Nave dei coreani in rada, i lavoratori: «Triestini aiutateci a boiccotare l’imbarco dei motori Wärtsilä»
La chiamata rivolta alla gente comune e ai politici: «Vi vogliamo al nostro fianco. Evitiamo che qualche “crumiro” trasporti i motori sotto il cargo per portarli via»
TRIESTE «Tutta Trieste risponda immediatamente all’appello che verrà lanciato all’ora zero». Parole che suonano come un’ideale, pacifica chiamata alle armi a difesa del territorio e del suo futuro industriale quelle che Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm hanno scelto ieri per preannunciare in una lettera aperta alla città delle Rsu l’inizio del braccio di ferro decisivo nella vertenza Wärtsilä.
Una battaglia civile che avrà come fronte principale le banchine del canale navigabile, quelle su cui lavoratori e sindacati sono decisi a non far arrivare i 12 motori navali prodotti nello stabilimento di Bagnoli e già acquistati dalla sudcoreana Daewoo.
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Perché una volta trasferiti in banchina i propulsori dal valore di milioni di euro potrebbero essere caricati sul cargo Uhl Fusion grazie alle due gigantesche gru di cui dispone la nave noleggiata dalla multinazionale asiatica, che nel frattempo è arrivata nel golfo di Trieste e da ieri sera è ancorata in rada davanti a Barcola. L’«ora zero» scatterà nel momento in cui dovessero cominciare le operazioni per portare i motori dall’area di stoccaggio, dove si trovano attualmente, alle banchine. Al momento opportuno, scrivono i sindacati, «le lavoratrici e i lavoratori di Wärtsilä saranno davanti ai motori per evitare che qualche “crumiro” li voglia trasportare sotto la nave. Ma da soli non potranno risolvere tutto. Servirà che tutta Trieste risponda immediatamente».
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«Tutta quella Trieste – continuano – di semplici cittadine e cittadini che testimonia il proprio affetto visitando giornalmente il presidio di Fim-Fiom-Uilm davanti ai cancelli di Wärtsilä (portando anche cibo e bevande per i lavoratori, ieri, ad esempio, è stata la volta di gnocchi e birra). Ma anche quella Trieste “ufficiale”, delle istituzioni, della politica, degli interessi economici, della Chiesa che a parole è vicina e ora, se servirà, dovrà essere con i lavoratori e con il sindaco che ha promesso che sarà il primo a mettere la propria macchina davanti ai motori».
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Insomma, il concetto è chiaro: una richiesta di aiuto per boicottare l’imbarco dei preziosi motori. I lavoratori sono pronti a trasferire in pochi minuti il presidio dai cancelli dello stabilimento al tratto tra l’area di stoccaggio e le banchine, bloccando con una forma di resistenza passiva il trasferimento dei motori, che si effettua solo su gomma. Ma con un presidio di centinaia di persone, rimpinguato da un numero consistente di comuni cittadini, qualunque iniziativa finalizzata allo sgombero verrebbe frenata sul nascere.
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«Il sindaco Roberto Dipiazza ha già detto di volersi piazzare con la sua auto davanti ai motori – rimarca Fabio Kanidisek (Rsu Fim Cisl) –. Speriamo che anche il presidente della Regione Massimiliano Fedriga sia al nostro fianco. Chiederemo pure al vescovo Gianpaolo Crepaldi di venire a bloccare i motori assieme ai lavoratori. Ma soprattutto, ci aspettiamo che ci siano i cittadini triestini e siamo sicuri che non ci deluderanno. Siamo certi, inoltre, che i portuali aderiranno in pieno allo sciopero, e si rifiuteranno di spostare il carico». «Chiediamo un ultimo sforzo alla città: aiutarci partecipando al presidio e non mancando alla manifestazione in piazza del 3 settembre – afferma Andrea Dellapietra (Rsu Fiom) –. Appena la nave attraccherà in banchina, cosa che a mio avviso difficilmente avverrà prima di mercoledì, sposteremo il presidio. Martedì, inoltre, ci sarà l’incontro tra le rappresentanze sindacali e il prefetto, un’occasione di confronto che sarà fondamentale». «Qui non è in gioco solo il futuro di Wärtsilä – precisa Giacomo Viola (Rsu Uilm) –, la città deve capire che dobbiamo difendere tutto il comparto industriale triestino, perché senza posti di lavoro l’economia della città non potrà reggersi. Invitiamo i triestini a scendere in piazza il 3 settembre e se servirà a essere con noi per bloccare i motori».
Intanto ieri è cominciato lo sciopero a oltranza in segno di solidarietà, di tutte le maestranze delle imprese portuali per le operazioni (spostamento, imbarco e rizzaggio), connesse all’attività di Wärtsilä, proclamato da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Ugl mare. Si preannuncia un’adesione compatta, mentre, come sottolineano i sindacati, la vertenza legata alla chiusura della produzione di Wärtsilä nello stabilimento di Bagnoli con il licenziamento di 451 operai e la delocalizzazione in Finlandia sta giungendo a un momento critico. Il tentativo di portare via i 12 motori viene visto come un modo per provare a «forzare la situazione» prima della scadenza del 60esimo giorno previsto per la presentazione di un piano di mitigazione o di re-industrializzazione, con il Mise che ancora non ha riconvocato il tavolo di confronto a Roma. La scadenza del termine è fissata per il 14 settembre.
Per quella stessa data, inoltre, è stata fissata l’udienza per discutere l’esposto per condotta antisindacale da parte di Wärtsilä depositato al Tribunale di Trieste dai sindacati i quali sperano che il giudice possa bloccare la procedura, o comunque allungare i tempi.
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