Cresce l’allarme sfratti nella Venezia Giulia: sentenze in aumento da Trieste a Gorizia
TRIESTE Nel post Covid, con gli aumenti generalizzati e il caro bollette, aumentano le difficoltà economiche delle famiglie, soprattutto quelle più fragili e, come conseguenza, crescono sfratti e morosità.
Lo certificano i dati del ministero dell’Interno relativi al 2021, che ci collocano all’interno di un quadro meno grave che in altre zone del Paese, ma pur sempre complesso e destinato a peggiorare tra la fine dell’anno e il 2023, come stimano anche i sindacati degli inquilini e i vertici dell’Ater.
Passando in rassegna i dati emerge che i provvedimenti di sfratto emessi nel 2021 a Trieste sono stati 205, con un aumento del 6,7% rispetto al 2020; a Gorizia 96 (+17,7%) e a Pordenone 106 (+1,9%); solo in provincia di Udine si è registrato un calo, del 28,3%, con 182 casi. Nel complesso in Friuli Venezia Giulia si parla di 589 provvedimenti (-6,8%), con il capoluogo regionale che registra i numeri più importanti. Nella maggior parte dei casi, 487 in Fvg, ciò è avvenuto per morosità (167 a Trieste, 82 a Gorizia, 158 a Udine e 80 a Pordenone), mentre in 102 circostanze (delle quali 38 a Trieste, 14 a Gorizia, 24 a Udine e 26 a Pordenone) per fine locazione.
Il 2021, va ricordato, è stato un anno particolare, con lo sblocco degli sfratti scattato il primo luglio, dopo il congelamento deciso dal Governo durante la pandemia; quindi i numeri sono influenzati da questo bivio, con i provvedimenti fermi i primi sei mesi e ripartiti nella seconda metà dell’anno. Per questo motivo le percentuali relative agli sfratti eseguiti sono particolarmente alte: sono state concretizzate disposizioni congelate ed emesse molto tempo prima. A Trieste sono stati 49 (+96%), a Gorizia 17 (+466,6%), a Pordenone 43 (+65,3%) e a Udine 69 (+165,3%), per un totale Fvg pari a 178 (+122,5%).
Secondo i presidenti dell’Ater di Trieste e Gorizia, Riccardo Novacco e Fabio Russiani, «pur rappresentando situazioni delicatissime e difficili che vanno considerate una per una», i numeri sono contenuti rispetto ad altre realtà nazionali: «A Trieste abbiamo 15 mila alloggi - specifica ad esempio Novacco - quindi il fenomeno è limitato. Ciò non significa che il quadro non sia fosco, soprattutto perché, causa aumento dei costi dell’energia, andiamo verso un inverno difficile e un 2023 potenzialmente ancora peggiore. Le famiglie hanno sempre meno soldi e la morosità è aumentata in modo impressionante: siamo passati da 1.238.000 euro nel 2018 a 3.354.000 di oggi».
I sindacati degli inquilini lanciano l’allarme, con la segreteria nazionale dell’Unione inquilini che denuncia che «dopo il blocco della pandemia riprendono a volare le sentenze, le richieste di esecuzione e gli sgomberi forzati. Il Governo non ascolta la sofferenza del Paese. Senza risposte sarà un autunno di lotta». Walter De Cesaris, segretario nazionale Unione inquilini precisa che «a livello nazionale nel 2021 sono state 38.163 le nuove sentenze di sfratto, quasi il 20 per cento in più rispetto al 2020, di cui 32.083 per morosità, cioè circa l’85 per cento, e 33.208 richieste di esecuzione forzata, ossia +45,39%; 9.537 sfratti eseguiti con la forza pubblica, con un aumento dell’80,9 per cento. Di fatto, molto velocemente, dopo il blocco per pandemia, la situazione degli sfratti si riallinea ai numeri sconvolgenti del periodo precedente, in una condizione economica e sociale del Paese che, nel frattempo, è ulteriormente e pesantemente peggiorata».
Uno scenario simile a quello che delinea Renato Kneipp, segretario regionale e provinciale (per Trieste) del Sunia: «C’è necessità di un tavolo, che chiederemo per settembre in Prefettura, perché c’è il rischio che la situazione degeneri, con ripercussioni sociali davvero importanti. In questi primi mesi del 2022 solo nelle case Ater di Trieste sono già stati eseguiti 22 sfratti, ma la situazione tenderà a peggiorare. Penso in particolare all’aumento dei costi del gas, sui quali bisognerà intervenire in qualche modo per evitare ulteriori aggravi che i cittadini più fragili non possono sostenere. E poi c’è il solito vecchio problema irrisolto: ci sono troppi pochi alloggi».