Nostalgia anni '60
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La febbre da revival ha colpito le hit canore di quest’estate 2022: da Fedez a Jovanotti, da Myss Keta a Madame, è un fiorire di ritornelli e strofe che inneggiano alla voglia di spensieratezza. Una reazione al vocabolario colorito del rap e della trap? Forse. Senza dubbio il desiderio di liberarsi da ansie e atmosfere cupe.
Una moneta da 50 lire e un robusto tasto di plastica da pigiare con un certo vigore: a questa estate a tinte rétro mancano soltanto i juke box, quelli illuminati da decine di piccole lampadine, piazzati in bella vista sulle terrazze dei bar affacciati sulla spiaggia.
Ecco, al netto dei «giradischi nell’armadio», rimpiazzati dallo streaming, gli anni Sessanta sono di nuovo tra noi. Lo dicono esplicitamente le canzoni-colonna sonora di queste settimane, in tutto e per tutto ispirate al sound di un altro tempo, quello del mondo analogico, in un tripudio di citazioni e outfit che attingono all’era della Dolce Vita e di Colazione da Tiffany. Proprio La Dolce Vita è il titolo del tormentone dell’anno, a cura di Fedez, Tananai e Mara Sattei, un tuffo nelle atmosfere e nel guardaroba vacanziero del bel tempo andato: Rimini, gli stabilimenti balneari, la Vespa, le spiagge affollate, le danze e i giochi sulla sabbia. A ricordarci che siamo nel 2022 è la presenza, nel videoclip più cliccato dell’estate, di Alessia Lanza: content creator e punto di riferimento della Generazione Z, quella che gli anni Sessanta li ha forse intravisti in qualche film e negli album fotografici sbiaditi di famiglia.
All’operazione «Back to 60’s» hanno contribuito anche i Maneskin, non con un singolo per l’estate, ma con un brano per la fascinosa colonna sonora di Elvis, il best seller di Baz Luhrmann dedicato alla vita del re del rock and roll. Una canzone tutt’altro che solare, ma intensissima, con riferimenti al famoso speech di Martin Luther King (I have a dream...) e che Presley volle incidere subito dopo l’assassinio, nel 1968 a Memphis, dell’uomo che sfidò la discriminazione razziale. Anche questi erano gli anni Sessanta.
Tornando alla febbre da revival di quella stagione rovente, impossibile non incappare nel mash up più divertente e stralunato degli ultimi mesi, ovvero Finimondo, l’incontro tra l’attitudine electro dance di Myss Keta e il refrain de Il Capello, una hit di Edoardo Vianello pubblicata nel 1961. A rendere ancora più surreale l’accostamento, il videoclip del brano girato in un dance club popolato da scintillanti creature della notte in trip da travestimento estremo. Funziona la macchina del tempo che riporta le lancette dell’orologio a sessant’anni fa. Così, si può ripescare l’hula hoop, come hanno fatto Carl Brave e Noemi, tra marimba chitarre e tanta allegria accompagnate da un videoclip da spiaggia in cui roteano a più non posso i mitici cerchi di plastica. Poi, ancora, Malika Ayane che nel brano Una ragazza rende omaggio alla leggerezza trascinante del Beat Italiano, una scena musicale popolata da centinaia di band e che aveva come punti di riferimento L’Equipe 84 e i Dik Dik della celeberrima Sognando la California.
Tanta voglia di passato, dosi minime di reggaeton e uscita dai radar della trap: è questa la fotografia dell’easy listening degli ultimi mesi. Come se, dopo la sbornia delle strofe sguaiate in rima e dei ritmi latini in salsa elettronica, fosse sbocciata una nuova voglia di spensieratezza, il desiderio di rifugiarsi nelle atmosfere di un tempo felice, dove si poteva immaginare il futuro senza ansie, pandemie o guerre. La verità è che gli anni Sessanta, per quanto riguarda il cinema, la musica e lo stile, non sono mai andati veramente in pensione: i Pink Floyd, James Bond ma anche Gino Paoli, Nico Fidenco, Little Tony e le commedie di Dino Risi. Per non parlare delle icone come Paul McCartney, che a 80 anni ha appena concluso un trionfale tour in Nord America, i Rolling Stones di Mick Jagger (79 anni) e Keith Richards (78) che collezionano sold out negli stadi con una serie di concerti che celebrano sessant’anni di attività live.
Detto questo, il miglior brano della neo ondata del passato è L’eccezione di Madame, che fa parte della colonna sonora della serie televisiva Amazon, Bang Bang Baby. Un piccolo gioiello che richiama sonorità antiche, quelle che in gran parte hanno ispirato gli interpreti italiani dei Sessanta. È l’eredità senza tempo della più importante etichetta discografica di sempre, la Motown Records di Detroit, che nel decennio 1961-1971 piazzò 150 canzoni nella top ten americana diffondendo uno stile di musica in tutto il mondo, basato sull’impatto emotivo del soul e del rhythm and blues e sulla cultura del 45 giri, d inteso come veicolo di un brano che deve sbancare nelle radio per accessibilità e qualità del suono.
In altre parole, l’idea della canzone che in tre minuti racchiude qualcosa di indimenticabile destinato a rimanere per sempre (vedi Papa Was A Rolling Stone dei The Temptations o What’s Going On di Marvin Gaye). Da decenni, il Motown sound è dappertutto ogni volta che si citano i Sixties, è qualcosa nell’aria, come canta Jovanotti nel suo pezzo forte di quest’estate, un singolo come quelli di una volta, che nel testo recita: «Senti quella canzone di tanti anni fa che sembra scritta ora. Non mi ricordo più neanche come fa, ma il testo dice qualcosa come “I Love You Baby”...».