Sabato 13 agosto è morto a 93 anni Piero Angela. Senza timore di smentita il più longevo, popolare e amato giornalista e divulgatore scientifico italiano. Un personaggio così trasversalmente apprezzato, come capita raramente, che la quantità di messaggi carichi di sincero affetto che hanno accompagnato la notizia della sua scomparsa è stata enorme e piena di ricordi personali, come verso qualcuno che si conosceva bene.
Parafrasando ciò che qualcuno ha scritto su Twitter “Se a 12 anni la sera dopo cena non rimanevi incollato allo schermo per guardare Superquark, il Pianeta dei Dinosauri o La Macchina Meravigliosa, oggi che persona sei?”.  Sul ruolo che Piero Angela ha avuto nel raccontare la storia, la natura, la scienza e, per riassumere il tutto in una parola sola, la cultura, a questo paese è stato giustamente scritto moltissimo.

Come molto è stato scritto su una personalità e una carriera senza dubbio fuori dal comune. Angela era nato a Torino nel 1928, figlio di un medico antifascista che salvò numerosi ebrei durante la persecuzione nazifascista, era un musicista jazz e nel dopoguerra si esibiva nei club col nome d’arte di Peter Angela, è stato inviato di guerra per la Rai e seguì dagli Stati Uniti il programma Apollo della NASA, e poi è stato tra i fondatori del CICAP, il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze.

Nel 1981 è andata in onda su Rai 1 la prima puntata di Quark, il suo programma più celebre che poi sarebbe diventato Il mondo di Quark e poi Superquark e che con piccole variazioni di formato è arrivato oggi alla ventinovesima edizione.
Tutti questi aspetti e queste esperienze sono state accomunate da qualcosa che chiunque ha sempre riconosciuto a Piero Angela: lo stile.
Lo stile di Piero Angela è un aspetto del successo del suo lavoro che forse non è meno importante rispetto ai contenuti che divulgava.
Non solo: caso forse unico, Piero Angela è stato in grado di affrontare 70 anni di carriera senza commettere mai, nemmeno una volta, una caduta di stile.

A questo punto è interessante capire di cosa è fatto il suddetto stile, e magari prendere qualche appunto. Piero Angela era agnostico, cosmpolita e ovviamente coltissimo. Eppure non si è mai laureato al Politecnico di Torino dove si era iscritto dopo il liceo (avrebbe comunque ricevuto 12 lauree honoris causa nel corso della vita). 

Essere un appassionato e un frequentatore di locali jazz negli anni ‘40 è probabilmente un altro aspetto che aiuta a costruirsi un proprio stile e l’abitudine all’improvvisazione è utile tanto nella musica quando nel gestire situazioni inaspettate con eleganza. In un suo libro riguardo al jazz e all’essere un pianista scrive: “Ricordo sempre quello che mi diceva la mia vecchia insegnante di pianoforte: per avere un buon tocco occorrono dita di acciaio in guanti di velluto... forse anche nella vita è così.” D’altro canto, della sua formazione dice che è stata “Un'educazione molto piemontese: molto rigida, con principi molto severi, tra cui quello di tenersi un passo indietro sempre, mai esibire”. Understatement sabaudo.

È un esercizio ozioso, ma questa doppia anima si può rintracciare anche nel modo in cui Piero Angela si vestiva. E perdersi alla ricerca di sue vecchie foto d’archivio è un passatempo estivo più che consigliabile.

Archivio: Addio a Piero Angela, il grande divulgatore scientifico è morto all'età di 93 anni.

/ ipa-agency.net

Da quando negli anni ’60 sembrava un personaggio perfetto appena uscito da una puntata di Mad Men, con un completo gessato dal taglio impeccabile (notare la lunghezza della manica della giacca, la proporzione del polsino della camicia e l’orologio) e una cravatta con pattern optical dal nodo stretto. Nonché la posa di uno che è a suo agio senza però risultare arrogante, posa che è divertente ritrovare nel corso dei decenni.

Archivio: Addio a Piero Angela, il grande divulgatore scientifico è morto all'età di 93 anni.

Fabio Nosotti / ipa-agency.net

C'è poi la questione del calzino bianco, che Angela ha sempre sfoggiato con un certo malcelato orgoglio, anche in epoche in cui non veniva più considerato accettabile dalle regole della moda (ma lui, giustamente e legittimamente, se ne fregava). Una passione che l’ha accompagnato a lungo, probabilmente a partire dagli anni ’70 quando la cosa era molto comune fino almeno a tutti gli anni ’90, quando il calzino bianco era diventato passé. Tornando poi invece anzi desiderabilissimo con jeans e mocassini nell’ultimo decennio grazie ad Alessandro Michele, ma questa è un’altra storia.
In questa foto degli anni ’80 completo spezzato, cravatta regimental, mocassino Oxford e calzino bianco in filo di Scozia. Perfetto.

Alberto Angela smiling next to Piero Angela

Mondadori Portfolio/Getty Images

Anni ’90, calzino bianco double trouble con il figlio Alberto. Piero eleganza classica ma senza mai scadere nell’ordinarietà parastatale della grisaglia, Alberto forse ancora in odore di anni ’80 con quelle Timberland che “chi le ama le tratta male” come da storico pay off pubblicitario d’epoca.

Piero Angela in the studio of Quark

Mondadori Portfolio/Getty Images

In questa foto del 1981, un periodo in cui i volumi degli abiti maschili si facevano più ampi e boxy, le spalle diventavano giganti e insieme  a quelle i nodi delle cravatte, Piero Angela non abbandona un fit slim con delle proporzioni che oggi risultano più affascinanti che mai, e che potrebbero far pensare a un Jarvis Cocker-prima-di-Jarvis Cocker. Una cosa curiosa che si nota scorrendo queste vecchie foto è che Angela, anche in fatto di outfit, non si è mai reso ridicolo. Una possibilità in cui tutti invece più o meno incorriamo, e anche giustamente, visto quanto cambia il gusto di decennio in decennio.

Premio Regia - arrivo ospiti vip

Simone Comi Arc / ipa-agency.net

Anche più di recente, non sono mancati momenti in cui la coolness sgorgava con nonchalance. In questa foto di pochi anni fa, ad attirare l'attenzione è ovviamente la coppola. O per meglio dire, il flat cap, nella versione tipica, non è certamente un caso, della upper class dell’età del jazz. Quando negli anni ’20 giovanotti americani o inglesi si dedicavano al gioco del golf o alla caccia come in un racconto di Francis Scott Fitzgerald. 

Archivio: Addio a Piero Angela, il grande divulgatore scientifico è morto all'età di 93 anni.

Camilla Morandi / ipa-agency.net

E per finire un grande classico, tra preppy e casual. Lo spezzato con jeans e mocassini senza calze. Intramontabile, sempre e comunque.
Su tutto, forse però la maggiore fonte di coolness era legata all’impressione che si divertisse molto mentre faceva quello che faceva.