Trieste, la storia di un anziano in attesa dello sfratto: «Ho speso tutto per problemi di salute. E adesso a 73 anni resterò senza un tetto»
TRIESTE «Sono rimasto senza soldi perché malato. Prima un tumore, poi un altro, poi il Covid con due emboli. Dal 2015 la mia vita è stata segnata dalla malattia: nel 2022 non ho potuto lavorare e non ho pagato l’affitto. Non c’è stato modo di trovare un compromesso con i proprietari: mi cacciano così, tramite gli avvocati, a 73 anni. Sono senza parole». Alessio, triestino, è nel suo piccolo appartamento in largo del Pestalozzi, accanto a Giorgio Vesnaver, coordinatore della Federazione del sociale Usb, e racconta la sua testimonianza, tra rabbia e dolore. Sa che a breve gli arriverà una raccomandata: quella che gli indicherà la data di arrivo dell’ufficiale giudiziario per lo sfratto.
Alessio, artigiano libero professionista, riferisce - e lo ribadisce pure il sindacalista - di aver ricevuto per ora «solo una telefonata dell’avvocato della proprietaria il 27 luglio, in cui mi avvisava che venti giorni prima, il 6 luglio, si era tenuta l’udienza per la convalida dello sfratto. Mi ha detto: “Il 10 agosto devi lasciare la casa”. Ho pensato che sarebbe venuto l’ufficiale giudiziario, così l’ho aspettato in casa, ma alla fine non è arrivato nessuno, l’avvocato me lo ha detto solo per fare pressione. Io me ne vado pure, anche perché da settembre tornerò a lavorare, almeno parzialmente, e incasserò di nuovo dei soldi per pagare un affitto, ma ho bisogno di almeno di un paio di mesi per trovare una sistemazione alternativa».
La storia di Alessio è uno dei tanti casi in cui, tra proprietà e inquilino, non si riesce a trovare un accordo: «Ne seguo tanti, sempre di più, soprattutto da quando i prezzi e le bollette sono schizzati alle stelle - racconta Vesnaver - e le persone più fragili non ce la fanno. In questo momento esiste a Trieste una grande emergenza casa. Quando arriverà l’ufficiale giudiziario Alessio gli mostrerà tutta la documentazione medica, che spiega la sua situazione, e chiederemo una breve proroga. Nel frattempo sia lui che io stiamo cercando un alloggio alternativo, ma servirà un po’ di tempo: trovare una casa dall’oggi al domani, con i prezzi attuali, è dura».
Alessio pagava 250 euro al mese per questo piccolo appartamento a San Giacomo, dove si è trasferito nel 2020 dopo la separazione dalla moglie. Ha una figlia di 23 anni, ma, spiega, «non le posso mica chiedere di mantenermi; lei fa la sua vita». Il suo cruccio è che «se me li fossi mangiati, i soldi, allora capirei, ma ho avuto un momento di difficoltà».
Racconta che nel 2015 è stato colpito da un tumore al viso, con problemi al setto nasale che hanno richiesto diversi interventi chirurgici, non ancora risolutivi. Poi nell’estate del 2021 ha scoperto un linfoma, che gli ha imposto uno stop sul lavoro, che ancora porta avanti per sua scelta. Poi, all’inizio del 2022, il Covid: «Pesante. Sono andata a Cattinara, mi hanno trovato due emboli, sono stato malissimo per mesi, a casa», racconta. Già all’inizio dell’anno, prima del contagio, aveva avuto delle discussioni con la proprietaria dell’appartamento perché «avevo fatto dei lavoretti di miglioria nell’alloggio per i quali chiedevo una compensazione con l’affitto», ma senza trovare un accordo. «Da lì la visita dell’avvocato, in gennaio, terminata con toni accesi, e poi i miei tentativi di contattare la legale e la proprietaria. Fino agli eventi di luglio. È vero, nel 2022 non sono riuscito a pagare l’affitto, ma solo perché non ho potuto lavorare. Avremmo potuto trovare un accordo, anche perché tornerò a lavorare in settembre, ma non mi è stato dato il tempo».
El. Col.