Le imprese pavesi di fronte al caro energia: «Produrre costa fino al 20% in più»
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Riso Gallo: inevitabile l’impatto sui prezzi. Scotti: bollette quadruplicate, ora pesano per 1,2 milioni
PAVIA. Bollette energetiche con importi anche decuplicati, che fanno lievitare i costi di produzione del 15-20%. Con inevitabili ripercussioni sui prezzi di vendita o che fanno ipotizzare un fermo degli impianti. L’emergenza innescata dalla folle corsa del prezzo del metano (e di conseguenza delle forniture anche di elettricità) è ormai tema centrale da tempo, ma quale è nello specifico l’impatto sulle singole imprese?
I conti delle riserie
«L’anno scorso ci aspettavamo un raddoppio dei costi, ma ora stiamo assistendo a un decuplicamento – dice Riccardo Preve, consigliere delegato della Riso Gallo di Robbio, circa 140 dipendenti e 120 milioni di fatturato – vuol dire aggiungere uno zero a dei costi, che sono sempre nell’ordine di qualche milione di euro. È chiaro che questo aumento impressionante deve essere pagato da qualcuno perché nessuna azienda è in grado di sostenerlo: un conto è un rincaro del 20-30%, in quel caso provo ad assorbirlo, ma con il 1000% è inevitabile scaricarla in una certa misura sui prezzi. L’alternativa è che lo Stato intervenga pagando parte la bolletta, come in parte sta già facendo. Ma anche lo Stato può arrivare solo fino a un cero punto. Vedremo se la fiammata questi giorni si fermerà o proseguirà».
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Si parla, per l’inverno, di possibili razionamenti: «Spero di no, perché in fin dei conti alle persone bisogna dare da mangiare. Ottimizzare i consumi? Certo, sono cose che abbiamo sempre fatto e continuiamo a fare. L’alternativa sarebbe riuscire a fare a meno delle forniture esterne, ma mai del tutto e comunque non nell’immediato».
Tra elettricità e metano la bolletta energetica della Riso Scotti è passata, da luglio 2021 al mese scorso, da circa 300mila euro a 1,2 milioni. «Un quadruplicamento che porta a un aumento dei costi di produzione nell’ordine del 15-20% che non riusciremo ad assorbire del tutto – spiega Elisa Bacchio, responsabile acquisti – l’ultimo periodo è stato davvero pesante, perché è quello in cui in genere c’è un calo dei prezzi e invece sta accadendo l’esatto il contrario, con una crescita vertiginosa: a metà giugno eravamo a 90-85 al Mwh, in assestamento, ora a 274».
E per Riso Scotti, come per tutte le imprese che usano il gas essenzialmente per la produzione, non c’è differenza tra i vari mesi dell’anno (al contrario delle famiglie), visto che la parte riscaldamento influisce poco sulla bolletta. Tra l’altro nel caso della Scotti questo viene autoprodotto a partire dagli scarti del riso. «Il calore lo ricaviamo esclusivamente dalla combustione delle biomasse, cioè dalla lolla del riso, il che ci permette di risparmiare molta energia – dice Alessandro Irico, responsabile qualità – l’elettricità poi viene per circa l’80% dal nostro cogeneratore a gas, installato nel 2017, il resto viene acquistato dalla rete. La costante incertezza, addirittura da un giorno all’altro, sul prezzo del gas comporta un altro effetto molto grave per un’azienda come la nostra: l’impossibilità di programmare».
«Possibile stop produttivo»
Marco Vedani, direttore generale della Intals di Parona (200 dipendenti) che ricicla alluminio spiega: «Siamo grandi consumatori di gas, al momento scontiamo ancora contratti per cui il decuplicamento del prezzo non si è del tutto materializzato, ma siamo già a 5 o 6 volte rispetto all’anno corsoi. Un’azienda come la nostra che ha una marginalità molto ridotta ha poco spazio per assorbire questi rincari e quindi deve cercare per forza di trasferirli aumentando il prezzo dei prodotti, ma con grossi interrogativi sulla capacità del mercato di recepirli. Se questa capacità non ci fosse si dovrebbe valutare anche lo stop produttivo, sia pure come estrema ratio, a fronte del rischio di perdite economiche importanti». Per Vedani un intervento forte sul tema bolletta è necessario, «anche perché l’inflazione è in gran parte determinata dai rincari energetici. Si continua a ragionare sul possibile price cap a livello europeo, ma non si capisce ancora come si pensa di realizzarlo, anche perché ci sono nazioni come l’Olanda che è grande produttrice di gas. In altri Paesi il dibattito è più forte e il livello di preoccupazione più alto. Alternative al gas? Il gpl potrebbe essere una soluzione, non per noi però visti i grandi volumi di metano che consumiamo e gli aspetti tecnici legati a questo passaggio».