Padova, il racconto delle vittime della rapina in casa. «Ripetevano “soldi, soldi” e intanto ci picchiavano»
L’anziano: «Mia moglie era per terra. Ho guardato il bandito e gli ho detto “pensa se fosse tua mamma”»
PADOVA. «Non m’importa di quello che hanno preso, è poca roba. È che ci hanno ridotti male». Paolo Piotto ha un ematoma sulla tempia, proprio dove gli hanno puntato la pistola. E poi graffi, ecchimosi e una costola rotta, la sesta. «Mia moglie è messa anche peggio», dice. «È appena tornata dall’ospedale, l’hanno dimessa, ha il viso tumefatto, le hanno fatto due Tac».
Nel primo pomeriggio, mentre aspetta una Volante della polizia che lo riporterà in questura per formalizzare la denuncia, l’ex farmacista trova la forza di raccontare quei venti minuti di violenza feroce che non dimenticherà più.
«Io mi sono difeso, ci ho provato», racconta, «ma non sono stato bravo. È che c’era di mezzo mia moglie, se la sono presa con lei e per me era inaccettabile. Ma erano in quattro, mi sono saltati addosso per stringermi al collo. Quello che mi ha preso per primo l’ho visto arrivare, ma hanno subito iniziato a darmi pugni e mi hanno trascinato dentro casa».
AL BUIO
Si può immaginare la scena. Fuori piove, si è appena scatenato un temporale. Paolo Piotto sta chiudendo gli scuri delle finestre ed esce di casa, sua moglie Annita è sul divano. «Non c’erano luci accese e loro, quando sono entrati, hanno fatto tutto soltanto con la luce della tv», va avanti il racconto.
«Me ne sono trovato due addosso, avevano il viso coperto con un passamontagna. Mi sono girato e ho visto che mia moglie era già per terra e aveva uno di loro sopra che le metteva addosso delle coperte».
«Lei piangeva, disperata, io non potevo più muovermi anche perché uno mi puntava la pistola alla tempia, continuava a spingermi e cercava di chiudermi la bocca. Ho tentato di divincolarmi, ma mi ha dato ancora calci e spinte e mi ha rimesso la pistola alla tempia». Poi l’hanno legato ai polsi, con un filo di nylon.
COME UNA FURIA
I quattro contavano in un’azione fulminea, evidentemente. E si erano dati una regola: parlare il meno possibile. «Tra loro non si dicevano niente», ricorda Paolo Piotto, anche se qualche parola dev’essergli sfuggita.
Infatti l’ex farmacista si è fatto l’idea che fossero dell’Est Europa, per l’accento, per quel modo di parlare in italiano.
«Lo conosco, sono stato in quelle zone con la mia associazione. Anche se avevano il viso coperto non volevano essere visti, mi hanno quasi subito incappucciato e mia moglie era sotto una coperta», dice.
«Chiedevano soldi, soldi, continuavano a ripetere soldi. Ma noi siamo pensionati, soldi in casa non ne abbiamo, io ho cercato di dirglielo in ogni modo. La pensione finisce direttamente in banca, a casa non abbiamo contanti. E anche l’associazione non incassa niente».
L’associazione è la Aisco, Associazione italiana solidarietà cultura, che Piotto presiede e che ha sede legale proprio nell’abitazione dell’83enne. «Niente, sembrava che non sentissero. Uno mi premeva la pistola più forte alla tempia e continuava a insistere: soldi, soldi. Intanto devastavano la casa, stavano distruggendo tutto».
CACCIA AL TESORO
Mentre uno teneva la pistola puntata su di lui, un altro stava addosso alla moglie. Gli altri due, con modi spicci, cercavano qualcosa di prezioso da portare via. «Ci hanno sfilato le fedi», ricorda Paolo Piotto, «gli è venuto facile, ero legato, «e mia moglie non ha era più in grado di fare resistenza. Hanno preso gli ori, quel poco che c’era», racconta ancora l’ex farmacista.
«Collanine, braccialetti, le cose che mia moglie metteva tutti i giorni, niente di prezioso, semmai avevano un valore affettivo».
In tutto questo, i quattro non si sono resi conto – evidentemente non sapevano – che al piano di sopra c’era la signora che aiuta Paolo e Annita in casa. «Lei non ha sentito niente», va avanti Piotto. «Ed è stato meglio così, di sicuro».
«PENSA A TUA MAMMA»
Sembrava non dover finire più, l’azione violenta dei quattro. «E allora io, visto che loro non si fermavano, e che mia moglie era per terra in lacrime, gli ho detto: prova a immaginare se tua mamma fosse in queste condizioni. Cosa faresti?».
La frase deve aver mosso qualcosa nella coscienza del rapinatore con la pistola: «Ha abbassato l’arma e dato il tempo di muovermi, di liberarmi. Gli altri intanto stavano distruggendo la casa, se la sono presa perfino con il cane. Quando si è avvicinato hanno dato un calcio anche a lui».
Ma a quel punto la banda era già in ritirata. «Io poi sono andato su dalla signora», conclude Piotto, «loro sono spariti in un attimo».