Castelfranco, individuata la banda dei bulli che colpiva in treno. Tre indagati

CASTELFRANCO. Circondato, minacciato, e derubato di tutti i soldi mentre torna da scuola in treno. La vittima è un 14enne di Castelfranco, che ha denunciato i suoi taglieggiatori. L’inchiesta ha portato ad individuare i tre presunti responsabili, destinatari della misura dell’obbligo di firma.

I fatti risalgono a febbraio e sebbene i tre siano indagati, al momento, solo per la rapina ai danni del 14enne, gli accertamenti stanno proseguendo perché altre aggressioni sarebbero attribuibili ai tre bulli. Tutti episodi avvenuti sulla stessa tratta ferroviaria, la Treviso-Castelfranco–Padova, e, a quanto si apprende, soprattutto nel tratto tra Albaredo e Castelfranco. A metà febbraio quello per cui ora rischiano di finire a processo.

I tre ragazzi, tutti italiani di seconda generazione, Y.L. 21enne di Montebelluna, H.B. 19enne di Brescia (difeso dall’avvocato Stefania Bertoldi), e M.B., 19enne di San Biagio, si sono diretti verso la coda del treno.

Arrivati nell’ultimo vagone hanno visto che all’interno era seduto un ragazzino da solo. Di qualche anno più piccolo - si scoprirà poi quattordicenne - era la vittima ideale per mettere in atto il loro piano.

Hanno richiamato la sua attenzione e gli si sono avvicinati, fino a stringerlo con violenza contro il finestrino del treno. Mentre due di loro agivano, l’altro riprendeva tutto con il cellulare.

Sono seguite minacce, a cui il ragazzino, visibilmente impaurito, ha risposto estraendo il portafoglio dalla giacca. Presi i 20 euro che si trovavano all’interno, i tre se si sono allontanati. Salvo, dopo pochi istanti ritornare sui loro passi.

«Dacci anche tutte le monete», gli hanno intimato. Il quattordicenne ancora spaventato non ha esitato e gli ha consegnato altri cinque euro.

Arrivati alla stazione di Castelfranco, quando il ragazzino stava per scendere dal treno, ancora altre minacce. I tre bulli si sono avvicinati nuovamente: gli hanno intimato di consegnargli pure il telefono. Questa volta il ragazzino si è opposto. In tutta risposta i tre gli hanno di non parlar di quello che era accaduto con nessuno, «oppure ti ammazziamo».

La vittima non ha subito denunciato i tre alla Polfer, ma arrivato a casa ne ha parlato con i genitori, che hanno immediatamente fatto partire la querela.

Solo a quel punto è emerso che nello stesso periodo si era verificato almeno un episodio identico, sulla stessa tratta ferroviaria, ai danni di una ragazzina, che era stata costretta a consegnare il denaro contenuto nel portafoglio. Le modalità con cui agivano erano quelle tipiche delle baby gang secondo gli inquirenti.

Le immagini delle telecamere di videosorveglianza avevano ripreso interamente la rapina di febbraio, portando in qualche giorno ad individuare i tre membri della gang.