Aumenti insostenibili per bar, alberghi e ristoranti: commercio messo in ginocchio dal caro bollette

foto da Quotidiani locali

UDINE. C’è una cosa che, in questo periodo, accomuna tutti gli operatori economici. Che si tratti di ristoratori, baristi, albergatori o pizzaioli, il caro bollette sta diventando un incubo che rischia di azzerare i margini di guadagno di una stagione estiva finalmente senza Covid, addensando nubi fosche sul futuro.

Ecco perché alcuni, decidendo di aderire all’iniziativa di Fipe-Confcommercio, reagiscono esponendo gli importi delle bollette sulle vetrine o sulle porte di ingresso dei locali.

Altri, legati a Confesercenti o a Confartigianato, le bollette preferiscono tenerle nei cassetti, manifestando però allo stesso modo rabbia e frustrazione. Tutti chiedono un intervento immediato della politica, perché il costo del gas e della luce, negli ultimi mesi, è letteralmente esploso.

[[ge:gnn:messaggeroveneto:7288688]]

In montagna

Gabriella Copetti gestisce, insieme alla famiglia, l’hotel Alle Alpi di Comeglians. «La situazione è preoccupante, ormai da qualche mese dobbiamo fare i conti con gli aumenti in bolletta. Il problema si aggraverà ulteriormente da settembre, quando dovremo riaccendere il riscaldamento. Se, come pare, ci saranno degli obblighi sulla temperatura da tenere nelle strutture – rimarca Copetti insieme alla figlia Hilary Molin – andremo incontro a critiche soprattuto dei clienti dell’Est-Europa, che pretendono molto caldo nelle stanze. O chiudiamo l’albergo o aumentiamo il prezzo delle camere».

Donato Amoroso, a Tarvisio, gestisce due hotel, l’Haberl e il Nevada, e un ristorante: «Le cose stanno diventando ingestibili a causa degli aumenti. In vista dell’inverno la vedo molto dura. C’è bisogno che qualcuno intervenga, perché altrimenti saremo costretti a far crescere i prezzi per l’utente finale. E non parlo di 2 o 3 euro, ma di 20 o 30 euro a notte, o di 5 o 6 euro a pietanza, per coprire i costi. Non devono costringerci ad arrivare a questo punto».

[[ge:gnn:messaggeroveneto:7595023]]

In città

Non se la passano meglio gli operatori di Udine. Rispetto al territorio montano, lo “spettro” del riscaldamento, è meno assillante, ma comunque le apprensioni non mancano. «La bolletta della luce è raddoppiata, e oggi mi chiedono di pagare 2.500 euro – racconta Antonella Fierro del Caffè Moderno di via Aquileia –. Così non si va avanti molto. Purtroppo è un cane che si morde la coda: se anche le famiglie sono alle prese con il caro bollette, alla lunga saranno costrette a tagliare il superfluo, e credo che il bar o la brioche saranno le prime cose. Mi attendo qualche soluzione dalla politica, che fino a oggi è stata impegnata solo a spartirsi un posto per le candidature».

Stessa situazione per Luca Lombardo del Caffè Al Portello di piazza San Giacomo, che si è visto recapitare una bolletta da 1.900 euro: «Sto cercando di risparmiare, utilizzando meno il climatizzatore e spegnendo alcune luci. Ma serve l’intervento delle istituzioni, perché in questo momento pensare di aumentare i prezzi al consumatore è controproducente».

[[ge:gnn:messaggeroveneto:7159736]]

Gino Palumbo, della pizzeria Campana d’Oro di piazza Primo Maggio, è da quattro mesi che aspetta la bolletta della luce: «La sollecito ogni giorno, a una società spagnola, ma senza risultato. Ho paura di ritrovarmi con una maxi-bolletta di quasi 20 mila euro».

Intanto Palumbo ha ricevuto la richiesta di pagamento per il consumo del gas, con l’importo che è raddoppiato nell’ultimo mese, passando da 400 a poco più di 800 euro. In un’altra pizzeria di Udine, alla Cantina Fredda, l’aumento della bolletta della luce si trova affissa sulla porta di ingresso: 1.480 euro nel 2021, 4.000 nel 2022: «Per far fronte alle spese siamo costretti ad attingere a risorse personali – assicura Gianfranco Fierro – e non lo si potrà fare all’infinito. Dopo due anni di Covid, che per noi sono stati più impegnativi rispetto ad altri vista la mancanza di posti all’aperto, questi aumenti non ci volevano».

[[ge:gnn:messaggeroveneto:6662415]]

Al mare

Se Udine piange, Lignano Sabbiadoro non ride. Alcuni operatori saranno costretti a chiudere prima la stagione, nonostante la buona presenza di turisti.

Matteo Battiston gestisce l’hotel delle Nazioni a Riviera: «A luglio l’importo è più che triplicato rispetto allo scorso anno: dai 3.600 euro del 2021 sono passato agli oltre 11 mila euro del 2022. Non si vede la luce in fondo al tunnel, e quando il flusso di turisti diminuirà, in tanti hanno già deciso di chiudere. Non è economico tenere aperto la struttura con poche camere. Anche perché i servizi continuiamo a pagarli. Un esempio su tutti è la lavanderia, i cui costi in più dobbiamo sobbarcarceli per intero noi operatori».

Parla di bollette triplicate anche Marco Andretta, che a Lignano porta avanti il camping Sabbiadoro e gli hotel Adria e Gloria: «I costi incredibili di luce e gas andranno ad erodere gli utili ottenuti durante la stagione. A questo punto tutto viene messo in discussione, anche l’opportunità di fare impresa oppure no».

Per Alberto Valentinis, dell’hotel Suite Erica, «il peggio potrebbe arrivare con la bolletta di agosto. Visto che non possiamo ritoccare i prezzi, confidiamo in una manovra efficace da parte del governo».

Per Luigi Sutto, dell’Art hotel Principe, «il caro bollette sta azzoppando la ripresa post Covid, e la soluzione va trovata andando all’origine di questa speculazione».