Il Comune è virtuoso e viene penalizzato: meno soldi dallo Stato a Mantova
Taglio consistente: dai 9 milioni e rotti del 2019 si è passati agli 8,2 milioni di oggi. Il vice sindaco Buvoli: «Il calo dei trasferimenti è più pesante per i Comuni che hanno una capacità fiscale elevata
MANTOVA. Quest’anno il Comune riceverà dallo Stato, come trasferimenti, 8 milioni 260mila euro. Meno di quanto avuto durante gli anni della pandemia, 2020 e 2021, ma anche del normale 2019. Il taglio è consistente. Dai 9 milioni e rotti del 2019 si è passati agli 8,2 milioni di oggi. Peggio se si considerano i due anni del Covid; nel 2020 il Comune ricevette dallo Stato 14 milioni e 897mila euro mentre nel 2021 13 milioni e 928mila.
Nei trasferimenti sono compresi il fondo di solidarietà dovuto ad ogni Comune (a Mantova si è scesi dai 7 milioni 152mila euro del 2019 ai 6 milioni 658mila attuali), le compensazioni per il gettito Imu e Tasi dopo l’abolizione della tassa sulla prima casa, della Tasi per gli inquilini e su altre categorie di immobili, le indennità per sindaci e assessori (Mantova ha già ricevuto 181.680 euro) e altre compensazioni.
«Stiamo anche scontando la fine dell’emergenza terremoto – spiega il vicesindaco e assessore al bilancio Giovanni Buvoli – fino al 2020 avevamo dei soldi perché eravamo una città al centro del cratere del terremoto del 2012. Fino al 2020 eravamo esenti dai tagli previsti per gli altri Comuni che, adesso, colpiscono anche noi». Buvoli, però, osserva una particolarità: «Il calo dei trasferimenti è più pesante per i Comuni che hanno una capacità fiscale elevata. In pratica, Mantova è territorio che produce lavoro e reddito e in più è capace di farsi pagare le imposte. Però, con la cosiddetta perequazione fiscale, più sei ricco e meno lo Stato ti dà. Un meccanismo iniquo che nessun governo ha ritenuto di modificare. Se il nostro Comune è più efficiente nell’incassare le tasse comunali e il nostro territorio è ricco grazie anche all’azione del Comune, non vedo perché lo Stato debba penalizzarlo».
Buvoli cita come esempio Valdaro: «Lì, grazie a noi, sono sorti molti capannoni; l’Imu che pagano per la maggior parte va allo Stato. Perché, invece, non rimane a noi visto che siamo stati noi a determinare le condizioni per aumentare gli insediamenti?». E poi c’è un altro allarme: «Con i grossi problemi di spesa corrente che abbiamo lo Stato non dovrebbe ridurre i trasferimenti perché ci mette in difficoltà. A meno che non introduca un vero federalismo fiscale. Con il costo dell’energia che aumenta, così come i bisogni delle famiglie, ci troviamo con sempre meno risorse da destinare alla spesa corrente».