Vaiolo delle scimmie: salgono a 11 i casi, in regione è arrivato il vaccino
Sessanta dosi consegnate dal Ministero. Riccardi: priorità ai sanitari e alle categorie più a rischio
UDINE. Sono 11 i casi accertati di vaiolo delle scimmie in Friuli Venezia Giulia. Dopo il paziente zero, un goriziano di 33 anni la cui infezione fu resa nota il 31 maggio scorso, il virus ha lentamente fatto breccia, ma la situazione sembra comunque sotto controllo.
A oggi i malati sono 7 nell’area di competenza dell’Asugi (Trieste e Gorizia), 3 nell’Asufc (Udine) e uno nell’Asfo (Pordenone), ma tre di questi sono domiciliati fuori regione. Nessuno di loro versa in gravi condizioni, anche se l’attenzione resta alta.
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E proprio per questo nel pomeriggio di venerdì 12 agosto sono arrivate le prime 60 dosi del vaccino. Le dosi rimarranno per ora centralizzate a Pordenone perché il farmaco deve essere conservato al freddo, a - 20 gradi. «In questa prima fase - ha affermato l’assessore regionale con delega alla Salute Riccardo Riccardi - le dosi disponibili sono state ripartire tra le regioni proporzionalmente al numero di casi segnalati. Le regioni con il più alto numero di casi riscontrati sono Lombardia, Lazio, Emilia Romagna e Veneto. La campagna vaccinale si concentra per adesso solo su categorie ad alto rischio individuate dalla circolare ministeriale (immunodepressi e soggetti con promiscuità sessuale) ma il virus potrebbe colpire anche soggetti non a rischio. I soggetti ad alto rischio e gli operatori sanitari che lavorano in laboratorio e manipolano il virus, verranno identificati dalle Aziende sanitarie. Qualche altro nuovo caso dovremo aspettarcelo, anche se speriamo che non se ne verifichino. Del resto il virus non si trasmette solo per contatto diretto tra persone, si può anche depositare da qualche parte. Non siamo comunque davanti a un virus come quello della pandemia Covid. Tra i malati nessuno ha sintomi gravi. La vaccinazione per i soggetti a rischio avverrà all’interno delle singole aziende sanitarie».
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Il virus del vaiolo delle scimmie era arrivato anche in Friuli Venezia Giulia alla fine dello scorso maggio. Un ceppo del Monkeypox era stato identificato in campioni di materiale biologico di un uomo di 33 anni della provincia di Gorizia.
Nei giorni precedenti il virus era stato individuato in Slovenia in un paziente maschio, di mezza età, rientrato da un viaggio alle isole Canarie con i sintomi della malattia e successiva conferma dell’Istituto nazionale di salute pubblica. Non a caso Pierlanfranco D’Agaro, direttore dell’Unità complessa Igiene e Sanità pubblica di Asugi, laboratorio di riferimento della regione sul coronavirus, aveva annunciato il via alle operazioni: «Ci stiamo procurando i reattivi per poter fare la diagnosi molecolare di infezioni da vaiolo delle scimmie».
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Il laboratorio aziendale, già attrezzato, aveva così identificato il caso in regione. «L’interessato ha avuto il sospetto dopo aver notato che delle vescicole si erano trasformate in pustole e poi in croste», aveva detto il medico. L’assessore Riccardi aveva aggiunto che i campioni delle lesioni, il tampone orofaringeo e il campione di sangue erano stati appunto inviati al laboratorio di virologia del dipartimento Igiene e sanità pubblica di Asugi, dove era stata riscontrata la positività per Orthopoxvirus.
Intanto in Italia i casi di vaiolo delle scimmie hanno raggiunto quota 644. L’incremento rispetto all’ultima rilevazione, che risale a pochi giorni fa, il 9 agosto, è di 45 casi, quelli collegati a viaggi all’estero sono ben 182. Lo indica l’ultimo bollettino del Ministero della Salute, reso noto ieri. Resta forte la predominanza maschile degli infetti: 634 uomini contro 10 donne. Le regioni con il maggior numero di infezioni restano la Lombardia (282), il Lazio (118), l’Emilia Romagna (65), il Veneto (44).