite di tempo, e anche soldi per i mezzi pubblici».
Poi la decisione insieme a Mirco di sposarvi.
«Iniziamo a decidere dove vivere. Lui per tre anni ha vissuto qui, a Venezia. Il suo settore è la logistica, ma nonostante i tentativi non ha trovato nulla. L’unica possibilità era Mirano».
Cambio di residenza inevitabile, quindi?
«Se avessimo trovato un posto auto a piazzale Roma o a Santa Marta, dove ci sono tanti posti vuoti ma mancano agevolazioni per i residenti, ci avremmo anche pensato di fare su e giù. Ma senza questa possibilità, l’unico posto dove tenere la macchina era troppo lontano. Insomma, troppe scomodità. Per non parlare della casa. Ne abbiamo trovata una a Carpenedo a costi che per Venezia erano improponibili».
Come si sente, dopo questa decisione?
«Abbiamo cercato in tutti i modi di restare a Venezia. Non c’è stato verso. Alla fine è stata la scelta migliore, anche se dolorosa. A Venezia c’è una vita unica, incontri le persone per strada. Nonostante stia diventando quasi insopportabile, per questa presenza asfissiante del turismo, è una città ancora unica».